Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Indice articoli











Durante l’udienza del 2 febbraio, il Maggiore Leuzzi ha raccontato di aver assunto l’incarico di Comandante presso la stazione dei Carabinieri di Fiorenzuola d’Arda nel novembre 2012 sostituendo l’allora Capitano Andrea Leo (già ascoltato al processo Aemilia nell’aprile dello scorso anno). “Ho ricevuto l’incarico di riascoltare alcune intercettazioni che riguardavano i rapporti tra la politica e la consorteria emiliana”, inizia Leuzzi. Prima di entrare nel vivo della sua deposizione, però, il Maggiore espone alla Corte un quadro complessivo di quella che era la situazione all’interno della cosca tra il 2011 e il 2012. Situazione già raccontata dal Maresciallo Calì, ascoltato a giugno dello scorso anno. Il Maresciallo Calì aveva infatti già parlato della frattura creatasi all’interno della cosca subito dopo l’arresto, il 21 luglio 2011, di Romolo Villirillo, ritenuto dagli inquirenti come “promotore, dirigente ed organizzatore dell’attività dell’associazione”, uomo di Nicolino Grande Aracri al nord con il compito di reinvestire il denaro direttamente proveniente dal boss. Ma la sete di denaro è troppa: Villirillo si impadronisce di una cospicua somma di denaro all’insaputa di Nicolino Grande Aracri che farà di tutto per riavere indietro il tesoro perduto. Questa vicenda viene ripresa dal Maggiore Leuzzi: “Il 21 luglio 2011 viene arrestato Romolo Villirillo con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Durante l’arresto vengono trovati titoli bancari che fanno pensare che Villirillo si sia appropriato di somme che dovevano invece andare alla casa madre. Inizia così da parte del capo locale, Nicolino Grande Aracri, la ricerca di questi soldi e viene incaricato Antonio Gualtieri che subentra a Villirillo”. In questo periodo, però, i problemi della cosca arrivano da più fronti: oltre alle diatribe interne, infatti, gli esponenti della consorteria emiliani vengono bombardati dalle interdittive emanate dall’inarrestabile prefetto di Reggio Emilia, Antonella De Miro. “Con queste interdittive vengono individuati imprenditori vicini alla ndrangheta” afferma Leuzzi in udienza. E dell’azione del prefetto De Miro ne parla anche il giudice all’interno delle motivazioni della sentenza di primo grado dei riti abbreviati del Processo Aemilia. “La cellula 'ndranghetistica emiliana si apprestava a vivere un momento di estrema difficoltà, sostanzialmente dovendosi contrappore a quella che il Pubblico Ministero ha efficacemente chiamato "offensiva istituzionale-mediatica": da un lato, l'azione del Prefetto di Reggio Emilia e dall'altra la sensibilizzazione sul tema della stampa locale. In quei mesi il Prefetto di Reggio Emilia Antonella De Miroadottava più decreti interdittivi prefettizi e numerose interdittive antimafia, forte ed efficace attività di contrasto, positivamente enfatizzata dagli organi di stampa locale”. La goccia che fa traboccare il vaso arriva il 24 febbraio 2012, data in cui il Prefetto revoca la certificazione antimafia a Michele Colacino, il quale ha un importante contratto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani per conto del gruppo IREN, che ha affidato l'incarico in sub-appalto alla cooperativa TRANSCOOP di cui Colacino è socio. Altre interdittive colpiscono anche Palmo Vertinelli e Gianluigi Sarcone, fratello di Nicolino. Il 1° marzo 2012 Michele Colacino si lamenta fortemente con Nicolino Sarcone per quanto accadutogli. Ed è proprio Michele Colacino che comincia ad “innalzare i toni”, rilasciando interviste e impostando una tesi difensiva che verrà adottata come cavallo di battaglia dall’interno sodalizio (ovvero che “vista la difficile congiuntura economica del momento, il lavoro prestato in Emilia dai calabresi, che fino a poco tempo prima era stato una risorsa, non serviva più e per emarginare la categoria si utilizzava strumentalmente la 'ndrangheta”). Anche il Pubblico Ministero scrive in merito a questo atteggiamento: “Colacino ha avuto il merito di "sdoganare" per primo una battaglia che poi è stata presa e fatta propria dall’intero gruppo e di incarnare una posizione in relazione al tema della 'ndrangheta che, in fondo, è quella di tutti: la 'ndrangheta c’è ma è sempre altrove, sempre in un "altrove", fisico e geografico tale da non richiedere mai una presa di distanza reale, una indicazione precisa, una posizione chiara. Purtroppo questo sarà il rischio corso anche da rami amministratori constatato nel corso dell’indagine".

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos