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dascola nico c imagoeconomicadi Francesca Panfili

Affiorano inquietanti novità sul caso Amedeo Matacena e sulla latitanza dell'ex parlamentare a Dubai dopo la condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. A farle emergere è il faccendiere Francesco Pazienza, ex agente dei servizi segreti, un nome che ritroviamo in molte pagine buie della storia italiana dalla strage di Bologna al crac del Banco Ambrosiano. Pazienza è stato più volte interrogato dalla Dia che, assieme al Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, sta indagando sugli uomini che avrebbero garantito la latitanza di Matacena. L’ex agente dei servizi ha dichiarato che l’ex presidente della Commissione Giustizia del Senato Nico D’Ascola (in foto), avrebbe favorito la latitanza di Matacena. Sarebbe stato proprio l’ex senatore ed ex avvocato di Matacena e Scajola ad aver esercitato pressioni per ritardare la ratifica del trattato di estradizione fra Italia ed Emirati Arabi Uniti. Queste dichiarazioni sarebbero state apprese da Pazienza da un noto avvocato italiano a Dubai ed ora sono state acquisite al processo contro l'ex ministro dell'Interno Claudio Scajola - imputato di avere favorito la latitanza di Matacena - in vista dell'interrogatorio di Pazienza in dibattimento.
L’ex 007 Pazienza parla dei retroscena e delle pressioni che riguardano il trattato di estradizione. Retroscena che gli sono stati rivelati da una sua conoscente, l’avvocato Stefania Franchini, una dei pochi che perora cause anche nelle corti islamiche. Fu lei stessa che, secondo Pazienza, avrebbe preparato il trattato di estradizione. Il nome della Franchini lo ritroviamo nell’indagine della Dia in cui si parla di lei come dell’unica italiana in contatto con uno dei più grandi studi legali internazionali degli Emirati ed appare anche nella denuncia fatta dall’ambasciatore italiano negli Emirati Starace contro Paolo Costantini, ex capo Aise.
Nelle sue rivelazioni a Pazienza, la Franchini ha dichiarato che chi ha spinto a non ratificare l’estradizione è stato un avvocato di Reggio Calabria, già senatore ed ex presidente della Commissione della giustizia, Nico D’Ascola. In passato D’Ascola era stato anche uno degli avvocati di Matacena e Scajola. Entrato in Parlamento con il PDL, passò poi nel partito di Alfano e lo scorso 4 marzo tentò la rielezione con il Pd ma non riuscì nel suo intento. Fu colui che relazionò il ddl anticorruzione.
Sulla vicenda, l'avvocato D'Ascola è intervenuto con una nota: "Tutto quanto viene riferito su questa vicenda è falso. Direi che lo è anche 'quantitativamente' perché non vi è un solo grammo di verità in tutto ciò che è stato riportato".
Oggi riprende il processo nell’aula bunker di Reggio Calabria e si parlerà anche delle pressioni di alto livello relative alla latitanza di Matacena e della sua condanna per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nel frattempo il trattato di estradizione di Matacena siglato nel 2015 con gli Emirati, è stato ratificato alla Camera lo scorso 7 agosto, dopo vari ritardi legati ad una direttiva europea. Ancora oggi però Matacena, come altri italiani latitanti all’estero che hanno deciso di evitare condanne e processi rifugiandosi al sole di Dubai, dorme ancora sonni tranquilli. Il Senato non ha ancora messo in calendario la discussione del caso.
Tutti questi elementi, secondo la Dia, si inserirebbero in quella sorta di “Stato parallelo” in cui un sistema di potere congiunto fatto di mafie, imprenditori di Stato e non, politica nazionale ed internazionale, faccendieri, uomini legati ai servizi e massoneria, operano nell’ombra ed hanno sede stabile nei salotti romani di cui Francesco Pazienza sembra conoscere molti intrecci e retroscena. Uno dei personaggi chiave di questo “Stato parallelo” sarebbe Pino Pizza, unico depositario del simbolo Dc, sottosegretario all’Istruzione nel governo Berlusconi ed habitué dei salotti romani. Negli anni ottanta Pazienza ha raccontato agli investigatori di averlo incontrato a casa di un importante boss calabrese e di essere stato a New York insieme a lui al funerale del capo della mafia americana Joe Gambino. Agli investigatori Pazienza ha dichiarato di conoscere accordi e affari discussi a casa di Pino Pizza, inclusa tutta la vicenda relativa alla latitanza di Amedeo Matacena.

Foto © Imagoeconomica

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