di Aaron Pettinari - Video/Foto
Ieri il ricordo a 25 anni di distanza
“Si aprì la corsa alla successione all'ufficio istruzione al tribunale di Palermo. Falcone concorse, qualche Giuda si impegnò subito a prenderlo in giro, e il giorno del mio compleanno il Consiglio superiore della magistratura ci fece questo regalo: preferì Antonino Meli”. La voce di Paolo Borsellino pervade ogni angolo dell’atrio di Casa Professa dove ieri si è svolta la manifestazione organizzata da Cittadinanza per la magistratura, “25 anni dopo cosa è rimasto delle parole di Paolo Borsellino”. Parole che restano nella pelle e che riascoltate a venticinque anni di distanza lascia un profondo senso di amarezza tenuto conto che in quell’occasione lo stesso Borsellino aveva dichiarato di voler rilasciare dichiarazioni all’autorità giudiziaria che sarebbero potute esser utili per scoprire la verità sull’attentato del 23 maggio. Purtroppo però non fu mai chiamato dai magistrati di Caltanissetta e il 19 luglio venne ucciso assieme ai suoi agenti di scorta. Non solo. Venne fatta sparire l’agenda rossa dove, probabilmente, aveva scritto le proprie riflessioni proprio su quanto stava accadendo in quell’anno terribile. La società civile che si è voluta riunire per non dimenticare è rimasta in assoluto silenzio ad ascoltare le parole del magistrato. “Oggi torniamo a rinnovare l’impegno della società civile affinché la memoria non sbiadisca e le parole testamento del dottore Borsellino possano essere tramandate alle generazioni future - ha ricordato Liborio Martorana -. Ben quattro processi ci sono voluti per stabilire un minimo di verità giudiziaria sulla mano che ha premuto il telecomando. Ma oggi noi ci poniamo un’altra domanda. Quanti ancora dovranno passare per sapere chi sono stati i mandanti delle stragi? Noi pretendiamo questa risposta e questo credo che ci sia dovuto”.
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Dopo l’intervento teatrale degli alunni dell’I.C.Riso di Isola delle femmine non poteva mancare il ricordo di Giovanni Palazzotto, tra i fondatori di Cittadinanza per la magistratura, scomparso pochi anni fa. Quindi il ricordo di quel giorno è stato lasciato ad alcuni “testimoni” presenti in quella sera di 25 anni fa: Vincenzo Agostino, padre dell’agente ucciso assieme alla moglie Ida nell’agosto 1989, presente assieme alla moglie Augusta, ed Armando Carta.
“Io ricordo perfettamente quella sera - ha detto Agostino - c’erano anche Orlando e Nando dalla Chiesa. Riascoltarlo oggi mi fa riflettere moltissimo. Perché oggi ci sono livelli che purtroppo la magistratura non può raggiungere. Livelli che vedono il coinvolgimento di persone che non si possono condannare perché sono protetti principalmente dalla politica, dai colletti bianchi. Io e mia moglie non sappiamo se vedremo mai giustizia. Non si capisce perché dopo circa 29 anni a me ed alla mia famiglia non ci hanno mai fatto vedere gli appunti che aveva lasciato mio figlio. Voi dovete sapere che Arnaldo La Barbera quando venne mi mostrò sul tavolo una fotografia, era quella di Vincenzo Scarantino, il falso pentito. Volevano che lo accusassi. Ma io cercavo un’altra persona. Lo scorso 26 febbraio ho riconosciuto un’altra persona ed ora mi dicono che questo forse non è valido. Io voglio sapere perché? Perché non si cercano i veri colpevoli? Siamo noi familiari a dover scovare i colpevoli o la magistratura? Noi cittadini ci dobbiamo ribellare e lottare per far sì che i giovani possano avere un futuro migliore. Noi non vogliamo chiacchiere ma fatti concreti. E questo lo dobbiamo pretendere”.
VIDEO I giorni di Giuda. L'ultimo intervento di Paolo Borsellino
Successivamente a prendere la parola è stato Armando Carta: “Da quel 25 giugno 1992 ho capito che non potevo essere indifferente. In questi anni abbiamo lavorato come Scorta civica per far sì che attentati simili non si ripetessero. Abbiamo contribuito in qualche modo a far sì che il pm Di Matteo fosse dotato nella tutela del bomb jammer, quindi siamo stati vicini ai magistrati che cercano la verità, a quelli che indagano sulla trattativa Stato-mafia. Poi abbiamo cercato di portare un contributo di conoscenza ai ragazzi nelle scuole. Questo impegno non deve mai mancare e deve continuare”. All’incontro doveva parlare anche Salvatore Borsellino, impegnato con la ciclo staffetta “L’Agenda Ritrovata” che si concluderà il 18 luglio a Palermo in via d’Amelio. Un altro modo per non dimenticare. Ad intervallare gli interventi la musica del giovane cantautore siciliano Eugenio Piccilli. Assieme a Vincenzo Agostino, tra i presenti anche Graziella Accetta, mamma del piccolo Claudio Domino, Giovanni Paparcuri, l'autista sopravvissuto alla strage del giudice Chinnici, e diversi rappresentanti delle associazioni Scorta civica ed Agende Rosse.
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