Video e Foto
di AMDuemila
L’ex pm a tutto campo al festival dei libri e dell'informazione di Cormòns. Dalla proposta di legge per confiscare ai corrotti fino alla ricerca della verità sulle stragi di Stato.
“La mafia è in Italia, è in Europa, è nel mondo: è un'economia criminale. Un sistema di potere che si è integrato con gli altri poteri. Perfino dentro la cosiddetta 'magistratura antimafia' si sono scoperti centri di potere. Mafia e corruzione sono un tutt'uno dentro un sistema che è frutto di una trattativa: la famosa trattativa stato-mafia. Che non è come spesso si legge sui giornali 'presunta', è invece consacrata da alcune sentenze definitive. E' quella che io definisco l'oscena trattativa tra Stato e mafia. Oscena perché avvenuta fuori scena, fuori della rappresentazione”. Dopo l'incontro con 500 studenti di alcune scuole superiori della provincia di Gorizia, avvenuto in mattinata al Teatro Comunale di Cormòns all'interno del Festival del libro e dell'informazione, l'ex pm Antonio Ingroia affronta la platea della “Sala Italia” attraverso un dialogo-intervista con il vicedirettore di Antimafia Duemila Lorenzo Baldo. Ed è proprio quella parte di storia “oscena”, nascosta o cancellata ad essere messa in discussione per fare luce su “quello Stato che scelse di trattare con la mafia, scelse di chiedere alla mafia una tregua dando in cambio una tregua: chiedendo la tregua delle armi e offrendo la tregua delle leggi, offrendo una tregua giudiziaria”. “Questa trattativa – prosegue Ingroia – ha condizionato la storia del nostro paese negli ultimi vent'anni perchè noi non siamo più liberi. E questo perché i governanti nel '92/'93 fino al '94 hanno deciso per noi senza dircelo”.
Fotogallery di Sabrina Vidon e Barbara Franzot
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L'ex magistrato, ora avvocato, insiste nell'affermare che se per una “ragione di Stato” era necessario trattare allora non si doveva farlo “fuori scena”, ma si doveva avere il coraggio di informare l'opinione pubblica. “Io credo che la maggior parte degli italiani condannerebbero eticamente, moralmente e politicamente la scelta di una trattativa. Ed è per questo che quella verità non va più raccontata ma va cancellata e vanno cancellati (in un modo o nell'altro) tutti coloro che, in magistratura, nella società, nell'informazione o nella politica, osano pretendere la verità”. “Questa trattativa ha deviato il corso della storia del nostro Paese strozzando la democrazia in quanto senza verità non c'è democrazia. Questa trattativa ha fatto si che succedesse tutto il resto”. L'attuale presidente di Sicilia e-servizi non nasconde una punta di amarezza: “io non sono certo che ci riusciremo a trovare la verità, ma abbiamo il dovere di continuare a cercarla, soprattutto per i tanti morti che si sono sacrificati in questa battaglia. Per rispetto loro e nostro, dobbiamo provare a cambiare le cose, ma dobbiamo avere chiaro il quadro della situazione e cioé che noi abbiamo bisogno di verità, abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale, di un cambiamento radicale. Che si può realizzare attraverso la vita di ciascuno di noi”. Ed è parlando di quella che Ingroia definisce “una sfida ambiziosa” che si arriva ad affrontare la sua proposta di legge firmata assieme al figlio di Pio La Torre per sequestrare e confiscare i beni ai corrotti. Una proposta che finora non è stata presa in considerazione dai vari deputati e senatori (salvo qualche accenno di interessamento da parte di un paio di parlamentari) e che dal prossimo anno verrà potenziata attraverso una raccolta di firme in tutta Italia per poter essere presentata come disegno di legge di iniziativa popolare. Sul punto specifico il presidente di Azione Civile ribadisce l'importanza di colpire la mafia “come diceva Giovanni Falcone, nel cuore del potere mafioso: che è un cuore soprattutto finanziario, economico e patrimoniale”. Dal canto suo Lorenzo Baldo cita il passaggio dell'intervento di Gino Strada, all'atto di ricevere al Parlamento svedese il "Right Livelihood Award" (considerato il premio per la pace alternativo al Nobel). In quella occasione il fondatore di Emergency aveva spiegato che il termine utopia “non indicava qualcosa di assurdo, ma piuttosto una possibilità non ancora esplorata e portata a compimento” e che un mondo senza guerra “è un’altra utopia che non possiamo attendere oltre a vedere trasformata in realtà”. La profondità di questa affermazione viene collegata alle parole di Giovanni Falcone pronunciate durante una trasmissione di Corrado Augias nel mese di gennaio del '92. “In questo paese per poter essere credibili bisogna essere ammazzati - diceva Falcone -. Questo è un paese dove se ti mettono una bomba e la bomba non esplode la colpa è tua”.
Il servizio in merito all'evento del TG3 Friuli Venezia Giulia - '9 ''55
Il vicedirettore di Antimafia Duemila chiede quindi un commento all'ex pm che ha istruito il processo sulla trattativa alla luce della condanna a morte a Nino Di Matteo e alle rivelazioni del pentito Vito Galatolo sul fatto che a chiedere di ammazzare Di Matteo sono gli stessi che hanno chiesto a Cosa nostra di fare la strage di via D'Amelio. “Purtroppo, col senno del poi, mi viene da dire che la visione di Falcone è perfino 'ottimista' – replica laconicamente –. Falcone diceva 'occorrono dei morti per riuscire a cambiare le cose, purtroppo nonostante i morti le cose non sono cambiate. Nonostante siano morti Falcone e Borsellino questo Paese è stato capace di ingoiare di tutto... E questo non per colpa dei cittadini onesti, ma del sistema che è riuscito a digerire perfino qualcosa di indigeribile come le terribili stragi di Falcone e Borsellino in rapida successione nel giro di poche settimane”. Ingroia parla quindi di una “reazione epocale”, a tutti i livelli, all'indomani delle stragi, che però si è esaurita nell'arco di quattro anni circa. “Tutto è stato sostanzialmente azzerato in questi ultimi 15 anni. E' una situazione di isolamento sempre maggiore in cui si è trovata una parte della magistratura degli anni successivi, l'ho vissuto io in prima persona assieme a Nino Di Matteo qualche anno fa, e ora la vive nuovamente Di Matteo assieme a pochi altri colleghi della procura di Palermo. Un isolamento che nasce da una politica sorda e cieca”. Ingroia si dice anche completamente d'accordo con Gino Strada pensando che sicuramente la sconfitta definitiva della mafia è un’utopia: “Ma sono le utopie che hanno cambiato il mondo... La nostra è indubbiamente una generazione che ha perso, se siamo qui in queste condizioni significa che ha fallito”. “Ma dobbiamo avere una nostra utopia e cioé che la mafia sarà sconfitta. Una cosa apparentemente banale ma difficilissima. Io spero che possa succedere entro questa generazione, anche se temo che, nella migliore delle ipotesi, possa accadere non prima della prossima generazione. Ma questo non toglie che dobbiamo avere un obiettivo strategico ambizioso: la pace, l'abolizione della guerra e della mafia. Il problema è innanzitutto mentale e culturale. Proviamo a cambiare. Cominciamo noi a crederci che la mafia può essere eliminata, cominciamo a pretendere che in una programma politico elettorale ci sia l'eliminazione della mafia (con Azione Civile ero stato l'unico a farlo). Dobbiamo batterci sulle utopie perché è possibile riuscirci, e abbiamo il dovere di crederci”.
* ha collaborato Mara Della Coletta