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“Ci saranno tante persone che gioiranno del fatto che Riina, morendo, non potrà più parlare e con la sua morte scompare un’altra cassaforte dopo quella vera scomparsa dopo la sua cattura”. Con queste parole Salvatore Borsellino, questa mattina intervenuto all’Itc di San Lazzaro di Savena per un incontro con gli studenti, ha commentato la morte del boss corleonese, Salvatore Riina. Tra le condanne che il capmafia stava scontando anche quella all’ergastolo per la strage di via d’Amelio.
Parlando ai ragazzi Borsellino ha detto: “Se è altamente improbabile che un criminale della caratura di Riina potesse mai parlare è altrimenti tanto più improbabile se non impossibile che ci possa essere mai un pentito di Stato. E purtroppo di questo ci sarebbe bisogno per sapere la verità su quella scellerata trattativa che io ritengo abbia, se non altro, accelerato la morte di mio fratello. Oggi sarà più difficile arrivare alla verità”.
“Mi hanno chiesto se era giusto tenerlo al 41 bis - ha aggiunto Borsellino riferendosi al regime di carcere duro cui il boss era sottoposto -. Ma Riina aveva 26 ergastoli, tutti di tipo ostativo cioé che non prevedono riduzioni di pena. Di fronte a questo che cosa significa? Sovvertiamo la legge? La condanna è tale se c'è la certezza della pena. Ma se non c'è la certezza della pena e qualcuno pensa che anche un assassino come Totò Riina possa essere messo fuori allora la certezza non esiste più. E senza questa certezza le leggi non vengono rispettate. Tutti i capi mafia che l’hanno preceduto hanno finito i loro giorni in carcere, compreso Bernardo Provenzano, che era in condizioni fisiche ben più gravi. E’ giusto che anche Riina sia rimasto in carcere e sia stato curato lì, come tutti gli esseri umani. Anche se mi ripugna usare il termine ‘essere umano’ riferito ad una bestia sanguinaria, quale era Riina”.
Se la morte di Totò Riina renderà più difficile l’accertamento della verità sulle stragi di mafia, per il fratello minore del giudice Paolo Borsellino, Salvatore, "l'altro grande ostacolo alla verità - ha detto a San Lazzaro nel bolognese - è stata la distruzione delle intercettazioni di Napolitano perché, forse, se fossero state rese pubbliche, avremmo potuto avere le idee più chiare su quegli indicibili accordi di cui scrisse il suo consigliere politico D’Ambrosio prima che un 'provvidenziale' infarto lo portasse via”.
Infine a chi ha chiesto se fosse possibile perdonare anche una figura come Riina ha risposto: “Posso perdonare mio figlio se fa una cazzata. Mi ci incazzo e poi lo perdono. Ma un assassino, un criminale: che cosa significa perdonare? C'è una legge”.

Foto © Amedeo Cadeddu

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