A rischio Svizzera e Germania. Traffico di droga: ‘ndrine superiori alle altre mafie
di Miriam Cuccu
Come una multinazionale. Ad espandersi, lo segnala la Direzione investigativa antimafia nella prima relazione semestrale riferita al 2015, è la ‘Ndrangheta S.p.a., il volto imprenditrice delle cosche calabresi che nel tempo, dalla punta dello stivale, si è esteso nei cinque continenti. E gli investimenti evolvono verso “nuove opportunità di espansione”, “nuovi mercati secondo logiche proprie di un’impresa multinazionale”.
Permane inoltre, si legge nella relazione, “la generale propensione a proiettare la loro pervasiva e deleteria azione (delle ‘ndrine, ndr) anche oltre i loro limiti di origine”, replicandone in altri territori le logiche e gli assetti, formando una “solida rete” che “rappresenta il sostrato sul quale si sono progressivamente innestati i molteplici interessi illegali”.
Alla spiccata propensione per gli affari unita alla possibilità di disporre di cifre da capogiro, scrive la Dia, si aggiunge “una forte capacità della ‘Ndrangheta di attrarre nella propria sfera di influenza soggetti legati al mondo dell’imprenditoria, della politica, dell’economia e delle istituzioni” e una “tendenza al condizionamento che vede nella ricerca del consenso l’obiettivo primario”. Per non parlare della notevole capacità di “intessere profonde relazioni con la cosiddetta ‘zona grigia’ (…) ove operano, a vario titolo e responsabilità, accanto a soggetti economici, siano essi vessati o collusi, anche devianze dell’apparato amministrativo e/o burocratico, statale e/o locale”. Ed è proprio per l’abilità nel “rendere opaco il proprio operato” che la mafia calabrese “ha ampliato lo spettro delle proprie attività criminali, affiancando ai reati contro il patrimonio ed in materia di armi, all’usura, all’estorsione, all’intestazione fittizia di beni, alle infiltrazioni nei pubblici appalti, al riciclaggio ed al reimpiego di denaro – anche accompagnate da azioni omicide – il traffico di stupefacenti, che – rimarca la Dia – rimane la principale fonte di finanziamento”. Il “condizionamento della cosa pubblica”, sottolinea ancora la relazione, trova conferma nello scioglimento di diversi comuni, non solo in Calabria (è il caso di Sedriano, il primo caso in Lombardia).
Attenzione al mondo della finanza: “Elementi contigui alle famiglie ‘ndranghetiste, se non ad esse organici, – precisa la relazione – si ritiene possano essere pienamente in grado di inserirsi con capitali occulti (…) in società finanziarie attive nel mercato nazionale ed internazionale” compreso “quello del sud-est asiatico”.
Tra i paesi dell’Unione Europea a rischio, segnala di seguito la Dia, la Germania e la Svizzera, in quanto “propaggini delle ‘ndrine potrebbero minacciare parte dei territori” dove l’organizzazione “risulterebbe attiva soprattutto nel narcotraffico, nel riciclaggio e nel reimpiego di denaro”. Non mancano, però, anche segnalazioni di presenze mafiose in Austria, “l’area sud-est di Vienna”, e in “determinate porzioni dei territori francesi e della penisola iberica”. A fronte dell’estrema capacità di pervasione dei territori più diversi, si legge ancora, “si intravede, peraltro, la possibilità che, anche all’estero, soggetti ‘ndranghetisti possano intessere relazioni collusive con rappresentanti delle Istituzioni locali”.
Dalla Calabria al Centro-Nord
A “fare sistema” spicca da sempre la ‘Ndrangheta reggina, che si inserisce nei “processi di sviluppo del territorio, siano essi collegati al mondo imprenditoriale o istituzionale”. Le ‘ndrine di Reggo Calabria, prosegue il documento, agiscono “in stretta correlazione, specie nella gestione del traffico internazionale” per il quale “il porto di Gioia Tauro rimane una delle rotte privilegiate”.
Si sviluppa ulteriormente invece, a Catanzaro, “il pregnante controllo della cosca Grande Aracri di Cutro”, nel crotonese. Della famiglia capeggiata dal boss Nicolino Grande Aracri (finita al centro delle inchieste Kyterion, Kyterion 2 e Aemilia) è stato colto il progetto di “realizzare una struttura paritetica alla Provincia reggina” comprendente “tutti i territori del distretto giudiziario di Catanzaro, ad eccezione del Vibonese”. È proprio sulla costa crotonese, “meta di profughi e clandestini provenienti soprattutto dal Medioriente e dall’Africa” che la Dia non esclude una partecipazione della ‘Ndrangheta nell’immigrazione illegale, nello specifico “nelle procedure connesse alle fasi successive agli arrivi”.
La “dilagante penetrazione” delle cosche ha fatto sì che le famiglie calabresi si spostassero sempre più al Centro-Nord, scrive ancora la Dia, “ove continua ad avvertirsi un mutamento della strategia di condizionamento della ‘Ndrangheta, sempre più orientata a forme di compartecipazione criminale” sfruttando le opportunità offerte dai vari territori e avvalendosi della “naturale propensione dell’organizzazione a sviluppare le proprie attività usuraie nei confronti di imprenditori in difficoltà e costruire sofisticate operazioni finanziarie finalizzate al riciclaggio di denaro”.
Droga: Camorra sottomessa alle ‘ndrine
È il Nord Africa a rappresentare “una base logistica fondamentale” per il transito della droga proveniente in massima parte dal Sud America e per il quale la ‘Ndrangheta si conferma la detentrice del monopolio in Occidente, dalla quale dipendono anche le altre mafie. È quanto emerge dalla recente inchiesta “Apegreen Drug”, che ha messo in luce gli affari dei Comisso nella compravendita di droga. Al potere della cosca calabrese si era assoggettata anche la Camorra, che si affidava ai boss della Locride per acquistare carichi di cocaina provenienti dal Centro America. Sempre più gruppi criminali scelgono oggi di rifornirsi direttamente dalla ‘Ndrangheta, le cui attività nel traffico di droga sono considerevolmente incrementate, a fronte della corrispondente involuzione per le altre organizzazioni. E questo grazie all’estrema affidabilità di cui godono le cosche presso i narcos, l’ineguagliabile disponibilità finanziaria e la possibilità di riuscire a far passare tonnellate di stupefacenti. “La ‘Ndrangheta può disporre di una decina di porti in Italia dove far arrivare la cocaina e molti altri sulle sponde atlantiche d’Europa” evidenzia Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria. A cominciare da quello di Gioia Tauro, dove secondo i magistrati sono presenti alcuni soggetti incaricati di trasportare i carichi di cocaina al di fuori della cinta doganale. Proprio uno dei poliziotti che prestava servizio nell’area portuale è stato arrestato nel corso dell’operazione scattata due giorni fa.