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agostino castelluccio 500di Miriam Cuccu
Il 5 agosto 1989 Cosa nostra uccideva il poliziotto e la moglie. Ma restano ancora domande aperte

A 28 anni dall’omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, incinta, ciò che resta di quell’agguato sono le domande aperte e i misteri irrisolti. Insieme alla speranza, da parte dei genitori Agostino - Vincenzo e Augusta - che le indagini proseguite dopo l’avocazione da parte della Procura generale di Palermo - a seguito della richiesta di archiviazione dei pm e dell’opposizione del legale difensore dei familiari, Fabio Repici - giungano alla giustizia che spetta loro.
Il 5 agosto del 1989 i due coniugi furono uccisi a colpi di pistola dai killer di Cosa nostra: un gruppo di sicari in motocicletta, giunti davanti all'abitazione dei genitori di Agostino, cominciarono a sparare. Agostino fu colpito da vari proiettili, la Castelluccio raggiunta da un solo colpo mentre provava ad avvicinarsi al marito. Quel giorno Agostino non era in servizio, né portava armi addosso. Prima di essere ucciso, il poliziotto era impegnato nella ricerca dei latitanti e indagava anche sul fallito attentato all’Addaura contro Giovanni Falcone. L’omicidio dell’agente, però, fu inizialmente etichettato come “delitto passionale” dalle indagini iniziali, che si concentrarono ostinatamente sulla tesi di una vendetta da parte dei familiari di un’ex fidanzata.
A gennaio di quest’anno sarebbe poi emerso un ulteriore filone investigativo che porta dritto alle attività che il poliziotto avrebbe svolto nei mesi che precedevano la sua morte. L’agente del commissariato San Lorenzo sarebbe stato infatti impegnato in un delicatissimo servizio di scorta nei confronti dell’ex estremista di destra, Alberto Volo, che tra il 28 marzo ed il 18 maggio fu segretamente interrogato proprio da Falcone, al quale confermò la pista dei killer neofascisti per l’omicidio del presidente della Regione Piersanti Mattarella rivelando, tra le altre cose, di aver fatto parte dal '67 all'80 di un’organizzazione segreta chiamata Universal Legion, le cui caratteristiche combaciano con quelle della successiva Gladio. E se Agostino, che si occupò della sicurezza di Volo durante gli interrogatori, avesse appreso qualcosa di delicato?
La lista dei “buchi neri” sul delitto Agostino è lunga. Che dire della perquisizione nella sua abitazione, dove gli appunti del poliziotto sparirono nel nulla? L’esistenza di un depistaggio è stata descritta anche nel decreto di archiviazione del gip Maria Pino per Guido Paolilli, dove si legge che “le risultante istruttorie dimostrano come l’indagato (Paolilli, ndr) abbia contribuito alla negativa alterazione del contesto nel quale erano in corso di svolgimento le investigazioni inerenti all’omicidio di Antonino Agostino e Ida Castelluccio”. Lo stesso Paolilli che, intercettato, disse che nell’armadio di casa Agostino c’era “una freca di carte che proprio io ho pigliato e poi ho stracciato”. Cosa contenevano quei documenti?
C’è poi l’ombra di “faccia da mostro”, l’uomo dal volto deturpato da una cicatrice: secondo diversi collaboratori di giustizia - e come sostiene anche il padre di Nino Agostino - si tratta dell’ex poliziotto Giovanni Aiello, già indagato per concorso in associazione mafiosa e, recentemente, anche nell’ambito dell’inchiesta “'Ndrangheta stragista”. “L’attività di indagine - hanno scritto i pm Nino Di Matteo, Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene nella richiesta di archiviazione per Aiello e i mafiosi Scotto e Madonia - non ha consentito di acquisire auspicati riscontri individualizzanti in termini di certezza probatoria sufficiente a esercitare proficuamente l’azione penale”. Tuttavia, aggiungono parlando ancora di Aiello, si tratta di un soggetto “certamente in contatto qualificato con l’organizzazione mafiosa Cosa nostra (se non addirittura intraneo)”. L’ex 007, subito dopo il delitto Agostino-Castelluccio, avrebbe infatti aiutato i killer a fuggire.
“Speriamo che sia un nuovo inizio. Dobbiamo aspettare ancora un po’ di tempo ma vogliamo essere fiduciosi” hanno detto Vincenzo e Augusta Agostino al termine dell’udienza nella quale il gip ha preso atto dell’avocazione dell’inchiesta da parte della Procura generale. Nel frattempo, un’altra indagine è stata aperta sul contesto ed il possibile movente. In attesa che su questo delitto sia fatta veramente luce e che i familiari di Ida e Nino siano sollevati dal peso di un’attesa lunga 28 anni.

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