di Aaron Pettinari
Il Procuratore Capo di Catanzaro è intervenuto alla Festa del Fatto
“Un tempo era il mafioso ad andare a casa del politico a chiedere assunzioni o favori. Oggi è il politico che va a casa del boss a chiedere pacchetti di voti. In alcuni paesi della Calabria il candidato si fa vedere al fianco del boss in piazza, ed è sufficiente per essere eletto sindaco”. E’ questa la fotografia che il Procuratore Capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha fatto intervenendo al Convegno “Mafia e (o è) politica” alla Festa de Il Fatto Quotidiano. Intervistato da Gianni Barbacetto e Maddalena Oliva il magistrato ha toccato vari punti a cominciare dalla “rivoluzione” che ha messo in atto proprio alla Procura di Catanzaro dove in questi mesi di lavoro è stato completamente rivitalizzato un intero ufficio. “Il vento è cambiato” - ha raccontato Gratteri - "Siamo partiti dal fattore psicologico, ricostruendo l’ufficio dall’interno. E riaccendendo l’orgoglio e l’entusiasmo per il lavoro. Arrestiamo dieci persone a settimana per mafia. E stiamo creando le condizioni giuste per rompere la cappa della ’ndrangheta”. Altro segnale della rivoluzione è il flusso di cittadini che si recano in Procura proprio per raccontare e denunciare. “Non è vero che i calabresi sono omertosi - ha detto in proposito il Procuratore - è che non hanno nessuno nelle istituzioni di cui fidarsi”.
Tornando a parlare del rapporto mafia-politica il magistrato ha aggiunto che questo “è sempre più stretto perché la ’ndrangheta sta sul territorio, la politica no”. Oltre a ricordare la forza della criminalità organizzata calabrese, sicuramente la più ricca grazie al controllo del traffico di droga in Europa che di fatto muove un giro di affari da 50 miliardi l’anno, Gratteri ha sottolineato che “a differenza di altre mafie - come la camorra, che ha una spropositata rappresentazione mediatica - la ’ndrangheta ha regole serie che fa rispettare, con un inflessibile tribunale interno, ed è fatta da persone serie, che selezionano la loro classe dirigente con metodi ben più rigorosi di quelli della politica”.
Successivamente è stato affrontato il tema della Riforma della Giustizia partendo proprio da quel programma che lo stesso Gratteri, alla guida di una Commissione specifica, aveva stilato nel 2015. Una relazione di 266 pagine che argomentavano ben 130 articoli depositata all'Ufficio legislativo di Palazzo Chigi e consegnata all’ex sottosegretario Delrio. “Non è il quarto segreto di Fatima, è pubblico - ha ribadito - qualunque forza politica può presentarlo in Parlamento. Quel lavoro è in mano all’ufficio legislativo, basterebbe procedere”. Ancora una volta ha poi ribadito di preferire il lavoro in magistratura che un eventuale ingresso in politica ed infine ha concluso anche parlando del tema immigrazione: “Non abbiamo un’emergenza immigrazione. Le nostre emergenze sono altre. Certo la ’ndrangheta ha capito che lì ci sono i soldi, e come ha dimostrato la nostra inchiesta sul centro Cara di Capo Rizzuto, prova a intrufolarsi. Ma io sono per una risposta europea al problema”.
Foto © Imagoeconomica
ARTICOLI CORRELATI
Gratteri: ''I miliardi del narcotraffico possono alterare una democrazia''
Riforma della giustizia, ecco il piano di Gratteri