di Miriam Cuccu - Video e Foto
La presentazione del libro a Palermo. Giarrusso: ''In Commissione antimafia risposte sconcertanti''
Dietro il caso di Attilio Manca, il ritrovamento dell'urologo morto la mattina del 12 febbraio 2004, ci sono “testimonianze imbarazzanti” che provengono dalla stessa magistratura. È quanto denuncia il senatore M5S Mario Michele Giarrusso (componente della Commissione antimafia) durante la presentazione del libro “Suicidate Attilio Manca” del vicedirettore di Antimafia Duemila Lorenzo Baldo (edizioni Imprimatur) organizzata dall'Associazione Culturale Falcone e Borsellino a Palermo.
“L'audizione dei magistrati Pazienti e Petroselli (che si occuparono delle prime indagini su Attilio Manca, ndr) è stata una delle più penose”, così l'ha descritta Giarrusso parlando di quando la Commissione parlamentare antimafia chiamò a chiarire l'inchiesta su quello che sempre più assume i contorni di un omicidio, dietro il quale si staglia l'ombra della latitanza del boss Bernardo Provenzano da proteggere a tutti i costi. “A prescindere dall'evidente inadeguatezza - continua il senatore - traspariva il fastidio per essere stati disturbati a rispondere in commissione del loro operato” fornendo “risposte sconcertanti” come sul fatto che “dai risultati non emerge che il setto nasale di Attilio risulti rotto e deviato” quando invece le foto del corpo dell'urologo parlano chiaro. In più, aggiunge Giarrusso “la conduzione della Commissione antimafia da parte di Rosy Bindi è insufficiente e lacunosa”, e il caso Manca “riguarda tutto il nostro Paese, compresa la trattativa tra Stato e mafia”.
Ed stato proprio quello Stato-mafia, evidenzia Giorgio Bongiovanni, direttore di Antimafia Duemila, “ad uccidere Attilio Manca”, che “incolpevolmente entra in un gioco troppo grande” e il suo omicidio mascherato da suicidio “non è di mafia, ma dei servizi segreti, perchè poteva rivelare qualcosa di grave” richiamando la recente deposizione dell'ex ministro Martelli al processo trattativa in cui parlò di scambio di favori tra mafia, massoneria e servizi segreti. “La trattativa non è solo una - ha affermato ancora Giarrusso - ma il metodo con cui la politica e la mafia dialogano fin dall'unità d'Italia. Nel '92 si è verificata una trattativa, ma un'altra si svolge oggi sotto i nostri occhi, ne vediamo gli effetti”, parlando di “un Pd che vuole abolire l'ergastolo per i mafiosi”.
Nel libro (di cui alcuni passi sono letti dall'attore Maurizio Bologna) sono contenute sia “le parole dei congiunti di Attilio”, spiega Fabio Repici, avvocato della famiglia Manca, che “quelle del pentito Carmelo D'Amico” che racconta “il contesto territoriale di Barcellona Pozzo di Gotto” città natale dell'urologo, e la sua “devianza del potere” incarnata dalla Corda Fratres, il circolo che annovera uomini politici come Domenico Nania, magistrati come il Procuratore generale di Messina Franco Cassata, e Rosario Cattafi, ritenuto “cerniera” fra Cosa nostra, servizi segreti, massoneria e politica. “Nella Commissione Antimafia - continua Repici - si vede la succubanza nei confronti della magistratura” e la vicenda Manca dimostra che “non ci si vuole occupare degli assassinii”. Vincenzo e Augusta, genitori dell'agente Nino Agostino ucciso con la moglie Ida Castelluccio nel 1989, sono tra il pubblico della libreria Feltrinelli. “Questa vicenda - ha aggiunto Repici parlando del duplice omicidio mafioso - è la dimostrazione che alle volte si preferisce trascurare la necessaria attenzione per certi delitti che dovrebbero invece toccare tutti. Ed è una grande lezione contenuta nel libro di Lorenzo Baldo, che chiama tutti noi al dovere di stare vicino ai familiari delle vittime”. “Perchè - si chiede l'avvocato - dalla morte di un urologo e di un agente di polizia si arriva a scenari stratosferici? C'è che si entra nei gangli più mefitici del potere deviato nel nostro Paese.
Di tanto in tanto accade che delle vite diventino granelli di sabbia che bloccano gli ingranaggi e vanno spazzate via. Così è stato per Manca, per l'omicidio Agostino-Castelluccio e per centinaia di casi”.
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“Io mi sento in debito nei confronti di chi ha sofferto questa profonda ingiustizia - dichiara Lorenzo Baldo - spero che il libro contribuisca a tenere alta l'attenzione sulla storia di Attilio. Ognuno di noi deve farsi tramite di questa pretesa di giustizia che non può essere lasciata solo sulle spalle dei familiari”. “Leggendo questo libro - dice Angela Manca, madre di Attilio, in collegamento telefonico - ho scoperto in me sentimenti contrastanti: dolore, rabbia, indignazione, delusione, ma anche la speranza di arrivare alla verità. Leggerli mi ha dato conforto e fiducia che molte persone che non conoscono la vicenda possano capire ciò che stiamo subendo”.
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