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di Miriam Cuccu - Video e Foto
Catania: “La Città Invisibile” omaggia Anna Galatolo, Anna Vinci e Josephine Pace

Dalla passione politica di Tina Anselmi raccontata da Anna Vinci, all'“abbagliante quanto silente esempio di vita” di Anna Galatolo, moglie del pm Nino Di Matteo, ai meriti sociali e artistici di Josephine Pace. È a queste tre donne che la fondazione catanese “La città invisibile” ha voluto premiare in occasione dell’8 marzo. Un modo per rendere onore a quelle donne che, con il loro impegno etico e culturale, diventano fari di speranza per le nuove generazioni che le hanno ascoltate in occasione della consegna dei riconoscimenti realizzati dall’artista Marinella Milazzo.
Nell’aula magna dell’Università di Catania rivivono così le parole della partigiana e prima donna a diventare ministro: “Eravamo pronti a morire battendoci con il nemico” per “la pace e la libertà” recita una ragazza rievocando gli anni vissuti da Tina Anselmi sotto la dittatura fascista. L’orchestra dei giovani intitolata a “Falcone e Borsellino” omaggia questo coraggioso esempio di vita con l’esecuzione di “Bella Ciao”, mentre studenti e studentesse dialogano con Anna Vinci, giornalista e scrittrice che della Anselmi ha raccolto le memorie in “Storia di una passione politica” (Sperling&Kupfer). La Vinci, che riceve il premio “I ragazzi della città invisibile”, tratteggia al giovane pubblico una Tina “ribelle”, con “una sua autorevolezza” ma anche “una grande immersione nella realtà”. “Mi diceva – racconta l’autrice – che se guardi altrove diventi indifferente” ma quando “superi quel guado” ecco che “non puoi sottrarti alla volontà di partecipare. E tutto diventa un’assunzione di responsabilità”, che ha sempre contraddistinto la vita di Tina, prima staffetta della Resistenza, poi donna impegnata nella lotta sindacale e nella politica: è a lei, infatti, che si deve la legge sulle pari opportunità.



Tina, prosegue Anna Vinci, “non accettava l'illegalità, era convinta che fosse alla base anche di un deterioramento economico”. In sala Giorgio Bongiovanni, direttore di AntimafiaDuemila, chiede quanto lei sapesse dei rapporti tra mafia, massoneria deviata e politica. “Una volta – risponde la Vinci – Tina mi disse che se fosse stato necessario avrebbe ripreso il fucile. È simbolico, ma testimonia come capisse la gravità di quanto stava accadendo”. Nel 1981 la Anselmi diventa presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla P2: “Lei è l’esempio – rimarca ancora la biografa, evidenziando quanto la Anselmi sia stata ostacolata nella sua carriera politica – che opporsi fino in fondo è una delle cose più difficili” ma “dato che oggi siamo qui, credo proprio che ne valga la pena”. Per Tina Anselmi, che fu anche insegnante elementare, era vitale prendere parte a momenti di dialogo con le giovani generazioni. Ed è ancora a loro, e in particolare alle ragazze presenti, che si rivolge Anna Vinci: “Pensate di poter fare qualsiasi cosa vogliate, non fatevi fregare i vostri sogni: ho visto troppe donne suddite di un pensiero maschile. Dobbiamo avere la forza di capire il nostro valore”. A ricordare i pericoli della “solitudine delle donne, ancora nel 2018, e vissuta da Tina Anselmi già negli anni ‘70” è Anna Galatolo, presentata da Alfia Milazzo come simbolo di quelle “personalità che si spendono senza grandi clamori” ma con “grandissimo sacrificio”. Da 22 anni, infatti, Di Matteo e la moglie vivono costantemente sotto scorta: “Rinunciare alla propria libertà per gli altri non è naturale, ma questione d’affetto e d’amore” spiega Anna Galatolo, che ricorda la “solitudine sofferta in passato” colmata però dal calore “delle telefonate della gente comune: è questa – rimarca mentre scorge in sala chi, nei momenti più difficili, le è stata vicino – la cosa più importante”.Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto a Catania, sottolinea come “il sostegno sia importante” per chi “porta importanti pesi sulle spalle”. Il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, che ha evidenziato l'importanza di questo riconoscimento, consegna ad Anna Galatolo il premio “Madri della Costituzione” per essere, con la sua “coraggiosa resilienza”, “un dono moltiplicatore di doni per chi lotta ogni giorno, per chi spera e non vuole smettere di sperare” in “un’Italia fondata sui principi della nostra Costituzione”.


A Josephine Pace, poetessa ed imprenditrice siciliana, va invece il premio europeo “Bianca di Navarra”, per aver saputo trasformare la produzione della plastica dell’azienda di famiglia in un’impresa di prodotti ecocompatibili e biodegradabili. “L’azienda – spiega la Pace – è nata con mio padre con l’idea di preservare le risorse idriche e distribuirle senza sprechi, con materiali per l'epoca innovativi”. Un progetto che si è poi esteso alla “riduzione dell'impatto di agenti inquinanti”. “Quando ti rendi conto il territorio ti guarda come esempio virtuoso – riflette ancora l’imprenditrice – sono momenti che ripagano”.
Durante l’evento anche la consegna delle chiavi de “La Città invisibile” a Di Matteo, che ha lanciato un appello ai più giovani: “Dovete pensare che la lotta contro la mafia, la corruzione ed ogni tipo di violenza è una lotta di libertà e democrazia. La nostra terra, la Sicilia, ha rappresentato il massimo del male” ma anche “il massimo del bene” grazie a “tante persone e tanti giovani”. “Appassionatevi – rimarca ancora il magistrato – nel nostro Paese siamo arrivati a questo punto per rassegnazione, per aver pensato ma non cambierà niente. Ma vale sempre la pena combattere per una battaglia, anche se non sarà vinta. Lo Stato deve fare il suo dovere ma ci vuole una rivoluzione dal basso per combattere la mafia e la mentalità mafiosa. Oggi – conclude – abbiamo respirato una bellissima aria, che è anche quella della passione politica di Tina Anselmi”. A fargli eco è una giovane dell’orchestra “Falcone e Borsellino”: “Ci sentiamo in dovere di difendere i valori per cui ha lottato”. Un ideale passaggio di testimone tra la partigiana convinta che “per cambiare il mondo bisogna esserci” e le donne del futuro che, con la loro forza di volontà, potranno plasmarlo.

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