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via damelio utveggio c emanuele di stefanodi AMDuemila - Video intervento all'interno!
Grandi emozioni ieri all’anniversario della strage di via d’Amelio, dove alcuni parenti delle vittime della strage e di molti altri omicidi mafiosi hanno chiesto, a gran voce dal palco, verità e giustizia. Voci di padri, mamme, fratelli, sorelle e nipoti, che hanno condiviso le loro drammatiche storie e le loro testimonianze di verità negate. Storie che come ha detto Antonino Di Matteo, sostituto procuratore nazionale antimafia, a chiusura degli interventi, sono unite da un unico filo. Pubblichiamo la trascrizione integrale del suo intervento.
“E' sempre un emozione particolare prendere la parola in questo luogo, il mio intervento non era previsto ma quando Salvatore me lo ha chiesto non ho esitato un momento perché è sempre una bella occasione rivolgermi a voi che rappresentate la parte del nostro Paese che continua a credere nella vera giustizia e nella verità e che è veramente innamorata della nostra Costituzione. Oggi, nonostante conoscevo molte delle cose dette dai famigliari delle vittime, ho ascoltato non solo con grande attenzione, ma anche con emozione e passione, perché è vero che il magistrato nel momento della valutazione deve essere freddo e distaccato, ma non nel momento in cui deve condurre l’indagine.
Quello che è stato detto mi ha colpito molto dandomi anche nuovi stimoli. Mi ha fatto riflettere che in fondo le storie di tante vittime di mafia e non solo di mafia e le tante vicende che hanno scandito la storia del nostro Paese sono tutte legate da unico filo.
E’ impressionante averle ascoltate nuovamente dalla bocca di chi ha patito in prima persona il dolore dalla morte dei propri congiunti e capire, mettendo assieme le stragi del ’92, del ’93, l’omicidio Manca, l’assassinio Caccia, quello di Mormile e tante altre storie, come il filo conduttore è unico. Questa è la causale di uomini che sono stati eliminati perché si opponevano a dei rapporti di collusione, o illegali, tra la mafia ed altri poteri istituzionali, politici e imprenditoriali.
Tutti noi dobbiamo recuperare questa visione d’insieme.


Non finirò mai di ringraziare i docenti e i presidi che parlano di legalità ai ragazzi, ma voglio dire loro: trasmettete non solo il ricordo degli eroi come Falcone, Borsellino, Chinnici Cassarà e tutti gli altri; cercate soprattutto di stimolare i giovani a capire che cosa c’è dietro le loro vicende di vita e di morte. Cerchiamo di appassionarci tutti, ciascuno con il proprio ruolo, alla verità, cercando di capire che non può essere parziale perché altrimenti è pur sempre una verità negata. Cerchiamo di capire dove si manifesta l’ipocrisia, la mera retorica istituzionale e dove invece c’è veramente voglia di verità e giustizia.
Negli ultimi anni stiamo vivendo un momento particolarmente difficile nel nostro Paese e non sono difficili solo i momenti contrassegnati dalle bombe. E' ugualmente difficile questo momento in cui c’è gran parte della politica, di coloro che governano il sistema mediatico e, purtroppo di riflesso, dell’opinione pubblica, che vuole considerare archiviate o da archiviare quelle vicende citate oggi perché ha paura che emergano delle verità scomode. Perché ha paura che, emergendo profili di responsabilità penale o quantomeno morale di pezzi delle istituzioni e dello Stato, possa venir meno la fiducia dei cittadini nello Stato e nelle Istituzioni. Io penso che sia esattamente il contrario: uno Stato è forte, vero, credibile e merita il rispetto di tutti i cittadini quando non ha paura di far venire fuori anche determinate situazioni scabrose.
Vi chiedo questo: Continuate ad interessarvi e appassionarvi alla ricerca della verità e della giustizia, anche criticando le istituzioni, i magistrati, gli organi di polizia giudiziaria che in prima battuta dovrebbero cercare le verità. Ho detto l’altra sera in occasione di un convegno che negli ultimi anni la ricerca della verità sulle stragi e sugli omicidi eccellenti è stata scaricata o è rimasta tutta sulle spalle di pochissimi magistrati e pochissimi investigatori. Perché le priorità, dal punto di vista politico, nell’azione giudiziaria e di repressione della criminalità sono altre.
Tutte comunque importanti: la repressione della criminalità comune, la repressione e la prevenzione del terrorismo, la repressione dei fenomeni legati ai flussi migratori e alla tratta degli esseri umani. Però non possiamo dimenticare, e voi, parenti delle vittime di mafia ce lo avete ricordato, che dietro ognuna di queste storie si nasconde un pezzo di storia del nostro Paese che non possiamo rimuovere.

palco viadamelio bn c emanuele di stefano

In questi ultimi anni abbiamo fatto tanti passi avanti, nonostante tutto però questi passi avanti non possono rimanere soltanto una soddisfazione di chi li hanno fatti emergere, ma devono costituire la base per andare avanti. Prima abbiamo ascoltato Ferdinando Imposimato,un uomo innamorato della Costituzione e della Giustizia. A parte l’emozione che come padre di famiglia ha provocato in me il suo appello finale all’interesse dei giovani, voglio dirvi che il dramma di quei pochi che continuiamo ad occuparci di queste cose, e continueremo a farlo in qualsiasi ufficio, è che appaio come il frutto di una mente quasi deviata di magistrati politicizzati, acchiappa fantasmi o non aderenti rispetto al criterio per cui il processo si deve fare solo quando si è sicuri della condanna. Intanto, sempre nel rispetto delle leggi, facciamo venire fuori i fatti e osiamo nelle indagini e nei processi. I processi vadano come devono andare ma i fatti devono comunque venire fuori!
Da questo punto di vista io credo che dall'esito della lotta contro il sistema mafioso dipenderà il futuro della democrazia in Italia. Non è tollerabile che sistematicamente la democrazia venga sostanzialmente compromessa dall’esistenza di poteri deviati rispetto quelli istituzionali. Questa lotta non può che partire da cittadini come voi, perché non importa quanti siamo in queste piazze e in questi luoghi, ma importa che ciascuno quando torna nel suo paese sappia che la lotta al sistema criminale deve partire da ciascuno di voi. Una lotta che deve partire dall’interesse dei giovani di conoscere la verità nei meandri, dall'interesse a leggere le sentenze pubbliche, le intercettazioni, le dichiarazioni dei pentiti e non sminuire sempre tutto dicendo che tanto non si saprà mai la verità, qualcosa invece viene fuori. E' compito di tutti, e in primo luogo della politica e delle istituzioni, approfondire Non devono rimanere le promesse del 23 maggio e del 19 luglio di esponenti istituzionali che sembrano svegliarsi soltanto in occasione di queste commemorazioni ma deve diventare questo l’impegno quotidiano di ciascuno di noi. Questo è quello che io mi auguro per le vittime di mafia, per tutti i cittadini italiani, e per me, prima che come magistrato, come cittadino innamorato del mio Paese che non si rassegna ad una situazione di indifferenza rispetto a questi problemi.
Grazie a tutti voi che avete organizzato e partecipato tutto questo perché ci avete messo l’amore, l’amore per la propria patria, per la propria gente, per i propri morti e per la memoria di quelli che hanno sacrificato la loro vita per i valori in cui credevano e per la nostra Costituzione. Grazie di cuore”.

Foto © Emanuele Di Stefano

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