di AMDuemila
Fiammetta Borsellino: 25 anni di schifezze e menzogne
"Bisogna rispettare la memoria di Paolo Borsellino e il dolore dei familiari, io so e tanti sanno fuori e dentro la mafia, e fuori e dentro le istituzioni, chi, in questi anni, ha continuato a cercare la verità sulla strage e ha esposto se stesso e la propria famiglia a rischi gravissimi, sacrificando la propria libertà e anche la carriera”. A dirlo è il pm Nino Di Matteo all'Ansa, a margine della manifestazione per il venticinquesimo anniversario della strage di via d’Amelio, rispondendo così a Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato Paolo, che stamani nel Corriere della Sera ha parlato dei depistaggi delle indagini sulla strage e dei pm, come Di Matteo, che svolsero le indagini.
"Credo che questo sia giusto ricordarlo - ha aggiunto il magistrato - per evitare che certe parole possano essere strumentalizzate da chi non vuole che si vada avanti nel completare il percorso di verità sulle stragi che, in questo momento, deve essere completato. Anche cercando di capire con gli elementi nuovi che sono stati scoperti in questi anni chi eventualmente assieme agli uomini di Cosa nostra ha ucciso Paolo Borsellino".
“Il problema non è soltanto il depistaggio - ha spiegato il magistrato, pubblica accusa assieme a Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi, al processo trattativa Stato-mafia - ma capire i tanti elementi concreti emersi in 25 anni di inchieste, e capire se insieme a Cosa nostra hanno agito ambienti esterni, forse anche istituzionali”.
Quello che servirebbe, secondo il pm, è “uno sforzo maggiore, rimasto oggi solo sulle spalle di pochi magistrati”, sforzo che invece “tutte le istituzioni dovrebbero orientare per cercare un percorso di verità”. Dovrebbe esserci, in altre parole, “una svolta” perché ad ora “purtroppo questa intenzione è rimasta una intenzione di pochi".
Riguardo al processo trattativa Stato-mafia il magistrato ha detto: “Non voglio entrare nel merito del processo e delle indagini in corso di cui non voglio e non posso parlare, ma so soltanto che anche attraverso questo processo sono emersi tanti elementi che per circa sette anni sono rimasti nascosti”. A breve si attende la fine del processo trattativa Stato-mafia in cui “forse ci sarà una corte che valuterà se questi elementi potranno far condannare gli imputati per i reati che noi contestiamo - ha aggiunto Di Matteo - ma intanto i fatti sono venuti fuori e spesso sono fatti vissuti da quegli esponenti istituzionali che nell'immediatezza di quei fatti preferirono il silenzio e la reticenza e che hanno raccontato solo spinti dalle nostre indagini". "Certe volte - ha concluso il magistrato - la verità arriva dopo tanto tempo, come accaduto per la strage del 1974 a Brescia di piazza della Loggia".
Fiammetta Borsellino: “Venticinque anni di schifezze e menzogne”
di AMDuemila
"Abbiamo avuto un balordo della Guadagna come pentito fasullo e una Procura massonica guidata all'epoca da Gianni Tinebra che è morto, ma dove c'erano Annamaria Palma, Carmelo Petralia, Nino Di Matteo...". A dirlo è l’ulitmogenita del magistrato Borsellino, Fiammetta, in un'intervista al Corriere della Sera. "Ai magistrati in servizio dopo la strage di Capaci - ha aggiunto la figlia di Borsellino - rimprovero di non aver sentito mio padre nonostante avesse detto di voler parlare con loro. Dopo via d'Amelio riconsegnata dal questore La Barbera la borsa di mio padre pur senza l'agenda rossa, non hanno nemmeno disposto l'esame del Dna. Non furono adottate le più elementari procedure sulla scena del crimine. Il dovere di chi investigava era di non alterare i luoghi del delitto. Ma su via d'Amelio passò la mandria di bufali". In riferimento poi al magistrato Nino Di Matteo, la figlia di Borsellino ha detto: "Io non so se era alle prime armi. E comunque mio padre non si meritava giudici alle prime armi, che sia chiaro''. Sono stati “venticinque anni di schifezze e menzogne”, ha denunciato Fiammetta, sottolineando che “all'Antimafia consegnerò inconfutabili atti processuali dai quali si evincono le manovre per occultare la verità sulla trama di via d’Amelio".
Fonte ANSA
Fiammetta Borsellino: non era un riferimento particolare a Di Matteo
di AMDuemila
"Non parlo in particolare di Nino Di Matteo - ha detto Fiammetta Borsellino alla Adnkronos in riferimento a quanto si legge nel Corriere della Sera - Sicuramente, durante i primi processi per la strage di via d’Amelio ci sono state gravissime omissioni e gravissimi errori e molte anomalie. E non sta a me stabilire se sono frutto di colpa, o frutto di dolo, o di inesperienza. Non sta a me deciderlo. L'unica cosa che rilevo è che sicuramente l'eccidio come quello di via d’Amelio non si meritava magistrati alle prime armi, questo è sicuro. Gli stessi magistrati hanno confermato di non essersi mai occupati di processi di mafia". La figlia del magistrato dopo l'audizione in Commissione antimafia a Palermo ha spiegato anche la frase sulla "Procura massonica" a cui si era riferita: "Non parlo di Procura massonica, ma notoriamente si sapeva che Giovanni Tinebra avesse appartenenze di questo tipo. Si è detto in varie occasioni. Non mi risulta che ci siano mai state smentite. Ora ovviamente mi preme ribadire questo aspetto perché lo leggo a quelli che sono stati gli esiti dei processi".
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