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2di Davide de Bari - Video e Foto
Bongiovanni: “Chi vuole uccidere il magistrato vuole un colpo di Stato”

“C’è un gruppo deviato dello Stato che vuole porre in essere un colpo di Stato per uccidere Di Matteo. Lui non è più solo il magistrato della trattativa: Di Matteo è il simbolo positivo del nostro Stato. Ucciderlo adesso, a Palermo significa fare un colpo di Stato; farlo saltare in aria significa far saltare in aria decine di innocenti”. Con queste parole è intervenuto Giorgio Bongiovanni, direttore della rivista ANTIMAFIADuemila, nella cerimonia di assegnazione della cittadinanza onoraria acquavivese al magistrato Antonino Di Matteo, tenutasi ieri ad Acquaviva delle Fonti, davanti ai volti degli studenti dell'Istituto tecnico C. Colamonico. Un evento organizzato dal Movimento delle Agende Rosse, la redazione di ANTIMAFIADuemila e l’associazione Funima International, in collaborazione con il Comune di Acquaviva delle fonti, in cui si è parlato del processo in corso a Palermo ma anche dello stato di allerta che vige attorno al magistrato.
“Se ci sarà una nuova prospettiva politica positiva e se la stessa dovesse prendere il potere, gli invisibili faranno di tutto affinché ciò non accada. Per questo utilizzeranno la mafia come braccio armato per uccidere Nino Di Matteo - ha proseguito Bongiovanni - l’attentato è in corso e noi dobbiamo impedirlo. E’ questa l’importanza di manifestazioni come quella di oggi. Alla mafia, al potere, dà fastidio che si parli di queste cose. E’ importante sostenere questi magistrati impegnati in prima linea”.



La speranza del futuro
Quindi ha aggiunto: “Chi comanda, ovvero parte dello Stato, grandi banchieri e la criminalità non vogliono darvi un futuro, perciò dobbiamo creare una comunione di intenti. La mafia si sta organizzando per farcela pagare cara, vuole uccidere. Non è un fenomeno siciliano, ma è divenuta un fenomeno mondiale la nostra mafia è la più potente del mondo". “I mafiosi sono quelli che a Roma, a Palermo, hanno la cravatta sono i colletti bianchi chiamati da Di Matteo in Sicilia e Giuseppe Lombardo in Calabria: ‘invisibili’. Questi indivisibili vogliono terrorizzare di nuovo l’Italia”.”Se le cose nel nostro Paese non cambieranno - ha concluso - se noi non cambieremo le cose voi ragazzi non avrete futuro”.
All’incontro, moderato da Savino Percoco, è intervenuto via Skype anche Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso il 19 luglio 1992: “Io credo che, uccidendo Paolo, abbiano fatto il più grande errore della loro vita: uccidendo lui e i ragazzi della scorta, le loro parti sono entrate nel cuore di tutti noi e a tanti hanno dato quella forza che non sapevano di avere. Per questo chiedo a voi (i giovani, ndr) di continuare a combattere”.
Durante l’incontro è stato anche proiettato il docu-film “A very Sicilian Justice” realizzato dal regista inglese Paul Sapin. Quest’ultimo ha partecipato al dibattito ricordando il momento in cui gli è stato chiesto di girare il documentario, ammettendo di essere rimasto sorpreso dal non supporto dalle Istituzioni nel lavoro che il pm della trattativa Stato-mafia stava svolgendo. Secondo Sapin “vedere i tanti ragazzi presenti in sala per l’iniziativa a favore del giudice è un segnale importante. Dal vostro supporto c’è la speranza che uomini come Nino Di Matteo non saranno lasciati soli”.

FOTOGALLERY © Roberto Impedovo


La consegna della pergamena
Prima di consegnare la pergamena di riconoscimento della cittadinanza onoraria al magistrato più scortato d’Italia, il Sindaco, Davide Carlucci ha precisato: “Nel riconoscimento della cittadinanza onoraria al giudice Di Matteo e al suo lavoro svolto, il mondo politico è diviso. Invece noi abbiamo voluto imporre il nostro punto di vista: nel rispetto e nell’omaggio di tutti i magistrati e le personalità che si occupano della lotta alla mafia in Italia, il giudice Di Matteo rappresenta la parte più esposta di questo mondo”. Il Sindaco ha poi rammentato la cosiddetta “trattativa Stato-mafia”: “La sentenza Tagliavia certifica che ci sia stata l’interlocuzione tra lo Stato e i poteri mafiosi, quindi non è una congettura. Certo bisognerà accertare le singole responsabilità; sarà compito dell’iter giudiziario, ma è importante sapere che esiste già una sentenza”. A fine incontro, Percoco, coordinatore Agende Rosse della provincia di Bari, ha invitato gli studenti presenti in sala a girare un video di solidarietà per il giudice Antonino Di Matteo. Un modo semplice per essere partecipi e far sì che la storia, a venticinque anni di distanza dalle stragi, non si ripeta.

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