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di matteo cittadinanza roma ansadi AMDuemila - Video
Il magistrato parla di corruzione: “Norme garantiscono sostanziale impunità”

È con una cerimonia in Campidoglio che la sindaca di Roma Virginia Raggi ha conferito la cittadinanza onoraria al magistrato Nino Di Matteo, pm del processo trattativa Stato-mafia e da alcuni mesi alla Direzione nazionale antimafia. "Per me è un onore essere qui prima da cittadina romana che da sindaca - ha dichiarato la Raggi - Sono onorata di poter annoverare tra i nostri concittadini anche Antonino Di Matteo, che era cittadino di Roma ben prima di oggi, lo era nei nostri cuori quando con determinazione e tenacia ha affrontato la lotta alla mafia". "Sono felice, emozionato e onorato" è stato il commento di Di Matteo in aula Giulio Cesare. Tra i presenti, anche il vicesindaco di Roma Luca Bergamo, alcuni assessori quali Pinuccia Montanari, Massimo Colomban, diversi consiglieri di maggioranza, il questore di Roma Guido Marino ed il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.
"Sento il bisogno di ringraziare tutti voi, sindaco e consiglio comunale, ma anche tutte le autorità presenti e tutti coloro che impegnano la loro persona nel contrasto alla criminalità. - ha detto Di Matteo durante il suo discorso - Voglio esprimere gratitudine anche a tutti i cittadini che in tutte le città non abbassano la testa davanti alla mafia. Non mi sento il destinatario esclusivo di questo riconoscimento e lo dedico a chi, con sacrificio personale, si dedica alla lotta alla criminalità organizzata ogni giorno. Questa giornata è un ulteriore stimolo a continuare, nonostante tutto, con entusiasmo sempre crescente nonostante".
"A oggi in Italia il quadro normativo in vigore garantisce ai corrotti e ai collusi una sostanziale impunità" ha aggiunto il magistrato. "Mi occupo da oltre 25 anni di indagini e processi di mafia. È nel Dna delle mafie italiane, soprattutto di Cosa Nostra, la ricerca esasperata del rapporto con il potere politico, imprenditoriale e anche talvolta con quello ecclesiastico-religioso. Senza quei rapporti le mafie sarebbero facilmente debellabili". Di Matteo ha poi sottolineato che contro le mafie "pur avendo vinto molte battaglie non riusciamo a vincere la guerra". “Non si è compreso - ha continuato il pm - che quello con il quale ci dobbiamo confrontare è un sistema criminale integrato, nel quale vengono alternativamente o contestualmente utilizzati metodi mafiosi e prassi corruttive, dove sempre più spesso imprenditori e mafiosi stringono patti in uno sforzo sinergico per realizzare grandi affari”.
Nel corso del suo intervento Di Matteo ha rivolto il suo pensiero ai recenti anniversari delle stragi di Capaci e via d’Amelio, sottolineando che “la commemorazione non può trasformarsi in sterile esercizio retorico. Non dobbiamo dimenticare il passato, le stragi, i depistaggi, i contesti di isolamento e delegittimazione organizzata che colpirono Falcone, Borsellino e prima ancora Chinnici, dalla Chiesa, Cassará, Saetta e decine di altri servitori dello Stato, prima ancora del piombo o del tritolo mafioso. Questo Paese, se ha la dignità di fare memoria, non può definitivamente archiviare queste vicende” in quanto per le stragi del ‘92 e ‘93, ha ribadito, emergono “concreti indizi e profili di responsabilità ulteriori rispetto a quelli dei mafiosi già condannati”.

Foto © Ansa

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