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La figlia del boss intervistata a “Le Iene Show”

Ci risiamo. Dopo Giuseppe Salvatore Riina è Maria Concetta, una delle figlie del Capo dei capi morto lo scorso 17 novembre, a parlare in un’intervista a “Le Iene Show” che andrà in onda questa sera su Italia 1. Dalle anticipazioni rese pubbliche da siti ed agenzie è evidente che il let motive è sempre lo stesso, con il ritratto di un “padre modello” da cui non è possibile prendere le distanze e che può essere giudicato solo dal Signore. "Io non posso prendere le distanze da mio padre - dice la figlia del boss corleonese - perché mio padre ai miei occhi era un'altra persona, non era il mostro che vedete voi, che vede l'Italia intera. È stato un buon padre. E poi penso che ci sono delle cose che in cuor mio non sono state commesse". "Il problema - aggiunge - è che nel momento in cui lo dico vengo attaccata, perché mio padre ha fatto comodo a tante persone si è accollato tante cose che altrimenti avrebbero dovuto accollarsi altri. Era un parafulmine". Non è la prima volta che Maria Concetta parla del padre. Lo aveva fatto nel 2009 in un’intervista ad Attilio Bolzoni e i concetti erano più o meno gli stessi così come l’uso della definizione di “parafulmine”.
Non è una parola come tante. Il padre la utilizzava spesso anche nei processi. E’ accaduto anche nel 2011, quando al processo per la strage del Rapido 904, pur non rispondendo alle domande del giudice perché “io sono una persona seria e quindi non parlo”, spiegò solo di sentirsi come “un parafulmine su cui ricadono tutte le disgrazie”.  
La figlia del boss poi racconta i 20 anni trascorsi con il padre durante la latitanza: "Noi eravamo con mio padre, stavamo insieme. In giro per l'Italia sempre, di continuo, non ci fermavamo mai. Non andavamo a scuola, era mia madre a farci da insegnante, perché giravamo sempre. Ma nonostante tutto facevamo una vita normale, andavamo a fare la spesa. Anche lui usciva normalmente, senza trucchi, senza maschere. Ti sembrerà allucinante eppure è così".
Come il fratello racconta dettagli del giorno dell’attentato a Giovanni Falcone: “Quando ci fu la strage di Capaci l'abbiamo saputo dal Tg, eravamo tutti sul divano. Mio padre era normale, non era né preoccupato né felice, e non è vero, come hanno detto, che ha brindato con lo champagne". Alla domanda se Bernardo Provenzano venisse o meno a casa risponde: "No, non lo conosco io in televisione l'ho visto. Forse all'epoca con mio padre quando erano ragazzini a Corleone si conoscevano, penso, perché erano vicini di casa. Però io a casa nostra non l'ho mai visto".
Parla anche del giorno dell’arresto del padre: “Noi non c'eravamo. L'abbiamo visto in tv. Abbiamo raccolto le nostre cose, chiamato un taxi e siamo andati, mia madre e i miei fratelli, a Corleone".
Oggi Maria Concetta non giudica l’operato di suo padre (“Non lo so se era uno stinco di santo, non lo devo giudicare io, sarà il Signore a giudicarlo, l'ha già giudicato del resto, è morto il 17 novembre. Se non era uno stinco di santo sarà all'Inferno, se lo era starà in Paradiso. Non lo so dove sarà”) ma non può far finta che nulla sia accaduto.
Non può ignorare la sofferenza delle madri e di quei figli delle vittime della mafia che a causa della furia omicida del padre hanno perso un proprio caro.
Restano aperte le molteplici domande che Salvatore Riina, da buon capomafia, non ha mai voluto rispondere a cominciare da quelle sugli uomini dal volto coperto che hanno contribuito e voluto le stragi che hanno insanguinato il Paese. Ma se su questo argomento la figlia di Riina può anche non sapere nulla magari potrebbe fornire qualche indicazione su altre questioni. Dove è finito, ad esempio, il resto del patrimonio del padre? In quale forziere è custodito e sotto quali nomi? E quali sono le proprietà riconducibili alla sua famiglia che ancora non sono state individuate?
Finché non si darà una risposta a questi interrogativi per la famiglia Riina non potrà mai esserci un vero riscatto.

Guarda la puntata de "Le Iene": iene.mediaset.it

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