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di Aaron Pettinari
Dovrà scontare l’ergastolo per l’omicidio di Graziella Campagna


Giustizia è fatta. Il Tribunale di Sorveglianza di Firenze ha revocato la liberazione condizionale concessa nel 2015 a Giovanni Sutera per cui nel 2015 era stato rimesso in libertà. Un fatto, di cui si era appreso lo scorso marzo quando il boss era stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta su un presunto traffico internazionale di stupefacenti, che aveva letteralmente lasciato basiti i familiari di Graziella Campagna, la giovane di 17 anni uccisa dalla mafia nel dicembre 1985. Sutera, infatti, era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della ragazza ed era anche stato condannato a 25 anni per l’omicidio del gioielliere fiorentino Vittorio Grassi. L'udienza per la revoca della liberazione condizionale si è tenuta lo scorso 19 aprile dopo che la procura aveva trasmesso ai giudici gli atti che avevano riportato Sutera in carcere per droga (detenzione poi confermata anche dal Riesame).
“E’ una vergogna per l’Italia”aveva commentato il fratello di Graziella,Piero Campagna alla notizia della liberazione del killer. Il legale della famiglia, Fabio Repici, aveva presentato un’istanza alla Procura generale per la revoca della liberazione condizionale. Istanza che venne clamorosamente rigettata dalla stessa Procura generale con delle valutazioni paradossali. Secondo il Pg Francesco Pappalardo non vi erano i “presupposti per procedere” dato che il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di tre anni prima non poteva essere contestato nel merito. Ma anche perché per la procura generale la revoca del provvedimento richiede che il reato commesso una volta in libertà “sia stato accertato con sentenza irrevocabile”.
Ora, però, il Tribunale di Sorveglianza è intervenuto per ristabilire giustizia a chi ha dovuto attendere 24 anni per una sentenza di condanna nei confronti di Gerlandi Alberti jr e Giovanni Sutera, responsabili di quel delitto.   
E proprio Piero Campagna, raggiunto da La Repubblica, ha commentato la nuova decisione: “Abbiamo sempre creduto nella giustizia qualora Sutera volesse iniziare a collaborare e dire i nomi di chi è rimasto fuori dalla rete e dei mandanti dell'omicidio, noi famiglia saremo favorevoli alla sua liberazione. Ma deve dare un contributo allo Stato".

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