di Aaron Pettinari
Parte civile chiede consenso a atti in processo ma c’è il no della Procura
Al processo Caccia non vi sarà nessun approfondimento della "pista investigativa alternativa", quella che intreccia servizi segreti e mafia attraverso il riciclaggio di denaro al casinò di Saint Vincent. Lo ha deciso la Corte d'Assise (presidente Ilio Mannucci Pacini) respingendo la richiesta di Fabio Repici, legale dei familiari del procuratore che sono parti civili nel dibattimento, di ammettere come prove una serie di atti di altri procedimenti. I giudici hanno respinto la richiesta perché quei documenti - hanno spiegato - riguardano una "ipotesi investigativa estranea all'imputazione" a carico di Schirripa, finito in carcere nel dicembre del 2015 con l'accusa di aver fatto parte del commando della ‘Ndrangheta (il mandante Domenico Belfiore è stato già condannato all'ergastolo) che uccise Caccia.
In particolare il legale aveva chiesto di far entrare in questo processo, dopo che il primo si è chiuso dopo poche udienze perché si era verificato un vizio di procedura, di fare entrare negli atti alcuni documenti che puntano dritto a Domenico Latella e Rosario Pio Cattafi, avvocato barcellonese ritenuto vicino all'estrema destra e alla mafia siciliana.
Dopo il diniego dei giudici il legale Repici ha chiesto che le parti dessero il consenso all'accesso di quegli atti nel processo (con l'ok delle parti per legge sarebbero entrati), ma è qui che è maturato lo scontro processuale con il pm della Dda di Milano Marcello Tatangelo. Quest’ultimo non ha concesso il consenso rimettendosi, in sostanza, alla decisione presa dai giudici e parlando di "irrilevante produzione documentale". La difesa, invece, aveva dato l'ok.
Non solo. Nel negarlo ha fatto notare che quegli atti sono già entrati in un procedimento, nato da una denuncia del 2014 della famiglia Caccia (dove si sosteneva che il magistrato venne ucciso perché stava indagando su casi di riciclaggio di denaro sporco al Casino' di Saint Vincent), aperto a Milano a carico di Cattafi e Latella. Indagine questa, però, per cui di recente il pm ha chiesto l'archiviazione. Ovviamente la parte civile si è opposta alla richiesta di archiviazione e si è ancora in attesa che il gip fissi un'udienza per decidere.
La parte civile, tra l'altro, aveva anche chiesto nei mesi scorsi alla Procura generale di Milano di avocare quelle indagini su Cattafi e Latella togliendole al pm, ma l'istanza è stata di recente respinta.
Intanto ieri in aula sono stati ascoltati Placido Barresi, cognato di Domenico Belfiore, il fratello di quest'ultimo, Giuseppe Belfiore, e un altro teste.
Barresi ha negato di conoscere Francesco D’Onofrio, ex militante di Prima Linea, ritenuto vicino alla ‘Ndrangheta e indagato anche lui come esecutore dell'omicidio di Caccia.
Barresi ha anche negato che tra il clan Belfiore - di cui era esponente di spicco - e uomini di Prima Linea possa esserci stata una saldatura in occasione del delitto del procuratore capo di Torino.
Il processo è stato rinviato al prossimo 13 marzo quando sarà ascoltato Domenico Agresta il pentito che tira in ballo D'Onofrio da cui ha preso il via la nuova inchiesta.
Fonte ANSA
ARTICOLI CORRELATI
Omicidio Caccia, azzerato il processo per un errore dei pm