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dopo provenzano effdi Lorenzo Baldo* - PDF
Il ricordo della cattura di Provenzano

“Sono quasi le 23,30 di martedì 11 aprile 2006, sulla città di Palermo è calato un silenzio a tratti irreale, una sensazione stranissima, poche macchine in giro, qualche passante in via Roma. La prima impressione è quella di trovarsi di fronte un’intera città che sta 'metabolizzando' quanto è accaduto durante la mattinata. Una città che fa i conti con quello che è successo. Nel bene e nel male. Dopo una latitanza di 43 anni il capo dei capi di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano, 73 anni, il 'fantasma', l’inarrivabile, il ricercato fra i più pericolosi del pianeta è stato catturato”. Iniziava così il nostro dossier sulla cattura di Provenzano pubblicato sul numero 2 del 2006 della versione cartacea della nostra rivista. Oggi quello speciale approfondimento è interamente scaricabile in Pdf in fondo all'articolo. Nella ricostruzione di quelle giornate frenetiche c'è anche da ricordare che all'interno del covo venne rinvenuto un nostro articolo a cui evidentemente il capo di Cosa Nostra era particolarmente interessato. Vale la pena riprendere quel determinato passaggio. “All’interno del nascondiglio Provenzano aveva con sé un’immagine della Madonna di Fatima, un’immagine di Padre Pio, cinque copie della Bibbia sottolineate in alcuni passi e un articolo della nostra rivista ANTIMAFIADuemila, firmato dal direttore Giorgio Bongiovanni, in cui era riportata la deposizione del collaboratore di giustizia Antonino Giuffré al processo “Biondolillo + 18” (svoltasi nell’aula bunker di Padova il 16 ottobre 2002), pubblicata nel numero di ottobre-novembre 2002. In alto, scritto con lettere ritagliate, la parola: Il tradimento. Secondo il procuratore Guido Lo Forte 'è significativo il fatto che la sua attenzione si fosse focalizzata soltanto su alcuni determinati passaggi delle dichiarazioni di Giuffrè che riguardavano dinamiche interne di Cosa Nostra. Un’attenzione focalizzata non tanto sul problema di carattere generale ma su ciò che poteva essergli utile per capire meglio cosa si era verificato dentro Cosa Nostra. Giuffrè è il traditore non tanto in quanto è collaboratore di giustizia, si tratta piuttosto del tradimento mafioso… qualcosa che Giuffrè aveva fatto quando era mafioso, questa secondo me è la logica di lettura del capo di Cosa Nostra. Se noi facciamo il parallelo con la politica normale, è come se il capo di un partito si interessi delle notizie che vengono dagli Stati Uniti, dalla Francia, o da altre parti del mondo ma soltanto in quella parte in cui ne possono derivare conseguenze pratiche per gli equilibri e gli assetti interni del suo partito. Questa è la logica del capo di Cosa Nostra ben agganciato al reale, al concreto e agli equilibri di potere interni'”.

* Scarica l'editoriale “Dopo Provenzano. Lo Stato ombra” e il dossier integrale “Il fantasma imprigionato”

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