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lo porto giuseppedi Aaron Pettinari - Foto e Video
Operazione congiunta di Polizia e Guardia di Finanza

Trentaquattro arresti nei confronti della famiglia mafiosa di Brancaccio e sessanta milioni di euro di beni sequestrati. E’ questo il resoconto dell’operazione congiunta che questa mattina la Polizia e la Guardia di Finanza di Palermo, hanno effettuato dando esecuzione al provvedimento emesso dal Gip nell'ambito di indagini della Direzione Distrettuale Antimafia coordinate dal pubblico ministero Francesca Mazzocco. Un blitz che ha avuto luogo in svariate regioni d’Italia (Sicilia, Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Liguria) che ha permesso di ricostruire l’organigramma della cosca, regno storico della famiglia Graviano. Secondo le indagini al vertice del mandamento, la “testa dell’acqua”, e come capo della famiglia di “Corso dei Milla” vi era Pietro Tagliavia, che si trovava ai domiciliari. Una famiglia importante, coinvolta anche nelle stragi del 1992 e del 1993. Anche per questo gli arresti di oggi, nel giorno delle commemorazioni di via d’Amelio, assumono un valore ancora più grande.



Le indagini, eseguite dalla Squadra Mobile e dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, hanno consentito di fare luce su episodi di minacce, danneggiamento, estorsione, furto e detenzione illegale di armi da parte di esponenti della cosca di Brancaccio e di ricostruire l'organigramma delle famiglie mafiose che appartengono al mandamento, definendo ruoli e competenze di ciascuno e individuando i capi. In particolare Tagliavia gestiva il traffico di droga, il sostentamento dei detenuti e dei loro nuclei familiari attraverso la gestione della cassa comune, e un sistema di estorsioni attuate sul territorio, e alla gestione, tramite compiacenti prestanome, di un ramificato gruppo di imprese anche nazionali che si occupavano principalmente nel settore della commercializzazione degli imballaggi industriali "pallets". Tra gli affari vi era anche quello del gioco del lotto abusivo.



I ruoli

Tra gli arrestati, come figure di riferimento spiccano Claudio D'Amore, Bruno Mazzara e Giuseppe Lo Porto, (fratello di Giovanni, l'operatore umanitario sequestrato da Al Qaeda nel 2012 e assassinato tre anni dopo durante un'operazione antiterrorismo degli Usa).
In particolare Lo Porto è stato arrestato con l'accusa di essere l'esattore del pizzo per conto della famiglia mafiosa di Brancaccio.



Poi ancora Francesco Paolo Clemente, Francesco Paolo Mandalà, Gaetano Lo Coco, incaricati del controllo delle numerose aziende, tutte intestate a prestanome, utilizzate per realizzare le frodi di natura fiscale, conseguendo il monopolio regionale e una posizione dominante nel restante territorio nazionale nella commercializzazione degli imballaggi industriali; Giuseppe Caserta e Cosimo Geloso, rappresentanti della famiglia di "Brancaccio"; ed infine Giuseppe Mangano, Giuseppe Di Fatta e Antonino Marino, titolati rappresentanti della famiglia mafiosa "Roccella".



“E’ stata una lunga attività
- ha dichiarato il Capo della Squadra Mobile Rodolfo Ruperti - possiamo essere soddisfatti di un’operazione avvenuta in un quartiere ad altissima densità mafiosa come Brancaccio, risolvendo ed anche impedendo una serie di estorsioni. Sono stati rinvenuti importanti documenti utili per le stesse attività di indagine. Ed è stata importante la sinergia con la Guardia di Finanza che ci ha permesso anche compiere ingenti sequestri”. “E’ pari a circa sessanta milioni di euro tra frodi fiscali e gestione di illeciti il patrimonio messo sotto sequestro - ha aggiunto il Colonnello del Gico Francesco Mazzotta - In certe società c’era una gestione che avveniva in maniera di monopolio in Sicilia ma che operava anche in tutta Italia”.

Foto di copertina: Giuseppe Lo Porto, (fratello di Giovanni, l'operatore umanitario sequestrato da Al Qaeda nel 2012 e assassinato tre anni dopo durante un'operazione antiterrorismo degli Usa)

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