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A tal proposito Giovanna Chelli, presidente dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, ha recentemente dichiarato: “Temiamo che sia di nuovo in atto 'la trattativa' per 'ammorbidire' attraverso maneggi sul '41 e il 4 bis' la detenzione di 'cosa nostra' stragista, affinché nei prossimi incontri elettorali faccia proselitismo e indirizzi il voto dal carcere verso chi gli 'promette' ancora una volta di ammorbidire il carcere duro o meglio ancora, andare verso l’annullamento di una detenzione aborrita dalla mafia tutta, un dato processuale ormai incontrovertibile”. Cosa si può replicare di fronte al timore della signora Chelli, peraltro madre di una ragazza che è rimasta gravemente ferita nella strage di Firenze del '93?

Bisogna essere chiari e spiegare quali siano i progetti sulla giustizia penale. Non può certamente sostenersi che tutti coloro che invocano garanzie sono in mala fede, ma è giusto che i cittadini sappiano la verità sulle scelte di prevenzione che riguardano il contrasto alla mafia.

In questi ultimi giorni di campagna referendaria si continua a parlare della possibile riforma della Costituzione. Per comprendere meglio il suo punto di vista le cito alcuni stralci degli interventi a riguardo dei suoi colleghi Armando Spataro, Nino Di Matteo e Gherardo Colombo.
Iniziamo dal procuratore di Torino Spataro che ha dichiarato senza alcun tentennamento: “Questa riforma riduce il Parlamento a un tappetino e squilibra i rapporti tra i poteri dello Stato”. Per poi aggiungere che: “il diritto-dovere di 'schierarsi' non ha nulla a che fare con la contesa partitica-politica che si sviluppa nei periodi di campagna elettorale ed alla quale, certo, i magistrati devono rimanere estranei, come prevede anche il nostro codice deontologico. Qui si tratta, invece, di un diritto costituzionale di cui anche il magistrato - come ogni cittadino - è titolare e che viene oggi contestato, in misura ben più dura di quanto avvenne nel 2006”.
Concordo con il procuratore Spataro, anche sulla sua premessa che la dice lunga su quanto i magistrati tengano alla loro imparzialità e siano distanti dalle contese politiche. Ma qui giustamente il problema è spiegare che, di fronte al venire meno di alcuni principi, viene messo a rischio anche un modello di giustizia. Difendere la Costituzione ed il suo spirito è dunque difendere l’imparzialità. Delle contese politiche poco ci importa.

Dal canto suo Gherardo Colombo ha evidenziato con convinzione che “si vuol far diventare la Costituzione una legge 'sovraordinata'. Ma la Costituzione è un’altra cosa. Il nuovo testo va abbondantemente oltre i principi fondamentali dell’organizzazione dello Stato”.
Sono sicuramente d’accordo sul fatto che la Costituzione è ben più che una legge sovraordinata. E’ un collante sociale e l’espressione di un modello partecipativo. Credo che i costituzionalisti abbiano spiegato questo molto meglio di me.

Ma secondo lei la Costituzione è un baluardo delle garanzie, o un punto di forza per combattere la mafia?
E’ l’uno e l’altro insieme se viene interpretata con rigore ed onestà. Le garanzie del cittadino non dovrebbero negare il dovere dello Stato di provvedere all’annientamento - non al contenimento - delle organizzazioni criminali. Spesso il contenuto della Carta è banalizzato da letture strumentali, come se i Costituenti fossero stati dei garantisti a senso unico, ma non è affatto così. Anzi è vero il contrario: leggo fermezza nei principi e rigore nella gerarchia dei valori che sono lì descritti, anche se di mafia e di deviazioni istituzionali non c’era neppure una idea lontana nella giovane Repubblica che si affacciava al mondo all’indomani della guerra.
Se avessero avuto cognizione di quanto fossero presenti e radicate Cosa Nostra e la corruzione dentro la nostra società, stia pur certo che i Costituenti avrebbero scritto gli stessi principi ma in modo ancor più diretto. L’etica pubblica era un valore condiviso e indiscutibile nel 1946 e se qualcuno avesse potuto sospettare che questi mali si sarebbero potuti diffondere in modo così pervasivo il Costituente non avrebbe risparmiato un passaggio per dire che il nostro popolo e le sue Istituzioni combattono la mafia ed il malaffare, che minano oltre che la sicurezza anche la credibilità dello Stato. Così come è avvenuto per il ripudio della guerra e delle dittature, che erano i mali di quell’epoca.
Prova di tutto ciò sta nel fatto che la legge sul 41bis e le norme sul doppio binario sono state dichiarate dalla Corte compatibili con la nostra Carta fondamentale.

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