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di AMDuemila
“C’è un sistema che non tollera che si arrivi alla verità”

“C’è un vero e proprio ‘Sistema’, ancora molto forte nel nostro Paese, che non tollera che si arrivi alla verità”. Non usa mezzi termini il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, per commentare il silenzio istituzionale e dei media presente attorno al processo trattativa Stato-mafia. Intervistato da Enrico Fierro per “Il Fatto Quotidiano” il primo cittadino si è detto convinto che quello in corso a Palermo, giunto alla requisitoria, è “un processo che gli italiani non devono conoscere perché affronta il cuore delle responsabilità all’interno dello Stato”.
Ma cos’è il Sistema? “È quello che per la prima volta all’inizio degli anni Ottanta, fu ricostruito con l’inchiesta sulla loggia P2 di Licio Gelli. Certo, le forme, le modalità, i metodi, sono diversi, ma l’obiettivo è lo stesso: il Potere. Un sistema che muove le fila con deviazioni all’interno dello Stato, una santa alleanza tra pezzi delle istituzioni, della grande finanza e della criminalità organizzata. Si tratta di ‘convergenze parallele’ che abbiamo visto nelle pagine più drammatiche della stagione terroristica in Italia”.
Secondo De Magistris vi sarebbero dei personaggi sempre pronti ad “ostacolare il corso della giustizia” e addirittura alcuni dei soggetti chiamati in causa nel processo trattativa intervennero nelle sue inchieste quando era magistrato in Calabria. “Il team Mancino-Napolitano è stato certamente all’opera nella vicenda delle mie inchieste - ha detto il primo cittadino napoletano - massacrate successivamente dalle istituzioni. Il pm Di Matteo parla di omertà istituzionale. La vicenda delle intercettazioni distrutte è un modo chiaro per impedire che il Paese conosca tutta la verità”.
Il modus operandi del “Sistema” è sempre lo stesso e si muove per paura. L’ultimo esempio citato è quello dell’inchiesta Consip con gli attacchi ai magistrati che l’hanno condotta.
“Dopo le stragi la mafia è entrata nel cuore dello Stato - ha aggiunto De Magistris - ne ha preso le sembianze diventando un’altra cosa, e la Trattativa ha svolto un ruolo essenziale. (…) Nino Di Matteo è stato bersaglio di una poderosa opera di delegittimazione. Perché sul rapporto mafia-Stato non si deve indagare. Sono molto preoccupato del fatto che non si parli a sufficienza della capacità di penetrazione della ’ndrangheta nella politica. Tutto viene delegato al lavoro di singoli magistrati. Manca l’azione corale delle istituzioni. È calata l’attenzione generale”.
Il sindaco di Napoli ha evidenziato una sorta di “stanchezza” da parte dello Stato con la “questione morale” non è sentita dalle istituzioni. Diversamente accade tra i cittadini, i movimenti e le istituzioni vicine ai territori. Infine ha lanciato un allarme in vista della già iniziata campagna elettorale dove di fatto non si parla di mafia: “Non se ne parla per colpevole distrazione e per mancanza di conoscenza del fenomeno. Anche chi si presenta come forza di cambiamento si ferma agli slogan. La verità è che le mafie sono penetrate nel midollo dello Stato, per combatterle devi avere una volontà ferrea, e soprattutto non devi essere ricattabile”.

Foto © Mario Laporta/Afp/Getty Images

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