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Altra telefonata di rilievo è quella che vede ancora una volta protagonista Giuseppe Pagliani, questa volta insieme all’avvocato Antonio Sarzi Amadè. In questa conversazione, si legge nella sentenza, “si intende che la strategia da attuare prevede un forte "attacco dei nemici", individuati oltre che nella Presidente della Provincia Sonia Masini, anche nel Presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia Enrico Bini nonché, chiaramente, nell'azione del Prefetto”: (PAGLIANI: “ma noi lo usiamo il PDL? cioé lo usiamo ti PDL per...” - SARZI AMADE': “ma il PDL lo usi dopo! prima fai la manovra che attacchi tutto pesantemente"). Nel corso della stessa conversazione, però, Sarzi Amadè mette in guardia Pagliani su alcuni dei soggetti presenti alla cena: “c'era della gente che a me non piaceva […] e non so se hai notato che io non ho detto un cazzo... eh ... soprattutto c'era della gente che a me non piaceva, ti ho detto, siccome quella gente li a me non piacciono” e alla domanda di Pagliani di specificare meglio, Sarzi Amadè risponde: “Sarcone”. La stessa sensazione viene percepita e manifestata dall'amica e collega Caterina Arcuri, anche lei presente alla cena: "Guarda io ho una sensazione. Qua non sappiamo chi c’era. Cioé,io non li conoscevo. Quindi, prima di fare qualcosa, assicurati effettivamente che le persone che ti hanno fatta questa proposta" .. perché ho detto… io la mia terra la conosco bene o male.. la mentalità, la storia della mia.. del mio paese… la conosco, fai attenzione". Di queste telefonate ha lungamente parlato il Maggiore Leuzzi durante l’udienza del 2 febbraio. Ma ne parla anche il giudice, sempre nelle motivazioni della sentenza: “L'unico che sembra non essersi accorto di nulla ed anzi smorza i dubbi dei suoi interlocutori pur avendo - a differenza di tutti gli altri - partecipato anche all’ incontro tenutosi presso l'ufficio di Sarcone il 2 marzo è solo Pagliani”. Il 28 marzo 2012, una settimana dopo la cena agli Antichi Sapori, Pagliani contatta il senatore Filippo Berselli per fissare un appuntamento "con Rocco Gualtieri, per una questione molto importante, il nostro consigliere sai della comunità calabrese, consigliere comunale di Reggio, io dovrei quando puoi, quando hai tempo, rubarti cinque minuti a Bologna". Il 2 aprile avviene dunque l’incontro tra Pagliani, Berselli e Gualtieri. Il Pubblico Ministero ha ritenuto di avere acquisito sufficienti elementi per sostenere che “in quella sede Pagliani aveva segnalato al senatore la problematica della misure interdittive ritenute ingiustamente adottate dal Prefetto di Reggio Emilia nei confronti dei calabresi, cosi tentando di dar corso al patto politico-mafioso stipulato”.Filippo Berselli, ascoltato dagli inquirenti, ricorda a fatica quell’incontro e afferma: “mi sembra di ... di non escludere che mi sia stata rappresentata una situazione eh .. di ... persecutoria del Prefetto di Reggio Emilia nei confronti di qualcuno, mi sembra di ... io non lo escludo, anzi prima ho detto lo escludo adesso, ripensandoci, mi sento di non poterlo escludere, non ci metterei la mano sul fuoco [...] Non gli ho dato più importanza a sta cosa, non mi ricordavo neanche del colloquio però sì credo che l 'oggetto fosse le misure interdittive”. La Difesa di Pagliani, invece ha apportato numerose prove dimostranti il fatto che l’oggetto dell’incontro fosse stata la richiesta avanzata all’onorevole Berselli per "sveltire" una pratica di sdemanializzazione di un terreno appartenente ad una società di cui era socio il padre di Rocco Gualtieri. Il 31 marzo 2012 è invece Pagliani a cercare Paolini, mosso dal bisogno di raccogliere “qualche firmetta tra gli amici dalla comunità calabrese" per presentare una lista civica a Campegine. In questo caso l'intervento dei cutresi non è decisivo, in quanto, pur avendo la lista civica "L'ALTRA CAMPEGINE" raccolto le firme necessarie per essere ammessa alla competizione elettorale, il candidato Sindaco Ivano Pedrotti ottiene soltanto il 3,29% dei suffragi. La circostanza viene però giudicata indicativa di come il politico “si fosse posto subito (e nonostante la telefonata di Sarzi Amadè che lo aveva messo in guardia pronunciando espressamente il nome di "Sarcone") a riscuotere il suo credito”.

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