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matacena amedeo 2di AMDuemila
I legami tra 'Ndrangheta e politica al processo Breakfast

Amedeo Matacena “era la persona scelta per risolvere le nostre problematiche a livello processuale”. Così il pentito calabrese Pasquale Iannò ha descritto l'ex uomo di Forza Italia al processo Breakfast in corso a Reggio Calabria, nel quale tra gli imputati figurano l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola e la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, accusati di aver supportato l’ex parlamentare a sottrarsi alla giustizia dopo la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa.
In aula, rispondendo al pm Giuseppe Lombardo, Iannò ha descritto gli intrecci tra 'Ndrangheta e politica confermando il principio che “non è la 'Ndrangheta che cerca la politica, ma l'opposto”. L'ex braccio destro del capobastone Pasquale Condello, detto “il Supremo”, ha infatti citato gli affari in cui Matacena avrebbe avuto un ruolo insieme alle 'ndrine di Reggio Calabria, e i rapporti che l'imprenditore avrebbe stretto con le cosche in nome della sua carriera politica, sostenuta dallo stesso Condello. “Matacena manteneva i rapporti con Pasquale Condello. I Rosmini erano solo un'interfaccia di quello che all'epoca era il massimo vertice della 'Ndrangheta reggina”, nonostante il rapporto tra l'ex parlamentare e i Rosmini fosse comunque solido. “A livello politico – ha poi dichiarato – era legato a Pino Liuzzo e Peppe Aquil, è un imprenditore del clan Rosmini, mentre il secondo da uomo del medesimo clan è divenuto vicepresidente della provincia di Reggio Calabria, anche grazie all'appoggio di Matacena”. Il collaboratore di giustizia ha quindi specificato che “prima ci fu il sostegno a Paolo Romeo. Poi si passò ad Amedeo Matacena. Fu una scelta di Pasquale Condello, in quanto Romeo non aveva fatto nulla per noi”. Oltre a Romeo e Matacena, ha dichiarato il pentito, “mi interessai anche per quanto riguarda Alberto Sarra”.
Iannò ha spiegato che Matacena teneva degli incontri di natura politica a Reggio Calabria, nel negozio di giocattoli di Aquila, chiedendo “come si svolgevano le cose, la situazione politica”. L'ex uomo di FI, ha commentato il pentito, è uno “che si è esposto troppo, perché lui non ha avuto alcuno scrupolo o riservatezza a fare certi incontri. Non sapeva neppure il rischio a cui andava incontro” facendo riferimento ad appuntamenti con boss della 'Ndrangheta anche latitanti.
“Matacena ha sempre fatto affari con la 'Ndrangheta, ma quando i primi pentiti hanno iniziato a svelarne i segreti, da Montecitorio ha cercato di screditarli” ha proseguito Iannò. “Ha parlato di promesse per quanto riguardava il processo. – ha aggiunto – A noi interessava “Santa Barbara”, che era basato quasi esclusivamente su intercettazioni” per il quale si voleva ottenere di “aggiustare il processo”. Così come si intendeva sistemare il processo Olimpia 1: “Qualcosa fu fatta dalla parte opposta, dal cartello destefaniano” ha ricordato Iannò, che ha citato gli avvocati Giorgio De Stefano e Paolo Romeo come attivi del progetto che avrebbe interessato anche Olimpia 2, così da gettare discredito su giudici e pentiti. Da Montecitorio, ha continuato a raccontare il collaboratore, Matacena avrebbe operato per depotenziare i risultati investigativi raggiunti con le dichiarazioni dei primi pentiti di 'Ndrangheta, Giacomo Lauro e Filippo Barreca. “Ho saputo – ha detto – che avrebbe dovuto portare in Parlamento dei fogli bianchi con la scritta di Lauro, in modo da screditarne il pentito”. Ma c'è di più: “In Olimpia 2 – ha rivelato – si parlava di screditare la presidente Grasso a livello giornalistico, sempre grazie all'aiuto di Matacena”.

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