Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

4 riace mi piacedi Lorenzo Baldo
Una marcia per la pace, la giustizia e la solidarietà che unisce Riace alla città di San Francesco

“Mentre noi italiani ‘anziani e responsabili’ stiamo in silenzio davanti alla follia degli armamenti, delle guerre, del razzismo e della distruzione del Pianeta. Almeno voi giovani italiani avrete il coraggio di urlare e di gridare?”. In tv scorrono le immagini della marcia Perugia-Assisi e nella mente torna il grido di padre Alex Zanotelli. Sono migliaia i giovani che percorrono a piedi i 24 km tra Perugia e Assisi: la loro presenza è un grido. Assieme a loro uomini, donne, intere famiglie, di ogni estrazione sociale. Gridano l’urgenza di invertire la rotta per salvare il mondo: stop alle guerre, alla vendita di armi, alle ingiustizie sociali, al razzismo, alla devastazione dell’ecosistema. Prima che sia troppo tardi. Prima che l’imbarbarimento di questa civiltà raggiunga un punto di non ritorno. Sono passate solo 24 ore dalla manifestazione in sostegno del sindaco di Riace Mimmo Lucano, ma è come se un filo invisibile unisse questi due eventi. All’apertura della marcia Flavio Lotti, tra gli organizzatori, anima della manifestazione, propone Domenico Lucano premio Nobel per la pace. Pace. Da cercare in un mondo attraversato da guerre nel nome del dio denaro. Ma è una pace da cercare tra le pieghe di una società sempre più disillusa e assuefatta alle mistificazioni di chi dovrebbe garantire l’ordine pubblico e che invece preferisce soffiare sul vento della paura e del razzismo, arrivando a tenere in ostaggio su una nave 137 migranti. E se a un ministro dell’Interno come Salvini - il cui partito ha di fatto sottratto 49 milioni di euro alla collettività, per poi impegnarsi a restituirli in comode rate per 80 anni - è consentito continuare ad instillare il seme dell’odio razziale a reti unificate, significa che questa società sta calpestando la memoria di tutte le vittime dei regimi fascisti che hanno insanguinato la nostra storia. E’ evidente che le leggi vanno rispettate, ma in un momento buio come questo, dove una legge profondamente ingiusta come la Bossi-Fini – che nessun schieramento politico finora si è impegnato ad abolire – arriva a provocare la morte di poveri disgraziati fuggiti dall’orrore, di cosa stiamo parlando? Brucia ancora il ricordo di Becky Moses, una ragazza nigeriana di 26 anni che per un periodo aveva vissuto a Riace. Dopo essersi vista rifiutare la richiesta di asilo politico aveva dovuto lasciare il paese dove aveva una casa e stava imparando un mestiere. Becky aveva fatto ricorso contro il parere negativo della commissione territoriale, ma per “legge” era stata costretta a lasciare Riace e i progetti in cui era integrata. Sola, espulsa dalla comunità che l’aveva accolta, aveva cercato aiuto da alcuni connazionali che vivevano nella tendopoli di San Ferdinando, per poi morire lo scorso gennaio nell’incendio di quella baraccopoli di Rosarno. “Chiunque salva una vita salva il mondo intero”, recita un passaggio del Talmud. Quella stessa frase è stata posta sulla lapide davanti alla ex fabbrica di Oskar Schindler la cui storia è stata magistralmente narrata nel film di Steven Spielberg “Schindler’s list”. Qui non si tratta di fare paragoni che per alcuni potrebbero risultare impropri, si tratta solamente di restare umani. Se ancora siamo in tempo. “È un reato l’umana solidarietà?”, si è chiesto Don Luigi Ciotti, ed è questa la domanda che dobbiamo fare nostra. Prima che la deriva sociale ci travolga. Prima che l’indifferenza si impadronisca delle nostre vite rendendoci complici. Prima di smettere di “osare la fraternità”, così come ha ricordato Flavio Lotti.

5 arcobaleno manifestanti

“Il grido dei poveri è il grido della Terra asservita – aveva detto pochi giorni fa Don Ciotti –. Ecco allora che la costruzione di società più giuste, capaci di abolire le guerre e le violenze, di affermare la dignità, il lavoro, i diritti di tutti, comincia da una diversa etica dello stare insieme e dello stare al mondo, Casa che non vuole padroni e sfruttatori, ma fratelli solidali e figli riconoscenti”.
La necessità di schierarsi, di prendere posizione, di sostenere i giusti diventa sempre più un obbligo morale. Che ci ricorda l’essenza stessa della vita, al di là del fatto di definirci credenti o meno. Essere credibili: è questa la priorità, ognuno nel proprio ambito, pretendendo giustizia, pace, lavoro e diritti per tutti. Pretendendo che la politica faccia la sua parte per porre rimedio: all’obbrobrio di leggi inique, alla vendita di armi e alla complicità nelle guerre, in sostanza all’ipoteca sul futuro delle nuove generazioni. “Chi non si ribella al dolore umano non è innocente”, diceva trent’anni fa il giornalista ucciso dalla mafia Pippo Fava. E chi non si ribella a tutte le ingiustizie – figlie di quelle leggi che le hanno consentite – lo è ancora meno. “Chi vuole la pace non si ferma a un passo dalla meta”, ha ricordato dalla piazza San Francesco Flavio Lotti con in mano una lampada dove bruciava una piccola fiammella. “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza!”, alla vigilia del 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è questo il grido all’unisono di venticinquemila persone giunte alla Rocca di Assisi a conclusione della marcia.
L’utopia di un mondo di pace e giustizia passa anche attraverso la resilienza di ognuno di noi. Secondo i manuali di psicologia, la resilienza è un concetto che indica la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità. Un concetto che – esteso ad una intera collettività che non si vuole arrendere allo scempio a cui sta assistendo – impone di continuare a lottare per un mondo di pace. Un’utopia? Forse. Ma assai più concreta delle falsità che intenzionalmente ci vengono propinate per mettere una razza contro l’altra, quando invece ce n’è una sola: quella umana.

Info: perlapace.it

Foto © Ansa

ARTICOLI CORRELATI

Abbiate il coraggio di restare soli - di Domenico Lucano

Il sindaco di Riace e la legge dell’umanità

Restiamo umani

Our Voice alla Perugia-Assisi per la Marcia della Pace

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos