di AMDuemila
Perquisite le case del presidente Confindustria Sicilia
Scattate una serie di perquisizioni nei confronti di Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia, indagato dalla Procura di Caltanissetta per concorso esterno in associazione mafiosa. Le indagini vertono sui presunti rapporti di Montante con il boss di Serradifalco Vincenzo Arnone, che fu suo testimone di nozze. "Daremo ogni contributo all'indagine", hanno commentato i legali di Montate, gli avvocati Nino Caleca e Marcello Montalbano. Sono state avviati controlli anche alla sede di Confindustria Sicilia e nelle sedi delle seguenti società: Mediterr Shoch Absorbers (Caltanissetta, Serradifalco e Asti), Gimon (Serradifalco e Castell'Alfero), Hasta Magi Tecnologie (Serradifalco e Asti), Alechia (Caltanissetta), Ap Consulting (Milano). I poliziotti sono andati anche alla Camera di Commercio di Caltanissetta, negli uffici di Unioncamere. Tredici le abitazioni di Montante perquisite, fra la provincia di Caltanissetta e Milano.
La procura contesta a Montante: "Per avere concorso nelle attività dell'associazione mafiosa - si legge nel capo di incolpazione - mettendo in modo continuativo a disposizione in particolare di Vincenzo e Paolino Arnone la propria attività imprenditoriale consentendo al clan di ottenere l'affidamento di lavori e commesse anche a scapito di altri imprenditori, nonché assunzioni di persone segnalate dagli stessi, ricevendone in cambio il sostegno per il conseguimento di incarichi all'interno di enti e associazioni di categoria, la garanzia in ordine allo svolgimento della sua attività imprenditoriale in condizioni di tranquillità, senza ricevere richieste di estorsioni e senza il timore di possibili ripercussioni negative per l'incolumità propria e dei beni aziendali, nonché analoghe garanzie per attività riconducibili a suoi familiari e a terzi a lui legati da stretti rapporti". Le accuse riguardano un reato che l'indagato avrebbe commesso a partire dal 1990.
Nell'atto d'accusa dei pm sono contenute anche le dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia. A parlare delle "relazioni pericolose" del presidente di Confindustria è stato il pentito Salvatore Di Francesco, mafioso di Serradifalco, paese d'origine di Montante. Di Francesco, ex dipendente dell’Asi (l'area di sviluppo industriale) avrebbe gestito gli appalti per conto di Cosa Nostra. Il collaboratore è stato definito ‘’il collettore tra esponenti di Cosa nostra e i colletti bianchi della provincia’’ ed è stato “compare” di Vincenzo Arnone.
C’è anche la testimonianza dell'imprenditore Massimo Romano, a cui Montante avrebbe chiesto di cambiare in banconote di piccolo taglio una consistente somma di denaro: "Tra i 100 mila e i 300 mila euro", ha riferito Romano, "tra molte reticenze”, è quanto scrivono i pm. La richiesta del presidente di Confindustria Sicilia avrebbe avuto luogo "tra il novembre e il dicembre 2014". Montante, stando alla ricostruzione del procuratore aggiunto Lia Sava e del sostituto Stefano Luciani, potrebbe aver creato "risorse economiche occulte" utilizzate anche da esponenti mafiosi.
Le società
Sono in particolare due le società indagate per essere state gestite in maniera poco trasparente, e che sarebbero state usate per l'occultazione di denaro. Si tratta della “Antico Torronificio nisseno srl” e la “A.P. consulting srl”, condivisa da Montante con la figlia di Carmelo Patti, considerato uno dei prestanomi di Matteo Messina Denaro. I magistrati hanno analizzato i flussi finanziari e la documentazione contabile per cercare "appunti, documenti in forma cartacea o digitale inerenti la gestione delle società". Le altre società al centro delle verifiche sono La M.S.A., Mediterr shoch absorbers spa e la Gimon srl (nel campo degli ammortizzatori), la Hasta magi tecnologie srl (nel settore dei prodotti in gomma), la Alechia spa (che si occupa di operazioni immobiliari).
Fava: "Sospensione Montante atto di decenza"
"La sospensione di Antonello Montante da tutti i suoi incarichi istituzionali, a partire da quelli che ha conservato in Confindustria nazionale, è oggi un atto di decenza dovuto". A dichiararlo è stato il vicepresidente della commissione antimafia Claudio Fava, commentando le perquisizioni scattate nei confronti del presidente di Confindustria Sicilia. "L'indagine nei suoi confronti per concorso in associazione mafiosa, adesso formalizzata - ha proseguito - è partita un anno fa senza che i vertici della sua associazione abbiano mai sentito l'urgenza di una parola preoccupata o dubbiosa. Ci auguriamo che il presidente Squinzi rilevi subito l'inopportunità di conservare l'incarico di responsabile per la legalità a un indagato per mafia".
Tacciono, invece, il Presidente della Regione Rosario Crocetta e il senatore Giuseppe Lumia. "Non conosco bene la vicenda, ho fiducia nella magistratura", è stata la considerazione del Presidente di Crocetta. E Lumia: "Spero che adesso venga fuori tutta la verità", ha detto, spiegando di essere stato impegnato sulle unioni civili in Senato.