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Il testimone di giustizia al 34° giorno di digiuno

Nuova presa di posizione da parte della Procura di Palermo in merito alla situazione di Angelo Niceta, l'imprenditore palermitano in sciopero della fame da ben trentaquattro giorni per chiedere allo Stato risposte sulla sua protezione e vedere riconosciuto il suo status di testimone di giustizia dopo che nei mesi scorsi ha visto la modifica a quello di collaboratore, nonostante a suo carico non vi siano inchieste per reati di mafia.
A dare notizia del nuovo atto è lo stesso legale di Niceta, Rosalba Vitale, con una nota: “Siamo certamente soddisfatti di questo primo importante passo avanti comunicatoci appena stamattina: la Procura di Palermo in persona del Dott. Lo Voi e del Dott. Scarpinato ha trasmesso ufficialmente ieri alla Commissione centrale antimafia la proposta per l’ammissione del sig. Angelo Niceta alle speciali misure di protezione nella legittima qualità di testimone di giustizia. Tenendo in considerazione l’inerzia che per circa un anno e mezzo ha contraddistinto le istituzioni competenti per il caso in questione nonché la non curanza di taluni aspetti legali che andavano tempestivamente messi in risalto e che hanno causato la degenerazione della situazione come attualmente la si ritrova, si ricorda che insieme al sig. Niceta anche la moglie e i quattro figli a lui congiunti, sono vittime di questo sistema ed in costante pericolo”. Secondo l’avvocato “L’iter che si è appena concluso di acquisizione degli elementi di valutazione conferma la sussistenza dei presupposti per l’odierna proposta di ammissione alle misure speciali di protezione, come già a suo tempo disposte, nonché il pericolo attuale e concreto che il testimone di giustizia Angelo Niceta ed i suoi congiunti corrono. Naturalmente è fondamentale ricordare anche che il percorso intrapreso non si è ancora concluso, dovendo la Commissione centrale disporre concretamente l’attuazione della misura speciale adeguata per Angelo Niceta e la sua famiglia”. Lo stesso Niceta ha poi commentato la notizia: “È la Procura che valuta se sono una vittima o un colpevole che si deve pentire di qualcosa. Se ha deciso, nella persona del procuratore capo Francesco Lo Voi e in quella del procuratore generale Roberto Scarpinato, di reiterare la richiesta del cambio di status, evidentemente mi ha riconosciuto come vittima”.
Intanto questa mattina, di fronte alla Prefettura di Palermo, c’è stato un sit-in da parte dei cittadini che si sono schierati al fianco del testimone di giustizia lanciando anche una petizione online per raccogliere le firme necessarie per chiedere che siano rispettate le regole. Petizione che ha già raggiunto circa 25 mila sottoscrizioni. Sul caso Niceta è intervenuto anche il deputato del Pd Davide Mattiello, che in Commissione parlamentare Antimafia guida il comitato sui testimoni di giustizia e le vittime di mafia e che nei giorni scorsi ha posto l'attenzione su questo caso. "Questi segnali ci confortano perché dimostrano come non ci sia stato alcun ripensamento da parte della Procura. Per il signor Niceta i segnali sono importanti ma non bastano più", ha detto il deputato. "Ora però la burocrazia non diventi un peso insopportabile: ne va della credibilità dello Stato oltre alla salute di Niceta che sta continuando lo sciopero della fame. La Prefettura di Palermo sia per via ordinaria attraverso il Comitato provinciale, sia in via d'urgenza ex art. 17 in attesa della deliberazione della Commissione Centrale per le speciali misure, può intervenire tempestivamente per garantire le migliori condizioni di sicurezza, che prioritariamente vanno assicurate in località d'origine. Da parte nostra, non verrà meno l'attenzione sulla vicenda". I magistrati Nino Di Matteo e Pierangelo Padova, della Dda di Palermo, avevano chiesto già tempo fa il riconoscimento dello status di testimone di giustizia a Niceta che da mesi collabora con i pm palermitani.

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