a cura di Miriam Cuccu - Video
Trascrizione integrale dell’audizione del pm Nino Di Matteo alla Commissione antimafia*
Per prima cosa volevo ringraziare il presidente e tutti membri della Commissione per aver accolto la mia richiesta di essere audito, motivata dal perseguimento di un duplice scopo: da una parte spero di poter fornire un contributo alla verità, dall'altra di stimolare quegli approfondimenti che ritengo necessari, anche in sede politica, sul probabile coinvolgimento nella strage di soggetti esterni a Cosa nostra. Sono convinto di poter fornire un contributo di chiarezza rispetto alle tante inesattezze, bugie e ingiuste generalizzazioni che da tempo, ed in ultimo in occasione dello scorso anniversario della strage, vengono diffuse e rilanciate con grande clamore mediatico. E ciò con riferimento generale ai processi per la strage di via d’Amelio, celebratisi a Caltanissetta tra il ’92-‘93 e il ‘99, ma ancor più in particolare alla mia attività in quel pool antimafia, nel tentativo di coinvolgermi in vicende di investigazioni ed indagini che non ho vissuto e delle quali nemmeno marginalmente sono stato protagonista.
In occasione dell'ultimo anniversario della strage si è parlato, scritto e commentato di 25 anni di depistaggi e silenzi, da parte di autorevoli strumenti della stampa. Di 25 anni persi nella ricerca della verità sulla strage. Ritengo, sulla base dei fatti che vi esporrò, che queste sono affermazioni profondamente ingiuste. E anche molto pericolose, paradossalmente utili a chi teme e ha da temere che il percorso di accertamento completo della verità possa andare avanti.
Nell’ultimo periodo, anche grazie a indagini da me ed altri colleghi condotte a Palermo, sono emersi a mio avviso importanti elementi di prova che indicano che la strage non fu solo di mafia. Però, proprio in questo momento, e temo che non sia un caso, il dibattito e l'attenzione invece di concentrarsi sulla necessità di ulteriori approfondimenti in tal senso, si orientano a screditare e delegittimare il mio lavoro e la mia professionalità. Si finge di dimenticare, e da più parti sistematicamente si ignora, che tra il cosiddetto via d'Amelio bis e, ancora più importante, il cosiddetto via d'Amelio ter, ben 26 imputati sono stati condannati definitivamente per concorso in strage, per i quali l'affermazione di responsabilità è stata confermata fino alla Cassazione e mai messa in discussione, neppure dopo le acquisizioni più recenti che partono dalla collaborazione di Gaspare Spatuzza. Il nostro è stato definito il Paese delle stragi impunite, ma questo non mi pare un risultato così irrilevante.
26 condanne definitive: non sono stati 25 anni persi nella ricerca della verità. Il processo di revisione ha riguardato, per quanto concerne le accuse di strage di imputati del cosiddetto via d'Amelio bis, 7 posizioni. Nessuno ricorda che già all'esito del processo di primo grado di quel troncone, via d'Amelio bis – sentenza di primo grado del 13 febbraio 1999 – 6 dei 7 soggetti successivamente revisionati erano già stati assolti dalla Corte d'Assise di primo grado. Tutti fingono di dimenticare che per 3 posizioni di quelle 6 erano stati gli stessi pubblici ministeri a chiedere l’assoluzione.
Via d'Amelio: Scarantino e quel depistaggio di Stato
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