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minasi marcellodi Lorenzo Baldo
“Quello di Attilio Manca è un assassinio di Stato: un episodio della trattativa Stato-mafia”

“Purtroppo l'esito del procedimento contro Monica Mileti era scontato perché serviva a puntellare l'assunto principale. Ma quello che fa veramente impressione è la mancata difesa della stessa Mileti, del tutto funzionale al complessivo piano congegnato”. Al telefono l’ex pg di Messina, Marcello Minasi, è tranciante nel commentare la sentenza di Viterbo per la morte di Attilio Manca.
“L’impressione che se ne ricava – sottolinea l’ex magistrato da alcuni anni in pensione – è che la Mileti e i suoi avvocati abbiano subito il processo senza battere ciglio. E’ come se fossero stati inglobati dentro questo procedimento dopo che gli è stato chiesto di ingoiare questo rospo. Per quale ragione? Perché bisognava dimostrare che Attilio Manca aveva fatto uso di droga. Del tutto incomprensibile resta quindi la metodologia della Procura di Viterbo”.
Un paio di mesi fa Marcello Minasi aveva scritto sulla sua pagina facebook un duro atto di accusa verso quel “sistema criminale” capace di eliminare i testimoni scomodi senza alcun ritegno. “Se fosse necessario sarebbero capaci di uccidere di nuovo come hanno fatto con il povero Attilio Manca. Non li sottovalutiamo, son delinquenti non migliori dei mafiosi, solo più ipocriti”, aveva evidenziato con forza. Oggi Minasi è ancora più determinato nelle proprie convinzioni: “Certo che potrebbe succedere ancora, anche perchè c’è meno capacità reattiva – non solo da parte delle varie forze politiche – ma anche da parte del sistema dell’informazione. Che, salvo rarissime eccezioni, è sempre più ‘adeguato’ al sistema; sono sempre meno le voci fuori dal coro”. “E comunque, qui non si tratta solo di assenza di informazione – sottolinea l’ex pg di Messina –, ma bensì di informazione travisata. Questo accade non solo per episodi gravissimi come la morte di Attilio Manca,ma anche in generale per quanto riguarda la stessa politica. A tal proposito mi ha molto impressionato la disparità di trattamento delle notizie che si è verificata recentemente: da una parte un clamore eccessivo verso la notizia della querela dell’ex candidata M5s a sindaco di Genova nei confronti di Beppe Grillo e Alessandro Di Battista, dall’altra un silenziototale dei media (tranne Il Fatto che ha sollevato il caso) verso la questione della copiatura della tesi di dottorato del ministro Marianna Madia. In altri Paesi casi simili hanno portato alle dimissioni dei responsabili: in Italia un silenzio tombale”.
L’analisi definitiva dell’ex magistrato sulla morte del giovane urologo barcellonese non fa sconti per nessuno. “Sono sempre più convinto che quello di Attilio Manca sia un assassinio di Stato: uno dei tanti episodi della trattativa tra Stato e mafia”, afferma tutto di un fiato. “Nei confronti della Procura di Roma, che ancora non ha chiuso il caso – conclude –, io ripongo la mia tenue fiducia. Di sicuro questa volta non hanno l'arma del conflitto di attribuzione!”. E Il possibile contrasto tra due uffici giudiziari che ne potrebbe scaturire? “Non sarebbe la prima volta che accade: un’ulteriore dimostrazione di quello che avviene sotto traccia. Ecco perché, per quello che vale, continuerò sempre a stare vicino alla famiglia Manca nella loro pretesa di verità”.

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