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messina denaro matteo eff 2di Aaron Pettinari
Chi protegge Matteo Messina Denaro? Chi ne garantisce la latitanza? Perché all’interno di Cosa nostra, e non solo, tanti sperano ancora in lui? Sono queste alcune delle domande a cui Maria Teresa Principato, procuratore aggiunto di Palermo che da anni coordina le indagini per porre fine alla latitanza del boss di Castelvetrano, risponde nell’intervista rilasciata a radiopopolare. Una caccia che l’ha fatta anche finire nel mirino di Diabolik tanto che, nel maggio 2014 un confidente aveva riferito che lo stesso capomafia trapanese stava cercando il tritolo per compiere un attentato nei suoi confronti. Un intervento di pochi minuti, dove la Principato parla anche della sua vita blindata, che però permette di farsi un’idea sull’orientamento che hanno preso le indagini, rafforzate anche dal coinvolgimento della Procura di Caltanissetta che nei mesi scorsi ha emesso contro il boss, già condannato per le stragi del 1993, un’ordinanza di custodia cautelare per le stragi di Capaci e via d’Amelio. Un coinvolgimento che lo vedeva, prono al volere di Riina in quel progetto di strategia stragista unitaria messa in atto da Cosa nostra.
Secondo la Principato Messina Denaro si nasconde attualmente in Sicilia “sicuramente nel territorio della provincia di Trapani. Pur essendo una persona che viaggia molto ci sono dei segnali in questo senso”.
Rispondendo alla domanda su chi protegge il capomafia trapanese il magistrato è diretto: “Forse per rispondere a questa domanda bisognerebbe partire da quello che è il territorio di Messina Denaro, il territorio trapanese che non presenta assolutamente una Cosa Nostra come quella palermitana. Si tratta di una Cosa Nostra molto più tradizionale, e soprattutto è un territorio in cui è molto difficile scindere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto. C’è un intricato amalgama tra criminalità mafiosa, massoneria deviata e naturalmente imprenditori, professionisti, anche gente insospettabile”.
Ricordando anche alcuni processi già celebrati il procuratore aggiunto parla anche di “segnali di talpe che hanno riferito notizie a Messina Denaro sulle sue vicende giudiziarie”. “Ecco perché - aggiunge - ritengo che il boss si sottragga con una certa facilità alle nostre ricerche che sono capillari, principato copyright letizia battagliacontinue, che sono state accompagnate dagli arresti dei suoi familiari, dei suoi sodali, dalla confisca di beni per miliardi, e tuttavia questa persona continua a rimanere nel buio”. Tra gli episodi citati ci sono le dichiarazioni di Lorenzo Cimarosa, appartenente a una famiglia che ha rotto il muro di omertà. “Lui - racconta la Principato - ha detto che il nipote di Messina Denaro sapeva in anticipo che andavano ad arrestarli. Quindi le propaggini di potere di questa persona (Messina Denaro, ndr) arrivano anche nei luoghi istituzionali”. E l’impegno nelle indagini è ora volto anche ad individuare queste persone istituzionali che proteggono il capomafia da oltre vent’anni.
“Messina Denaro - dice spiegando il perché non sia stato ancora tradito - ancora oggi viene vissuto come una specie di eroe, di salvatore della patria, colui che dà lavoro e soldi, dà possibilità di impiego ai suoi sodali. Pensi che tante volte abbiamo trovato delle scritte anonime in cui si auspicava il ritorno di Messina Denaro perché ‘abbiamo bisogno di soldi. Quindi oltre a essere una primula rossa, esercita un certo fascino, come colui che si contrappone allo Stato con successo, nonostante gli sforzi dello Stato. Continua quindi a essere molto amato, anche se ormai con la terra bruciata che gli abbiamo fatto intorno e che continueremo a fargli senza sosta, la sua popolarità dovrebbe essere un po’ diminuita, un po’ scemata”. Certo è che la speranza di arrivare all'ultimo padrino non si è persa. “Una cattura come questa può avvenire da un momento all’altro – aggiunge - come può non avvenire per anni. Dipende dalle circostanze, dalla fortuna e dalla capacità di questi specializzatissimi investigatori che, coordinati da me, indagano, ascoltano, seguono tantissime piste”. La Principato viene anche interpellata sul recente scioglimento del Consiglio Comunale di Castelvetrano, sull’eventualità che anche il sindaco si dimetta ma sul punto è chiara: “Queste sono valutazioni politiche che spettano a loro. Io non mi posso intromettere”.

Foto a destra: il procuratore Maria Teresa Principato in uno scatto d'archivio (© Letizia Battaglia)

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