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tribunale palermo censureddi Lorenzo Baldo
I divieti del Procuratore Lo Voi ai pm: niente dichiarazioni ai giornalisti senza autorizzazione
Partiamo dalla fine. Da quel “rilievo disciplinare” destinato a chi trasgredirà le regole imposte dalla nuova circolare del Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi. La parola “censura” è troppo forte? Carta canta. Francesco Lo Voi non ci gira troppo intorno: i pm dovranno “astenersi dal rilasciare qualunque intervista o dichiarazione, con qualunque mezzo, agli organi di informazione o a singoli giornalisti, sia nazionali che esteri, su quanto possa comunque rientrare nell'attività giudiziaria dell'Ufficio”. La nota del Capo della Dda - rivolta ai procuratori aggiunti, ma inoltrata a tutti i pm - si commenta da sola (della serie: parlare a nuora, perchè suocera intenda). Quello che risalta prepotentemente agli occhi è l'azione punitiva e preventiva di una simile direttiva. Soprattutto in vista dell'anniversario della strage di via D'Amelio. In un momento storico dove si consuma una vera e propria censura dei grandi Media nei confronti di processi e sentenze che “disturbano” il sistema, questa ulteriore mannaja non fa che isolare ulteriormente gli stessi magistrati. Che si ritroveranno impossibilitati a rispondere liberamente alle domande dell'opinione pubblica su determinati fatti di giustizia.
È cosa nota che lo stesso Lo Voi è sempre stato un uomo “gradito” al Quirinale negli anni in cui Napolitano - per usare un eufemismo - non ha certamente favorito la ricerca della verità sul biennio stragista '92/'93. Ed è altrettanto noto che al momento dell'elezione di Lo Voi a Procuratore di Palermo, dall'interno della magistratura si sono levate voci alquanto critiche. “Ancora una volta - aveva scritto il coordinamento di Area - vince il candidato meno titolato, lontano dagli uffici giudiziari ma anche dalle indagini da tanto tempo: ancora una volta una scelta radicalmente incoerente con le tante parole pronunciate in campagna elettorale”. Secondo il cartello delle toghe di sinistra, senza voler “togliere alcunché” al nuovo procuratore, era “innegabile” che fosse stato scelto “il candidato più giovane, malgrado mai aggiunto a Palermo, malgrado mai procuratore della Repubblica, malgrado attualmente fuori ruolo da alcuni anni e per un incarico scelto dalla politica”. Nella sua nota, Area aveva infine sottolineato l'insolita “convergenza dei laici di tutte le forze politiche, quasi che la politica avesse di fatto voluto scegliere il procuratore; e senza che vi fosse quello sforzo sino all'ultimo perorato dai consiglieri di Area per ottenere una nomina condivisa”. Che poi Lo Voi sia uno di quei magistrati che, nei giorni immediatamente successivi alla strage di via D’Amelio, rifiutò di schierarsi con gli otto pm che si erano dimessi - in polemica con il procuratore Pietro Giammanco che aveva osteggiato Paolo Borsellino - poco importa. E che lo stesso Procuratore, da sostituto pg, avesse rifiutato di rappresentare la pubblica accusa nel processo d’appello a Giulio Andreotti interessa ancora meno. Sono solo “dettagli” del suo curriculum che possono essere anche dimenticati. Così come Lo Voi ha dimenticato di inserire un “dettaglio” in un'altra sua recentissima circolare nella quale sono stati messi in allerta tutti i magistrati sul rischio di una “fibrillazione all'interno degli ambienti criminali anche legati a Cosa nostra”. In quella nota il Procuratore ha invitato espressamente i colleghi “a prestare particolare attenzione ai profili di sicurezza”. Peccato che non abbia fatto cenno ai 150 kg di tritolo destinati al progetto di attentato nei confronti del pm Nino Di Matteo che ancora sono nascosti nella città di Palermo o nelle zone limitrofe. Sicuramente una dimenticanza. Da oggi, però, chi vorrà parlare con la stampa (anche) di questo, dovrà chiedere il permesso a Lo Voi.
E c'è già chi ringrazia.

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