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zucchetto calogero redL'intervento del questore Cortese
di Aaron Pettinari

“Zucchetto con il suo carattere aperto e gioviale era stato in grado di stabilire rapporti confidenziali con gestori di locali pubblici, proprietari di negozi, prostitute, e con gli stessi pregiudicati, e ciò, nella risoluzione di varie indagini, si era rivelato di grande aiuto”. Così i giudici del maxi processo a Cosa nostra hanno scritto nell’ordinanza di rinvio a giudizio che ha istruito il maxi processo a Cosa nostra. Basterebbero queste parole per descrivere il valore di Calogero “Lillo” Zucchetto, un poliziotto d’altri tempi, “uno dei migliori quando si trattava di dare la caccia ai latitanti mafiosi”. Quando la sera del 14 novembre 1982 fu ucciso all’uscita del bar “Collica”, in via Notarbartolo, Cassarà e Montana compresero più degli altri il significato vero di quell’eliminazione, avvenuta appena settantadue giorni dopo l'eliminazione del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, della moglie e dell'agente di scorta.



Fu ucciso con cinque colpi di pistola alla testa, un omicidio sul quale una prima verità giudiziaria è arrivata solo nel 2001. Grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia è emerso che nell’agguato parteciparono tre killer: Giuseppe Lucchese, Mario Prestifilippo e Pino Greco "scarpuzzedda".
Quei tre volti Zucchetto li conosceva. Erano cresciuti nello stesso quartiere di Ciaculli.
Inoltre si erano incontrati con l’agente pochi giorni prima, in maniera del tutto casuale.
Il giovane poliziotto era in Vespa con Ninni Cassarà, il capo della Mobile che sarà ucciso tre anni dopo. Un incontro che aveva molto preoccupato quel servitore dello Stato. «Mi hanno riconosciuto», aveva detto ai colleghi.
Aveva dato un contributo prezioso a numerose indagini a cominciare dal famoso “rapporto dei 162” con cui si ricostruiva la mappa di Cosa nostra falcidiata dalla guerra di mafia. In quel rapporto, depositato in Procura il 13 luglio 1982, erano inseriti i nomi di Michele Greco, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Raffaele Ganci, Giuseppe Calò, Antonino Geraci, Salvatore Montalto e Salvatore Buscemi, la maggior parte dei quali fino ad allora sconosciuti. Secondo alcuni investigatori Calogero Zucchetto pagò con la vita per il ruolo avuto nella cattura del latitante Salvatore Montalto. Trentacinque anni dopo il suo assassinio è giusto rendere omaggio al suo valore.

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