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Referendum: un ''No'' per difendere la Costituzione e liberarci dalle menzogne
di Lorenzo Baldo
“Un buon mentitore ha grandi capacità sociali, vi capisce immediatamente, sa intercettare le vostre emozioni e coglie che cosa volete sentirvi dire. Ed è abbastanza intelligente per rendere credibile la sua bugia”. Chissà se il giornalista inglese, Ian Leslie, autore di “Bugiardi nati”, avrebbe mai immaginato che il suo pensiero potesse essere tanto calzante per il Premier italiano Matteo Renzi. La campagna referendaria volge al termine e ancora rimbombano nell’etere le menzogne spudorate del Presidente del Consiglio. Basta analizzare la sintesi di bugie ed evidenti falsità citate dal Comitato del “No” in difesa della Costituzione: la “riforma” Boschi-Verdini supera il bicameralismo? No, lo rende più confuso e crea conflitti di competenza tra Stato e regioni, tra Camera e nuovo Senato. Diminuisce i costi della politica? No, i costi del Senato sono ridotti solo di un quinto. Produce semplificazione? No, moltiplica fino a dieci i procedimenti legislativi e incrementa la confusione. È una riforma innovativa? No, conserva e rafforza il potere centrale a danno delle autonomie, private di mezzi finanziari. Amplia la partecipazione diretta da parte dei cittadini? No, triplica da 50.000 a 150.000 le firme per i disegni di legge di iniziativa popolare. È una riforma chiara e comprensibile? No, è scritta in modo da non essere compresa. È una riforma legittima? No, perché è stata prodotta da un parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. È il frutto della volontà autonoma del parlamento? No, perché è stata scritta sotto dettatura del governo. Garantisce la sovranità popolare? No, perché insieme alla nuova legge elettorale (Italicum), già approvata, espropria la sovranità al popolo e la consegna a una minoranza parlamentare che solo grazie al premio di maggioranza si impossessa di tutti i poteri. Garantisce l'equilibrio tra i poteri costituzionali? No, perché mette gli organi di garanzia (Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale) in mano alla falsa maggioranza prodotta dal premio.
Costituzionalisti del calibro di Gustavo Zagrebelsky, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace ed altri intellettuali, ricercatori, sindacalisti e giornalisti, assieme a magistrati come Armando Spataro, Gherardo Colombo, Roberto Scarpinato, Nino Di Matteo, Ferdinando Imposimato, Sebastiano Ardita ed altri ancora, hanno spiegato nel dettaglio le ragioni per cui bisogna difendere la Costituzione da chi intende colpirla nelle sue fondamenta. Dal canto suo il Procuratore Generale di Palermo Scarpinato ha ricordato che “la riforma abroga l'articolo 58 della Costituzione vigente che sancisce il diritto dei cittadini di eleggere i senatori, e con ciò stesso svuota di contenuto l'art. 1 della Costituzione, norma cardine del sistema democratico che stabilisce che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Carlo Smuraglia, presidente dell’Anpi, ha definito la riforma “uno strappo e un oltraggio alla democrazia”. Un oltraggio che traspare nel quesito stesso del 4 dicembre - scritto in maniera subdola - che riassume plasticamente tutte queste bugie. Lo stesso Renzi in un’intervista di oggi al Corriere della Sera ha ammesso candidamente che “quando i sondaggi erano ancora pubblicabili ve ne erano alcuni che dimostravano come la semplice lettura del quesito - che può avvenire anche in cabina - produceva un travaso di almeno tre punti percentuali dal No al Sì”. Un bel colpo, non c’è che dire. Nel frattempo le menzogne del Premier - amplificate a dismisura dalla stragrande maggioranza dei media compiacenti - arrivano anche per posta a casa degli italiani attraverso l’opuscolo intitolato “Sì cambia” con tanto di sottotitolo tracotante: “Votare informati”. Mai come questa volta i cittadini italiani sono stati invece informati male su questo referendum: balle su balle, polemiche roventi che hanno distolto l’attenzione dalla riforma stessa, e poi ancora bugie fondate su un vero e proprio terrorismo psicologico indotto - tra l’altro - dai grandi colossi finanziari internazionali. E’ del tutto evidente che se il Premier risulta ancora “funzionale” ad un sistema di potere - a cui poco importa la democrazia - riceve automaticamente, sotto ogni profilo, il sostegno necessario delle grandi lobby. In una sorta di ologramma restano impresse le immagini di Matteo Renzi venuto più volte in Sicilia (l’ultima è di stamattina) a caccia di voti. Voti mafiosi? Al momento non c’è alcun riscontro oggettivo che possa avvalorare una simile ipotesi. Vero è che il suo canto delle sirene in favore del ponte sullo stretto di Messina è stato ascoltato con profonda attenzione da Cosa Nostra. Che certamente non dimentica determinati messaggi all’interno della cabina elettorale. La metodologia - indotta o meno che sia - del Presidente del Consiglio ha contribuito a spaccare a metà un Paese intero all’insegna del più becero “Divide et impera”. Forte della presenza di un popolo anestetizzato - in larga parte apatico, disilluso, stremato dalla crisi economica e talvolta complice -, Renzi si appresta a smembrare la Carta costituzionale. Il “No” che ci si appresta a barrare è quindi un no convinto per difendere più che mai la nostra Costituzione. Un “No” contro l’autentico spreco di denaro pubblico che non si risolve con uno striminzito taglio di senatori e che questo governo non intende fermare: l’acquisto delle armi. Tra la miriade di tabelle della legge di Stabilità 2016 si cela un dato, rilevato da Rete Italiana Disarmo, che conferma chiaramente il volto di chi ci governa. Dopo un anno di dichiarazioni a dir poco ambigue, il governo Renzi ha ribadito ufficialmente e definitivamente lo stanziamento per l’acquisto di 90 cacciabombardieri F35 per una spesa di 13 miliardi di euro. Di che risparmio stiamo quindi parlando con questa pseudo riforma?
“Dietro ogni articolo della Costituzione stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. La Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi”. Fare proprie le parole dell’ex Capo di Stato, Sandro Pertini, pronunciate il 31 dicembre 1979, diventa oggi un dovere morale da compiere con un gesto semplice quanto liberatorio: con un No!

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