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Poche parole

Se gli interrogatori e le dichiarazioni di Ciancimino jr vengono scansionate al millimetro dal giudice, altrettanto non si può dire per quel che riguarda le dichiarazioni della giornalista Sandra Amurri che il 21 dicembre 2011 si è trovata ad ascoltare un dialogo tra Mannino e l'onorevole Giuseppe Gargani. Un altro tassello ritenuto importante dai pm nel corso della loro requisitoria.
Sia al processo per la mancata cattura di Provenzano, così come dinnanzi alla Corte di Assise di Palermo presso la quale si celebra il processo sulla Trattativa in ordinario, la giornalista aveva ricostruito in aula gli istanti nei quali casualmente aveva captato quel dialogo. “Hai capito, questa volta ci fottono - aveva detto Mannino a Gargani nella ricostruzione della Amurri -, dobbiamo dare tutti la stessa versione. Spiegalo a De Mita, se lo sentono a Palermo è perché hanno capito. E, quando va, deve dire anche lui la stessa cosa, perché questa volta ci fottono. Quel cretino di Ciancimino figlio ha detto tante cazzate, ma su di noi ha detto la verità. Hai capito? Quello… il padre… di noi sapeva tutto, lo sai no? Questa volta, se non siamo uniti, ci incastrano. Hanno capito tutto. Dobbiamo stare uniti e dare tutti la stessa versione”. Il procuratore aggiunto Vittorio Teresi aveva rimarcato che “quando Mannino disse a Gargani ‘la Procura di Palermo ha capito tutto’ diceva il vero. Si è riusciti a trasformare quel che si era capito in prove giudiziarie. Le sue parole, ‘ora ci fottono’, ‘Ciancimino ha detto la verità su di noi’ vanno direttamente collegate al ruolo avuto dal Mannino dopo la morte di Lima, dopo le stragi, il suo rapporto con Mori, il suo sollecitare la non applicazione del 41 bis allo stesso Di Maggio. E’ lui l’istigatore principale di quel contatto tra Mori e De Donno e Cosa Nostra, ma anche con altri esponenti istituzionali, perché bisogna scegliere la via dell’accordo mentre gli uomini dello Stato avrebbero dovuto cercare la strada per distruggere Cosa Nostra, non quella di conviverci e coesisterci”.
Secondo il giudice, però, la testimonianza della Amurri “anche ove fosse completamente attendibile e non frutto dell’enorme suggestione mediatica creatasi intorno al processo e di cui il giornale per cui lavorava era al centro, proverebbe soltanto che Mannino temesse di essere sbugiardato su qualcosa di interesse dei Pm e si porrebbe quindi il problema di accertare su che cosa”. “Le ipotesi - prosegue - visto l’ampio raggio dei sospetti sollevati dagli inquirenti anche intorno alla sostituzione di Scotti ed alla nomina di Nicola Mancino, le situazioni più direttamente riferite a Mannino, sarebbero tanto numerose quanto inconducenti”.  
Evidentemente al gup non interessava approfondire il tema così come non ha voluto sviscerare il tema “mafia-appalti”, limitandosi a dire nelle sue considerazioni che “l'argomento, come posto dal pm, appare un'asserzione pura e semplice e per giunta mal posta, dal momento che al giudice non sono stati forniti gli strumenti per valutare autonomamente l’operato dei Ros, né vi è stato un contraddittorio con i diretti interessati, la cui versione dei fatti non è dato conoscere”. Eppure se avesse voluto, a norma di legge, avrebbe anche potuto citare testimoni, per andare fino in fondo a questa storia che non le appariva chiara per mancanza di contraddittorio. Non solo. Successivamente scrive che “le informazioni che è dato ricavare già soltanto dalla lettura dei documenti acquisiti indicano che la vicenda dell’indagine ‘mafia-appalti’, e dello scontro intimamente connesso tra la Procura e i ROS, fu molto più articolata di come illustrata dal Pm… Non può nemmeno trascurarsi che Massimo Ciancimino, nel rispondere alle domande postegli dai Pm nel corso dei suoi interrogatori (nel presente procedimento), afferma che il padre non si fidava dell’influenza di De Donno e Mori e voleva per la sua trattativa migliori garanti, ricordando che una telefonata del Procuratore della Repubblica Giammanco era bastata ad affossare quell’indagine mafia-appalti che era costata loro anni di lavoro”. Secondo quest’ultima considerazione dunque dobbiamo intendere che in questo caso il figlio di don Vito è attendibile?

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