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anno giudiziario 2017 panoramica c ansadi Miriam Cuccu
In corso oggi nell'aula magna della Corte di Cassazione la cerimonia che inaugura l'anno giudiziario. Presenti il capo dello Stato Sergio Mattarella, il presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio, il procuratore generale Pasquale Ciccolo, il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Partecipanti alla cerimonia anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, i presidenti delle Camere Laura Boldrini e Pietro Grasso, il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano e la sindaca si Roma Virginia Raggi. Unica "nota stonata" alla parata istituzionale l’assenza dell’Associazione nazionale magistrati, in polemica con il Governo per il mancato rispetto degli accordi sui correttivi al decreto sulla proroga dei pensionamenti solo per alcuni magistrati e sulla legittimazione ai trasferimenti. "Il governo pensa di poter decidere chi deve fare il giudice ma questo non è consentito” ha detto il presidente Piercamillo Davigo durante la conferenza stampa organizzata oggi dall'Anm per spiegare le ragioni della protesta.
In sala c’è aria di rimproveri: tema cardine dell’intervento del procuratore generale della Corte di cassazione, Pasquale Ciccolo è infatti quello del “riserbo” in relazione alle “fughe di notizie”, cosa che "rischia di ledere il principio costituzionale di non colpevolezza, più volte viene invocato l'intervento del mio ufficio, che risulta quasi sempre sterile per la obiettiva difficoltà di individuare le singole responsabilità”. Il procuratore ha anche ricordato "che la stessa Corte di Strasburgo ha ribadito che ai magistrati è imposta la massima discrezione anche là dove si sia trattato di sostenere pubblicamente le ragioni e la bontà dell'attività giudiziaria svolta”, quasi a voler invocare un nuovo giro di vite che imponga un ulteriore bavaglio ai magistrati.

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il procuratore generale della Corte Suprema di Cassazione Pasquale Ciccolo e il primo presidente della Corte Suprema di Cassazione Giovanni Canzio © Ansa


Il presidente della Cassazione Giovanni Canzio ha poi evidenziato nel suo intervento il fatto che ci sono troppo pochi processi per corruzione, sottolineando come nel Paese sia avvertita la "percezione di una diffusa corruzione sia nella Pubblica amministrazione che tra i privati". Canzio ha detto che però tale percezione "non trova riscontro nelle rilevazioni delle statistiche giudiziarie. Il dato nazionale registra, infatti, un numero esiguo di giudizi penali per siffatti gravi delitti, con appena 273 procedimenti definiti nel 2016 in Cassazione, pari allo 0,5%". Per il presidente della Cassazione occorre pertanto "avviare un'approfondita riflessione sull'efficacia delle attuali misure, preventive e repressive, di contrasto del fenomeno”. Ma non una parola sulle gravi infiltrazioni mafiose dalle quali nessun settore o livello resta esente, specie negli ambienti dove la corruzione imperversa. Canzio ha quindi criticato le "distorsioni del processo mediatico" favorite anche dalla "spiccata autoreferenzialità" di alcuni pm. A quali “processi” e “pm” viene rivolto questo messaggio? Certo è che i magistrati più esposti, - dove “esposizione” fa spesso rima con “minaccia” e “isolamento” - quelli in prima linea nel contrasto alla corruzione in ogni forma e contesto, alla criminalità organizzata e alle commistioni tra una e l'altra sono considerati i più scomodi. Se poi sono gli stessi a fare sentire la propria voce, magari denunciando il rischio della perdita di autonomia della magistratura nei confronti delle logiche politiche, apriti cielo. Non a caso, forse, il procuratore Ciccolo ha rincarato la dose richiamando il dovere dei magistrati di evitare esternazioni sul loro lavoro e, in questo ambito, "particolarmente delicate, ma solo raramente suscettibili di sindacato in sede disciplinare, appaiono le esternazioni di carattere politico e quelle concernenti vicende processuali in corso, potendo esse ingenerare nella collettività il convincimento, non importa se erroneo, che l'attività istituzionale del magistrato possa essere guidata da opinioni personali". "Pericolo tanto maggiore - ha specificato, per amore di precisione - quanto più il magistrato sia conosciuto, stante il maggior impatto mediatico delle sue dichiarazioni”. Non sono lontani i giorni di durissimi scontri a ridosso del referendum costituzionale, occasione in cui autorevoli voci dalla magistratura si sono levate per dare l'allarme sul rischio di un irrimediabile stravolgimento della Costituzione. Benvenuti nel Paese alla rovescia dove il primo problema diventano le opinioni dei magistrati e non, invece, la secolare questione della mafia, che se fosse azienda porterebbe un fatturato pari a 150 miliardi annui, o la pervasività della corruzione. L'ultimo rapporto di Tranparency International relega l'Italia al sessantesimo posto, terzultimo tra i paesi europei. Ma all’élite della magistratura basta solo che i suoi servitori siano ligi al silenzio. E ogni riferimento, sia chiaro, è puramente casuale.

Foto © Ansa

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