In prima serata l’ex premier tesse l’elogio di Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa
di Aaron Pettinari
“Senza quest’uomo Forza Italia non esisterebbe”. Così Silvio Berlusconi, indicando Marcello Dell’Utri, si esprimeva in uno dei primi congressi di Forza Italia. Ad oltre vent’anni di distanza il Cavaliere è tornato a tessere l’elogio dell’amico e cofondatore del partito. Lo ha fatto ieri sera, su Rai Uno, in prima serata. Il palcoscenico, stavolta, lo ha prestato la trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. “Dell’Utri è il bibliofilo numero uno in Italia ed è in carcere in seguito a un processo politico. Questa storia me la ricordo al mattino al pomeriggio alla notte” ha dichiarato l’ex premier mentre Fazio annuiva. Quel silenzio assenso pesa come un macigno. Il pensiero di Berlusconi era noto e anche nel suo discorso a #IdeeItalia – la voce del Paese, l’evento organizzato per tre giorni da Mariastella Gelmini e Paolo Romani a Milano, aveva tessuto l’elogio dell’ex senatore (“È un prigioniero politico. È una delle persone più trasparenti, colte e al servizio del Paese che io conosca”). Ciò che lascia esterrefatti, anche se non stupiti viste le scelte operate dal conduttore in occasione delle commemorazioni per la strage di Capaci lo scorso maggio (bassissimo profilo e nessun accenno, escluse le parole di Rita e Fiammetta Borsellino, alle mancate verità sugli attentati in cui morirono Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e gli agenti delle scorte), è l’assenza delle vere domande. In questi tempi si parla molto di fake news, urlando all’indecenza e alla diffamazione, ma quasi nessuno si scandalizza quando a scomparire sono i fatti. Marcello Dell’Utri non è “in carcere in seguito a un processo politico”. L’ex senatore è stato condannato in via definitiva a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nelle motivazioni della sentenza è sancito che per dicioto anni, dal '74 al '92, Marcello Dell'Utri è stato il garante dell’accordo tra l’allora semplice imprenditore Berlusconi e la mafia per proteggere interessi economici e i suoi familiari e “la sistematicità nell'erogazione delle cospicue somme di denaro da Marcello Dell'Utri a Cinà (Gaetano Cinà, il medico mafioso, ndr) sono indicative della ferma volontà di Berlusconi di dare attuazione all'accordo al di là dei mutamenti degli assetti di vertice di Cosa nostra”. La Cassazione ha poi ribadito come ci sia stata una “decisività dell’opera di Dell’Utri nel dare vita all’accordo fonte di reciproci vantaggi dei contraenti”. Inoltre l'ex senatore di Forza Italia ha “consapevolmente e volontariamente fornito un contributo causale determinante che senza il suo apporto non si sarebbe verificato, alla conservazione del sodalizio mafioso e alla realizzazione, almeno parziale del suo programma criminoso, volto alla sistematica acquisizione di proventi economici ai fini della sua stessa operatività, del suo rafforzamento e della sua espansione”. Niente di tutto questo è stato ricordato da Fabio Fazio nel corso della trasmissione.
Nessuna domanda è stata posta sui processi, sulle condanne e sulle prescrizioni. Ovvio che nulla è stato chiesto sull’inchiesta per le stragi di mafia del 1993, aperta a Firenze e che vede indagato l’ex Presidente del Consiglio assieme a Dell’Utri. Assenti i quesiti sui conflitti di interessi, sull’incandidabilità, o sul Patto del Nazareno. Berlusconi, tornato alla ribalta, ha potuto parlare di quella che sarà la sua campagna elettorale. Si è detto forte del suo 38%, ha dichiarato convinto (ma non troppo) che non saranno necessari accordi (nuovi) con il Pd per governare e ha lanciato la sua mission: allontanare la nuova minaccia rappresentata, non più dal comunismo, ma dal Movimento Cinque Stelle. Ed ha fatto effetto sentire l’uomo di Arcore parlare di piani, come l’abbattimento delle tasse, per ridurre l’evasione fiscale, specie se si considera che è stato riconosciuto colpevole, nel 2013, di frode fiscale nel processo Mediaset.
E’ vero, “Che tempo che fa” ha già ospitato altri candidati premier e rappresentanti politici che hanno potuto esporre parte dei propri programmi, ma come si può dare spazio senza alcun tipo di contraddittorio a un soggetto, plurindagato e incandidabile, aspettando il verdetto della Corte di Strasburgo, fino al novembre 2019? E’ accettabile che ciò avvenga nella tv pubblica che dovrebbe essere al servizio dei cittadini?
Ci sono aspetti che dovrebbero essere considerati e che vanno oltre la politica o, quantomeno, si dovrebbe avere la decenza di non far sparire i fatti. E a pensarci bene ha ragione Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione familiari vittime della strage di via dei Georgofili, che su Facebook ha commentato: “I ‘prigionieri politici’ sono coloro che non rispettano le leggi dello Stato. Quali vittime di mafia dovremmo tutti trovare il modo di chiedere di non pagare più il canone Rai”.
Foto © Ansa
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