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di Giorgio Bongiovanni
Nei giorni scorsi il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pubblici Danilo Toninelli sono saliti a bordo dell’Airbus di Stato (anche meglio noto come "Air Force Renzi") all’arrivo nell’hangar di Fiumicino. Un velivolo, appunto, che era stato fortemente voluto dal precedente governo Renzi, istituendo un leasing per i voli di Stato, anche se non è mai stato usato dall'allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Oggi il contratto con Airbus per gli A340-500 per i voli di Stato non è più in essere e in un video viene mostrato agli italiani l'interno dell'aereo da 300 posti. Di Maio e Toninelli snocciolano quelli che sono stati i costi di acquisto, mantenimento e parcheggio del velivolo. "Quello che si vede è quello conosciuto come ‘Air Force Renzi’ - dice il vicepremier - E’ costato 150 milioni di euro. Ma ciò che fa inca***re è che non è mai stato utilizzato. Questo è un aereo comprato con i nostri soldi, soldi con cui potevano essere comprati 600 scuolabus o 3 treni per pendolari”. Di Maio poi aggiunge che oltre ai costi per il noleggio sarebbero stati stanziati "anche 20 milioni di euro per costruire all’interno una camera da letto con bagno, per stare comodo”. Dopo il vicepremier è Toninelli a spiegare quelli che erano i vincoli del contratto precedente: "Al tempo dell’acquisto questo mezzo costava 25 milioni di euro, la prima rata pagata dal governo italiano per il leasing aveva lo stesso costo, ce ne sarebbero state altre 96 per 8 anni”. Ciò significa che dalla conclusione del contratto con Alitalia, il governo ricaverà 108 milioni di euro che Di Maio promette, e si spera che la promessa sia mantenuta, di investire per gli italiani. Alla luce dell'evidenza dell'ennesimo spreco perpetrato da quello che fu "il governo Renzi" c'è da chiedersi cosa aspettino quei deputati e senatori del Pd onesti, ammesso ancora che ce ne siano, a ribellarsi, manifestando, protestando, magari anche tirando uova marce in faccia al senatore Renzi, che da leader del Governo ha fallito in tutto, portando l'Italia nuovamente alla rovina, assieme alla sua "banda" di stupidi e pericolosi sodali. Tra caso Consip, Banca Etruria ed affini non mancano le inchieste aperte nei confronti di parenti o fedelissimi. E chissà che la magistratura, scavando più affondo, non cerchi e, soprattutto, trovi anche eventuali presunti reati da lui commessi. Intanto restano le macerie della sua opera di Governo. E di questo qualcuno dovrà pagare il conto.

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