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agostino ida foto 2Fotogallery e Video
di Giorgio Bongiovanni e Aaron Pettinari

Oggi il confronto all’americana con “faccia da mostro”

Dopo una lunga attesa, il giorno del “confronto all’americana tra Vincenzo Agostino, padre di Nino, trucidato assieme alla moglie incinta Ida Castelluccio, a Palermo, il 5 agosto 1989, e Giovanni Aiello “alias faccia da mostro”, è arrivato.
All’aula bunker dell’Ucciardone già dalle otto di questa mattina i rappresentanti delle associazioni Libera, Agende Rosse e Scorta civica e tanti cittadini si sono radunati davanti ai cancelli della struttura per esprimere la propria vicinanza e sostegno ad un padre che dal giorno dell’omicidio non si è più tagliato la barba.



Prima di entrare Agostino, accompagnato dalla tutela che gli è stata assegnata dai primi di febbraio, ha voluto salutare e ringraziare assieme alla moglie Augusta i presenti dicendo: “Oggi cercherò di dare risposte ad un bambino mai nato che ha visto dal ventre della madre quel gran bruciore”. Poi ha aggiunto: "Devo lottare per dare una tranquillità a questo bambino assieme alla mamma e al papà".Presente anche il sindaco Leoluca Orlando che ha voluto ribadire la vicinanza dell’intera città: “Palermo è con te, vogliamo sapere la verità”.
Sempre Orlando ieri aveva definito il sit-in come “un momento che non è solo di solidarietà alla famiglia Agostino, ma è anche un modo per ricordare che troppi fatti oscuri e troppi intrecci indicibili continuano a negare il diritto alla verità e alla giustizia sulle collusioni fra la mafia ed importanti pezzi dello Stato”.
Il riconoscimento di “faccia da mostro” da parte di Agostino può essere un punto importante per i pm che indagano sul delitto. In precedenza il Gip aveva negato la possibilità del confronto ritenendolo un atto non irripetibile. Ma i legali di Agostino hanno dimostrato che le precarie condizioni di salute del testimone rendono indispensabile accelerare i tempi. Ad accusare l'ex poliziotto, ritenuto vicino ad ambienti dei Servizi, di essere implicato nell'omicidio è il pentito Vito Lo Forte che lo scorso novembre ha raccontato che Aiello avrebbe atteso i boss Nino Madonia e Gaetano Scotto, esecutori dell'assassinio, in auto, e che li avrebbe portati via dopo che questi abbandonarono la moto usata nell'agguato.


Ho conosciuto Giovanni Aiello nel 1987, nel mese di agosto - ha raccontato Lo Forte agli inquirenti -, dopo la scarcerazione di Gaetano Fidanzati (ex patriarca dell'Arenella, deceduto nel 2013, ndr), mi è stato presentato da Gaetano Scotto. Ho appreso il suo cognome in un secondo momento, alcuni giorni dopo, in quanto la prima volta mi era stato presentato come Giovanni. Nella seconda occasione, anche alla presenza di Gaetano Vegna (ex boss dell'Arenella, ndr), Scotto mi disse che l'Aiello era un ex poliziotto, successivamente in forza ai Servizi Segreti.
Inoltre il pentito ha riferito di aver saputo che "faccia da mostro", per conto di Madonia avrebbe cercato di risalire all'identità di due poliziotti che avrebbero visto Angelo Galatolo all'Addaura prima del fallito attentato a Giovanni Falcone. Galatolo, che avrebbe dovuto azionare il telecomando usato nell'attentato, alla vista dei due avrebbe desistito. L'ex agente sarebbe risalito ad Agostino e ad Emanuele Piazza, ucciso poi col metodo della lupara bianca nel 1990, e avrebbe riferito chi erano a Cosa nostra.
Lo scorso gennaio, inoltre, si è tenuto anche l’esame del pentito Vito Galatolo. L'ex boss dell'Acquasanta, interrogato dai pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene, ha confermato la possibilità di aver parlato con Lo Forte dell’omicidio Agostino. Tanti nuovi elementi che tengono più che mai viva la speranza che si possa davvero arrivare ad un processo. E questo nuovo confronto diventa un passaggio cruciale.

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