di Lorenzo Baldo
Eccoli. Gli ex amici di Attilio Manca sfilano davanti al Gup di Viterbo, Silvia Mattei. Tusciaweb riporta stralci delle loro dichiarazioni al processo contro Monica Mileti accusata di aver ceduto le dosi fatali di eroina che hanno causato la morte del giovane urologo siciliano. E’ come se sullo schermo si proiettasse un vecchio film. Calunnie, menzogne e poi ancora spudorate falsità che riportano indietro nel tempo. Quasi in sordina prendono la parola Lelio Coppolino e Salvatore Fugazzotto. “Con Attilio – ribadisce quest’ultimo – ho fatto uso di eroina negli anni ’80. Andavamo a comprare la droga in piazza e, in Sicilia, Attilio è stato anche coinvolto nell’operazione antidroga Mare Nostrum”. Avanti un altro. “Sul finire del liceo – afferma Coppolino – ho iniziato a fare uso di marijuana con un gruppo di amici, tra cui Attilio. Abbiamo fumato fino ai 21 anni, per poi provare l’eroina che sniffavamo o ci iniettavamo in vena”. E’ la volta degli ex investigatori della Squadra Mobile di Viterbo. Tra questi c’è l’ex capo della Mobile, Salvatore Gava, già condannato a 3 anni e 8 mesi per un suo falso verbale relativo al ritrovamento di alcune spranghe e molotov alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. Il Procuratore della cittadina laziale, Paolo Auriemma, ci tiene ad essere presente in aula per interrogare i testi. Peccato che non abbia manifestato lo stesso interesse per la deposizione del 4 novembre scorso di Angela Manca, liquidata dal Pm e dal Gup dopo pochissime domande. Dal canto loro Gava e il suo collega ripetono laconici: Attilio Manca non si è mai mosso da Viterbo e non sono mai stati provati suoi viaggi in Francia nel periodo in cui Provenzano veniva operato alla prostata. Piccolo dettaglio: Gava è lo stesso investigatore che è già stato smentito sulla presenza di Attilio al Belcolle. A evidenziarlo era stato nel 2014 il senatore dei 5 Stelle Vincenzo Santangelo in una interrogazione parlamentare (sottoscritta da altri parlamentari 5 Stelle) rivolta ai ministri dell’Interno e della Giustizia. “Dalle indagini svolte dalla redazione del programma di Rai Tre ‘Chi l'ha visto?’ – scriveva Santangelo – risulta che Attilio Manca non era in ospedale nei giorni del ricovero di Bernardo Provenzano a Marsiglia; l’assenza di Attilio Manca dall’ospedale ‘Belcolle’ di Viterbo, è stata verificata dal giornalista Paolo Fattori del programma ‘Chi l’ha visto?’, dopo aver controllato il registro delle presenze dello stesso nosocomio. I giorni in cui è segnata la mancata presenza di Attilio Manca, sono quelli del 25, 26 e 31 ottobre 2003, mentre il 30 ottobre, lo stesso se ne era andato via intorno alle ore 15,30, prima quindi che terminasse il suo turno, per poi rientrare in servizio la mattina del 1° novembre del 2003. Il verbale della Squadra Mobile di Viterbo, guidata all’epoca dal dottor Salvatore Gava, asserisce invece che l'urologo siciliano era di turno in ospedale nei giorni in cui il boss si trovava in Francia per sottoporsi all'intervento chirurgico. Quindi, a parere degli interroganti, o Attilio Manca era davvero in ospedale oppure il capo della squadra mobile ha attestato il falso”. La circostanza che il giovane urologo siciliano non fosse in servizio in quei giorni è stata confermata, così come la falsità della relazione firmata da Salvatore Gava. L’ipotesi che Attilio Manca abbia potuto visitare Provenzano prima o dopo l’operazione – in Francia o in Italia – resta quindi del tutto plausibile. Che poi sia stato eliminato in quanto testimone scomodo della rete di protezione attorno al capo di Cosa Nostra è altrettanto possibile.
I barcellonesi
Ma torniamo agli ex amici di Attilio. Coppolino e Manca si conoscono alla scuola elementare negli anni ’70. Con Fugazzotto invece l’urologo barcellonese è compagno di banco alle scuole medie, per poi proseguire l’amicizia al liceo classico. Con entrambi il rapporto continua negli anni.
Alla domanda del Procuratore Auriemma su chi avrebbe fornito l’eroina ad Attilio Manca, Coppolino indica “Monique”, nickname riconducibile alla cinquantenne romana Monica Mileti. “Attilio mi ha raccontato che tra loro c’era un rapporto di fiducia e che Monique era la sua unica via d’accesso al mondo della droga. Nonostante facesse uso di eroina, Attilio non ne era dipendente. Era un assuntore sporadico e poteva restare senza dose per due, tre mesi o addirittura un’intera stagione”. Dello stesso tenore la prosecuzione dell’esame di Fugazzotto: “Negli anni ’90 io ho smesso (con la droga, ndr), ma lui ha continuato a farne uso, anche se sporadicamente. Era una persona intelligente e sapeva a cosa andava incontro, ma ogni tanto voleva ‘ubriacarsi’ con quella roba”. Dichiarazioni trancianti. Ma spudoratamente false e smentite apertamente dai colleghi di Attilio Manca, abituati a lavorarci assieme, a volte fino a 16 ore al giorno. All’ospedale Belcolle Attilio non aveva mai dato segni di squilibrio legati a ipotetiche crisi di astinenza, né tanto meno aveva manifestato crisi psico-fisiche in tal senso. Le testimonianze dei colleghi del suo reparto sono state verbalizzate dagli inquirenti anni orsono. Ma - inspiegabilmente – sono state platealmente accantonate dalla Procura che ha preferito seguire la pista del suicidio a base di droga dando spazio alle menzogne degli ex amici i quali, dopo una vita passata a elogiare il giovane urologo, di improvviso lo hanno descritto come un eroinomane anomalo capace di controllare i propri impulsi. Certo è che le “tracce” di marijuana nella vita di Attilio Manca risultano unicamente nel ricordo della sua gita in Spagna del 1987 ai tempi del liceo. Ma per Lelio Coppolino dagli spinelli fumati “fino ai 21 anni”, si è passati all’eroina “che sniffavamo o ci iniettavamo in vena”. Attilio coinvolto nell’operazione antidroga “Mare Nostrum”? Altra falsità. Accanto al cognome “Manca” era indicato il nome del cugino di Attilio, Ugo, che di fatto risultava coinvolto, arrestato e successivamente condannato a 9 anni per traffico di droga (assolto in appello con sentenza divenuta irrevocabile). Il nome di Attilio - inizialmente inserito - risultò essere un mero errore. Il suo riferimento, quindi, venne immediatamente rimosso in quanto completamente estraneo a quelle vicende di droga.
Il paradosso
A dicembre del 2003 è lo stesso Ugo Manca a chiedere ad Attilio di operarlo a Viterbo. Si tratta di un intervento di varicocele. “Ma perché lei si sarebbe fatto operare da un tossico?”, aveva chiesto la giornalista di “Servizio Pubblico”, Francesca Fagnani, a Ugo Manca prima di essere letteralmente buttata fuori di casa dal cugino del giovane urologo. La domanda - del tutto legittima - non ha mai avuto risposta. Che probabilmente non ci sarà quando il cugino di Attilio verrà a chiamato a deporre a Viterbo.
Le deposizioni degli ex amici di Attilio e degli ex investigatori della Mobile di Viterbo non sorprendono l’avvocato Fabio Repici che, assieme ad Antonio Ingroia, difende la famiglia Manca. Per il legale siciliano è del tutto evidente che si tratta dell’effetto della loro esclusione quali parti civili al processo contro Monica Mileti. Un’esclusione che ancora brucia. Due anni fa il Gup aveva ribadito che il reato di “omicidio colposo”, attribuito alla Mileti, era caduto in prescrizione, mentre lo “spaccio di sostanze stupefacenti” – l’altro reato per la quale la donna è sotto processo – non aveva determinato danni alla famiglia del congiunto deceduto. Con un semplice tratto di penna il padre, la madre e il fratello di Attilio erano quindi stati esclusi dal processo. Una vera e propria aberrazione giuridica. “Evidentemente – aveva dichiarato in seguito Repici – la presenza dei genitori e del fratello di Attilio che reclamavano approfondimenti al fine della ricerca della verità era vissuta con fastidio da alcuni magistrati a Viterbo”. Una ricerca della verità – realmente mozzata dalle pessime indagini espletate sinora - a cui però si sono aggiunte recentemente le testimonianze di collaboratori di giustizia come Carmelo D’Amico che, a distanza di anni, circoscrivono la morte del giovane urologo ad ambienti di mafia, massoneria e Servizi segreti. Questo filone di inchiesta è di fatto approdato alla Procura di Roma, nelle mani del Procuratore aggiunto Michele Prestipino. Da più di due anni, però, non si hanno notizie. L’ipotesi che nel frattempo possa sopraggiungere una richiesta di archiviazione sul caso Manca non dà tregua a due anziani genitori che temono di non riuscire ad avere verità e giustizia prima di morire.
Focus sugli ex amici
Vale la pena ricordare che Lelio Coppolino è figlio di Vittorio Coppolino che, secondo la testimonianza di Angela Manca, una settimana dopo la morte del medico siciliano (quando ancora nessuno, compresi i magistrati, era a conoscenza dell'operazione di Provenzano a Marsiglia) avrebbe detto ai genitori del dottor Manca: “Siete sicuri che Attilio non sia stato ucciso perché ha operato Provenzano?”. Dal canto suo Vittorio Coppolino ha sempre negato di essersi rivolto ai coniugi Manca con quelle precise parole. Sullo sfondo è rimasta l’ipotesi che il giovane urologo abbia potuto confidare qualcosa al suo vecchio amico Lelio e che quest’ultimo lo abbia riferito al proprio padre. Coppolino jr, così come ricorda l’interrogazione parlamentare dei 5 Stelle, “prima smentisce ‘categoricamente’ la tossicodipendenza di Attilio Manca e diversi anni dopo la afferma con decisione, senza che gli inquirenti si pongano il perché di tali ritrattazioni”. E’ lo stesso Repici a ricordare che Lelio Coppolino risulta essere “un soggetto tanto attendibile da essere stato rinviato a giudizio, su richiesta della Dda di Messina, per il delitto di falsa testimonianza in relazione al delitto più eclatante della storia barcellonese, l’assassinio dell’eroico giornalista Beppe Alfano”.
Per quanto riguarda Fugazzotto si potrebbe citare la sua strana telefonata ad Attilio del 10 febbraio 2004, avvenuta alla presenza della collega del giovane urologo, Loredana Mandoloni. Una telefonata che, a detta della stessa Mandoloni, provoca misteriosamente un evidente peggioramento dell’umore di Attilio al punto da fargli decidere di andare urgentemente a Roma. L’ex amico del medico siciliano ha sempre negato una simile circostanza tergiversando sui contenuti di quella conversazione. Certo è che Fugazzotto è un grande amico di Ugo Manca, al punto da sceglierlo come padrino di cresima, nonché amico dell’architetto barcellonese Guido Ginebri che a sua volta aveva presentato Monica Mileti ad Attilio Manca. Dati oggettivi – che potevano aprire nuovi scenari nel caso Manca – su cui, però, la Procura di Viterbo non ha mai voluto approfondire.
“Si può programmare un omicidio nei minimi particolari – ha scritto oggi Angela Manca sulla sua pagina facebook –; si possono organizzare depistaggi e fare scomparire dai tabulati alcune telefonate; si possono produrre delle testimonianze false e pilotate, senza tener conto dei testimoni romani e viterbesi con i quali Attilio aveva rapporti di lavoro e con alcuni anche di amicizia, ma alla fine la verità sarà sempre più forte della menzogna. Bisogna solo avere la pazienza di aspettare!”. “Caro Attilio – ha aggiunto Luca, il fratello del giovane urologo, sull’omonimo social network –, la verità arriverà; occorre avere pazienza e sapere attendere”.
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Info: attiliomanca.it