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via dei georgofili 4di Miriam Cuccu
Il boato con cui Firenze è piombata nell'orrore la notte del 27 maggio '93 riecheggia ancora oggi, a 23 anni di distanza dalla strage che danneggiò gravemente parte della Galleria degli Uffizi e del Corridoio Vasariano, distruggendo per sempre alcune opere d'arte. E soprattutto stroncando la vita di Dario Capolicchio, 22 anni, bruciato davanti agli occhi della fidanzata Francesca Chelli, e della famiglia Nencioni: Fabrizio, la moglie Angela Fiume e le due bimbe Nadia, 9 anni, e Caterina, 50 giorni, oltre a una quarantina di feriti.
A dare battaglia per ottenere quantomeno il diritto di avere giustizia è l'Associazione tra i familiari delle vittime di via dei Gerogofili, presidente Giovanna Maggiani Chelli, madre di Francesca. Ci sono voluti due processi per condannare i responsabili della strage (e delle bombe di Roma e Milano) oltre a delineare il quadro della trattativa tra lo Stato e la mafia nel quale si inseriscono le stragi del '92 e '93, compresa quella di Firenze. “Lo Stato – scrivevano i giudici nelle motivazioni della sentenza del secondo processo, quello a carico del boss Francesco Tagliavia - avviò una trattativa con Cosa nostra”, che “indubbiamente ci fu e venne quantomeno inizialmente impostata su un do ut des” per interrompere la strategia stragista di Cosa nostra. E “l'iniziativa - precisano - fu assunta da rappresentanti dello Stato e non dagli uomini di mafia”.
Ma la Cassazione il 17 settembre 2014 aveva annullato con rinvio la condanna all’ergastolo per strage di Tagliavia, capo della famiglia palermitana di Corso dei Mille accusato di aver messo a disposizione i suoi uomini e prestato il suo consenso all'eccidio fiorentino. Così era stato tutto rimandato ad un nuovo processo d'appello fissato per il luglio successivo. Un duro colpo per i familiari delle vittime di mafia, se si somma alla successiva decisione di far slittare il dibattimento di altri sei mesi. “A questo punto lo dicano altri cosa dobbiamo pensare - è il commento di Giovanna Chelli - leggerezza, sottovalutazione o non gliene frega nulla? Perchè noi abbiamo già aspettato troppo, e ne facciamo a questo punto una questione di principio”, evidenziando che “non ci basta più che (Tagliavia, ndr) sia in carcere per altri reati, per noi è libero e i continui rinvii sono veramente una offesa”. L'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili aveva infatti appreso che era scaduta “la decorrenza dei termini per Tagliavia Francesco, e il soggetto mafioso fino all’osso viene scarcerato dal Tribunale del riesame di Firenze per la strage di via dei Georgofili”.
All'appello bis, fissato per lo scorso 13 gennaio, il pg Sandro Cini ribadisce la richiesta all'ergastolo per Tagliavia. Ma il logoramento dato dai lunghi anni trascorsi in attesa di verità è tanto: "Sono 22 anni che seguiamo processi e aspettiamo giustizia completa - scrive la Chelli - e ancora non ci siamo rassegnati all'isolamento, al silenzio che regna ed imperversa”.
Infine, anche al secondo processo d'appello il capomafia di Corso dei Mille viene condannato all'ergastolo. “Tagliavia Francesco ha perso ancora una volta la partita” commenta la presidente dell'Associazione, aggiungendo però che “sicuramente la mafia ricorrerà nuovamente in Cassazione, perché è dura per chi sta per finire di scontare un ergastolo per omicidi, ovvero un ergastolo di fatto solo sulla carta, ritrovarsi improvvisamente sulla testa un ergastolo ostativo per strage a regime di 41 bis”. Era stato uno dei “picciotti” di Tagliavia, Pietro Romeo, a tirarlo in ballo già nella prima inchiesta avviata dopo gli attentati, ma le sue dichiarazioni erano state ritenute insufficienti. La svolta c'era stata nel 2008 con le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, che ha contribuito a riaprire le indagini per le stragi del '93 e del '92. “Sta di fatto che Tagliavia Francesco – conclude Giovanna Maggiani Chelli – è stato congeniale a chi in Italia aveva in quel 27 Maggio 1993 l’esigenza di mettere in atto un massacro terroristico eversivo dimostrativo”.
Recentemente proprio in Piazza della Signoria è stato confiscato il Palazzo Uguccioni, costruito nel Cinquecento e prima appartenente ad un pregiudicato. L'idea sarebbe quella di realizzare un museo sulla Strage di via dei Georgofili. “Noi in qualità di familiari delle vittime – replica la Chelli – non siamo stati mai interrogati se fare o meno un museo o altro. E poi mi chiedo con quali reperti? Gli atti che sono stati archiviati? Noi vogliamo una scuola che insegni cosa è stata la mafia in quella zona di Firenze”. Perché di fronte al ricordo dei corpi senza vita di Nadia e Caterina, Fabrizio, Angela e Dario, tirati fuori dalle macerie, si possa dire una volta e per sempre “mai più”.

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