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limiti stefania c emanuele di stefano 2015di Stefania Limiti
2 giugno 1993, Festa della Repubblica, Roma. Gli artificieri si precipitano in via dei Sabini, a poca distanza da Palazzo Chigi, e disinnescano un’autobomba. Sono le ore 12.30, il terrore si fa largo nelle vie centrali della città. Il procuratore Piero Vigna racconta alla Commissione Antimafia (21 ottobre 2010): "Venne fuori questo discorso dei servizi, perché non è facile trovare un anno in cui si assommano questi fatti maggiori e fatti quali l’autobomba trovata in via dei Sabini a Roma e l’esplosivo
piazzato sul treno Freccia dell’Etna, nella tratta Roma-Napoli, da questo funzionario dei servizi di Genova. Sul perché di tali fatti, non riesco a rispondere". Non si è mai andati oltre queste considerazioni. I mafiosi non ne sanno niente. Una voce anonima telefona quel giorno dando l’allarme. La rivendicazione arriva alle 14 all’Ansa di Napoli. È della Falange armata, tuttavia altre due telefonate successive la smentiscono: "La Falange armata siamo noi, gli altri non vi hanno dato il codice identificativo che è 20181". L’autobomba è stata parcheggiata molto vicino al tragitto che fa quotidianamente il presidente del Consiglio, Carlo Azeglio Ciampi, che passerà di lì anche quella mattina poiché è in programma la deposizione di una corona al Milite ignoto, insieme al presidente Oscar Luigi Scalfaro. Un attentato contro le istituzioni? Alla vicenda dedico un box all’interno de La Strategia dell’inganno. 1992-1003, la guerra psicologica in Italia (Ed. Chiarelettere). Dopo l’uscita del libro mi chiama un ex funzionario della Polizia: "ho letto…e mi ha colpito quella parte su via dei Sabini perché io c’ero". Davvero, era proprio lì? Mi racconti…: "Ricordo bene la 500 rossa, l'ordigno non era inerte. Infatti, c'era una carica cilindrica di 800 grammi ed un congegno di attivazione collegato ad un detonatore ma la batteria da 9 volt era completamente scarica, per fortuna.la strategia dellinganno Pertanto non poteva attivare la carica. Ma, se la batteria avesse funzionato, avrebbe provocato immediatamente lo scoppio dell'esplosivo. Si trattata di RDX di colore rosa, dunque era miscelato con il 4,5% di cera: era esplosivo militare che avrebbe potuto fare un bel botto". L’ex funzionario, di cui tuteliamo l’identità, è una persona molto seria e stimata nell’ambiente. "Quando arrivammo in via dei Sabini c’era uno schieramento dei Carabinieri da far paura e che impedì al questore Masone di accedere all’area dove c’era l’auto con l’esplosivo. La funzionaria della Scientifica fu spintonata da un capitano dei CC che impedì anche a lei l'accesso. Alla fine, dopo
vari tentativi di ragionare, ci accordammo e fu concesso ai nostri esperti di esplosivi di esaminare l’auto". Sta dicendo che avvertiste una chiara ostilità? "Altrochè…sa alla fine cosa arrivammo a dirci?" No, che cosa? "che la bomba l'avevano messa i Carabinieri che erano già sul posto con il dottor M.A. della ditta Italarms, con tanto di rivelatore di esplosivi Barringer 350 su un furgone perfettamente attrezzato ed in grado di rivelare l'RDX". Lo ringrazio e lo saluto, ripensando alle parole dell’allora capo della Digos, Marcello Fulvi: "C’è una natura profondamente diversa tra le bombe messe perché devono esplodere e quelle che non devono esplodere, come in via dei Sabini". Quell’ordigno era di sicuro un messaggio, e non di Cosa nostra.

Foto © Emanuele Di Stefano

IL LIBRO
La Strategia dell’inganno - 1992-93. Le bombe, i tentanti golpe, la guerra psicologica in Italia
di Stefania Limiti

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