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ambrosoli giorgiodi Aaron Pettinari
“… Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto. (…) Abbiano coscienza dei lori doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il Paese, si chiami Italia o si chiami Europa”. E' questo uno dei passaggi più significativi della lettera-testamento, datata 25 Febbraio 1975, che l’avvocato Giorgio Ambrosoli, scrisse alla moglie Annalori, e che lei un giorno scoprì tra le sue carte. Un testo in cui emerge l'estrema consapevolezza dei rischi che correva con il suo lavoro di commissario unico liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona, oberata di debiti.

Quattro anni dopo aver scritto quella lettera, la notte tra l’11 e il 12 Luglio 1979, Giorgio Ambrosoli, venne ucciso sotto il portone di casa da un sicario ingaggiato proprio dal banchiere siciliano, come venne accertato, mentre la moglie, con i tre figli, si trovava in vacanza. Ricordare oggi l'"Eroe borghese", così come Corrado Stajano lo definisce nel suo libro è un vero e proprio dovere morale per tutto quello che l'avvocato ha rappresentato con il suo agire. Lui, uomo delle istituzioni con un altissimo senso dello Stato, capace di far prevalere l’interesse generale a quello del singolo e del privato, con una fortissima etica ad un rispetto della Costituzione oggi sempre più raro.
Lui aveva scoperto gli intrecci tra i pezzi più marci delle Istituzioni e quelli della politica, della Chiesa e delle banche. Il sette volte Presidente del Consiglio Giulio Andreotti con inaudita impudenza, intervistato da Gianni Minoli per "La Storia siamo noi", disse: "Era uno che se l’andava a cercare”.
E sempre rispondendo alle domande del giornalista non mancò di usare espressioni positive per Sindona ("Io cercavo di vedere con obiettività. Non sono mai stato sindoniano, ma non ho mai creduto che fosse il diavolo in persona. Il fatto che si occupasse di finanza sul piano internazionale dimostrava una competenza che gli dava in mano una carta che altri non avevano. Se non c' erano motivi di ostilità, non si poteva che parlarne bene").
Quelle dichiarazioni indignarono tutta la famiglia Ambrosoli e non solo.
A trentanove anni di distanza, ieri, un gruppo di milanesi dopo la bella ricostruzione teatrale della "Macrò Maudit Studio" che ha portato in scena lo spettacolo "La forza di un no", ha voluto ricordare con le fiaccole l'esempio di un vero uomo delle Istituzioni ma prima ancora di un padre che ha saputo mostrare il significato della parola "Responsabilità", lontano da compromessi ed interessi individuali. Per unirci nel ricordo riproponiamo anche la lettera integrale che scrisse a sua moglie.


La lettera di Giorgio Ambrosoli alla moglie

Anna carissima,

è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. (Banca Privata Italiana ndr) atto che ovviamente non soddisfarà molti e che è costato una bella fatica.

Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente di ogni colore e risma non tranquillizza affatto. È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese.

Ricordi i giorni dell’Umi (Unione Monarchica Italiana ndr) , le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant’anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l’incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato – ne ho la piena coscienza – solo nell’interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo.

I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto […] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa.

Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell’altro […]

Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi.

Hai degli amici, Franco Marcellino, Giorgio Balzaretti, Ferdinando Tesi, Francesco Rosica, che ti potranno aiutare: sul piano economico non sarà facile. ma – a parte l’assicurazione vita – […]

Giorgio

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