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orlando int c olycom daniel schweinertDi Matteo: "Rischio di compromettere le indagini, il diritto di difesa e l'informazione"
di Francesca Mondin
Ci ha provato per anni il governo Berlusconi a mettere una stretta sull'utilizzo delle intercettazioni ed ora il governo Gentiloni-Renzi sembra esserci riuscito con la riforma del Ministro Andrea Orlando. Il Guardasigilli per rispettare i tempi imposti dalla legge sul processo penale ha deciso di “saltare” il confronto con una commissione di esperti ed ha inviato il suo decreto legge ai capi delle principali procure che la prossima settimana saranno chiamati ad esprimere un proprio parere. Il testo però, secondo molti addetti ai lavori, non fa altro che depotenziare e complicare l'azione investigativa così come il diritto di difesa e di una corretta e trasparente informazione.
Una riforma che può “comportare un de-potenziamento investigativo notevole con la dispersione definitiva di elementi di prova, anche decisivi” ha detto il magistrato palermitano Antonino Di Matteo (ora alla Procura nazionale antimafia) a 'La Repubblica'. Tra le novità portate dal decreto legge, una delle più preoccupanti è il divieto di trascrivere la maggior parte delle conversazioni, azzoppando irrimediabilmente uno strumento indispensabile per le indagini. Non ci sarà alcuna traccia scritta delle conversazioni (e del loro contenuto) che la polizia giudiziaria, ascoltando le registrazioni, valuterà non rilevanti. Nel verbale delle operazioni la polizia giudiziaria dovrà indicare solo data, ora e il dispositivo di registrazione, senza accenno ai contenuti, rendendo così infinita e impossibile una futura ricerca di materiale utile anche ad altre indagini. Chi volesse sapere se in una determinata conversazione c'erano informazioni rilevanti sarebbe costretto ad ascoltarsi l'audio dopo averlo recuperato dall'archivio segreto in mano al procuratore.
Una norma che, come spiegato da Di Matteo “non tiene in nessun conto un dato di esperienza assolutamente comune per tutti gli operatori del diritto, la rilevanza di una conversazione, sia in senso accusatorio che difensivo, può manifestarsi anche a distanza di molto tempo dalla registrazione”. Un esempio? Il pm palermitano riporta il recente caso dell'avvocato Fragalà, ucciso a colpi di bastonate. Ci fu un'intercettazione decisiva per l'individuazione degli aggressori dalla quale emergeva “il riferimento ad un soggetto che doveva consegnare ad un altro 'un coso di legno'”. Conversazione che apparentemente era del tutto irrilevante e che fu ripescata quando “gli inquirenti a distanza di molti mesi dal delitto, monitorarono tutte le conversazioni che, in altre indagini e da forze di polizia diverse, erano state registrate il giorno dell’aggressione”. Intercettazione che con le nuove regole, ha spiegato il pm, “non sarebbe mai stata trascritta, neppure per estrema sintesi, poiché il decreto vieta anche la trascrizione sommaria, precludendo di fatto l’efficacia di qualsiasi controllo successivo del pm e con il rischio concreto di dispersione definitiva di una prova acquisita legittimamente, ma di fatto scomparsa”. Qualora la polizia avesse dei dubbi sulla rilevanza di una conversazione potrebbe rivolgersi al pm ma questo comporterebbe un processo macchinoso e lento che alla lunga spingerebbe la polizia a valutare da sola. Divenendo, come teme il pm palermitano, “il vero dominus nello stabilire quali conversazioni debbano essere trascritte e quali 'di fatto' nascoste”. E così per impedire che colloqui irrilevanti per l'indagine ma importanti per l'opinione pubblica, finiscano nei giornali, si azzoppa tutto il sistema investigativo e giuridico.
Ma non finisce qui. Per impedire che i colloqui sopravissuti alla selezione della polizia giudiziaria perchè ritenuti rilevanti per le indagini vengano resi pubblici nei giornali, il decreto legge prevede che le intercettazioni non potranno essere riportate con i virgolettati nei provvedimenti dei magistrati e nelle ordinanze del gip e del tribunale del riesame. Saranno sostituiti da riassunti salvo in casi eccezionali. "Quando il pm ne valuta la rilevanza per i fatti oggetto di prova" recita il testo a firma di Orlando, "con decreto motivato" potrà "disporre la trascrizione". “Personalmente trovo sbagliato inserire in un testo di legge un concetto così ovvio che la normale professionalità di ogni magistrato già garantisce - ha dichiarato a riguardo Di Matteo - Temo che l’aggettivo “essenziale” finirà col creare disorientamento e diversità di interpretazioni, che potrebbero perfino indurre il giudice, in un’ottica di eccessiva prudenza, a non inserire parti apparentemente non essenziali, ma concretamente utili a comprendere il contesto nel quale determinate espressioni vengono utilizzate”.
Una manovra che limita anche il diritto alla difesa, gli avvocati infatti potranno solo richiedere l'audio ma non avere una copia dei verbali delle conversazioni intercettate.
“Una possibile e ulteriore compressione del diritto di difesa per chi non ha adeguati mezzi economici per difendersi” ha detto Nino Di Matteo. “Già immagino la difficoltà di preparare con urgenza un ricorso al tribunale del riesame dovendo ascoltare ore e ore di intercettazione, senza poter usare la copia cartacea della trascrizione”. Potranno farlo forse solo i grossi studi legali, le difese dei “ricchi” insomma.
E per quanto riguarda la stampa? L'orizzonte non sembra dei più rosei. I giornalisti continueranno a cercare informazioni ormai divenute segrete correndo sempre più rischi.
Perchè come dichiarato dal segretario generale e il presidente del Fnsi, Lorusso e Giulietti “l'approvazione delle nuove norme non potrà mai far venir meno il diritto-dovere del giornalista di pubblicare qualsiasi notizia, anche coperta da segreto, che abbia rilevanza per l'opinione pubblica e implichi l'interesse dei cittadini a esserne messi a conoscenza”.
In una democrazia il Ministero della Giustizia dovrebbe garantire una giustizia più equa ed efficiente a tutti i cittadini, oltre che tutelarne la privacy, questa riforma sembra invece andare nel verso opposto: più confusione, meno chiarezza, meno strumenti e più privacy per chi al telefono ha detto qualcosa che forse potrebbe giocargli la poltrona.

Foto © Olycom/Daniel Schweinert

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