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borsellino salvatore big torinodi AMDuemila
"Con mancata audizione Napolitano al Borsellino quater vulnerato il diritto alla verità"

"La legge in questo paese non è uguale per tutti. Chiederò al mio avvocato la possibilità della revoca della mia Costituzione di Parte Civile". Così Salvatore Borsellino, figlio del giudice ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992, commenta la decisione della Corte di Assise di Caltanissetta di revocare l'ammissione alla testimonianza del Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, nell'ambito del processo Borsellino quater. "Non mi interessa partecipare ad un processo in cui l’esigenza primaria della ricerca della Verità e della Giustizia soggiace alle imposizioni di chi, come ho scritto ieri, ritiene di essere al di sopra delle leggi e detiene evidentemente ancora il potere necessario ad imporre il suo volere - aggiunge Borsellino - Coltivavo ancora l’illusione di vivere in un paese civile. Di colpo oggi, all’uscita, dopo cinque ore, della Corte di Assise di Caltanissetta dalla camera di consiglio e alla lettura dell’ordinanza da parte del Presidente Dott. Antonio Balsamo mi rendo conto di vivere in un paese come la Grecia al tempo dei colonnelli, come il Cile di Pinochet, come l’Argentina al tempo della dittatura militare, un paese dove la Giustizia è costretta a piegarsi al volere dei potenti".

Il fratello del magistrato esprime quindi tutta la propria amarezza: "Il presidente Balsamo, a fronte della lettera ricevuta dall’ex presidente Napolitano tesa a sottrarsi all’obbligo della testimonianza, così come stabilito dall’ordinanza della Corte, emessa il 22 marzo 2013, lettera che a mio avviso rappresenta un vero schiaffo nei confronti dell’autorità della Corte stessa, ha deciso di chinare la testa e di revocare la stessa prova testimoniale che era stata richiesta dall’Avv. Fabio Repici che, nel processo, mi rappresenta come parte civile.
L’ordinanza sostiene che la testimonianza stessa deve essere ritenuta ormai superflua e non potrebbe apportare alcun nuovo elemento rispetto a quanto già acquisito dalla testimonianza di altre figure istituzionali, Amato, Scotti, Martelli, Violante, Rognoni, Andò etc., già acquisite. Nessuno di questi rivestiva però l’incarico di Presidente della Camera e aveva quindi accesso ad informazioni come quelle che avrebbero potuto essere oggetto della testimonianza del Sen. Napolitano". E poi conclude: "Dopo l’esclusione delle “eventuali confidenze riferitogli dall’Avv. Nicola Mancino nel corso delle plurime conversazioni telefoniche intercorse tra i due ed intercettate dalla Procura della Repubblica di Palermo” anche su questo possibile ulteriore elemento per il raggiungimento della Verità e della Giustizia viene messa una pietra tombale".

Repici: "La Corte ha dato un cattivo servizio all'immagine propria"
Sulla questione è anche intervenuto l'avvocato Fabio Repici: "Dopo due anni e mezzo di dibattimento, nel corso dei quali aveva acquisito grande credibilità e altrettanta autorevolezza, in un sol colpo la Corte, a mio parere, ha fatto un cattivo servizio alla propria immagine. Ha preferito adeguarsi ai desiderata di un testimone, abortito, e vulnerare il diritto alla prova e alla verità del fratello di Paolo Borsellino. La settimana scorsa la stessa Corte aveva ribadito che la testimonianza di Napolitano era rilevante, tanto da disporre una costosa trasferta a Roma pur di sentirlo senza creargli incomodo, applicando a suo beneficio una norma che in realtà riguarderebbe casi diversi. A distanza di una settimana, e solo in ragione di una lettera del senatore Napolitano che fa strame della correttezza istituzionale, la Corte si è sconfessata da sola".
"Ho troppo rispetto per la levatura giuridica dei componenti della Corte - prosegue poi il legale di Borsellino - per non capire che la lettera di Napolitano, peraltro dai toni quasi intimidatori, oltre che offensivi non tanto per la mia modesta persona ma per quella degli stessi giudici, ha fatto effetto. Da oggi i cittadini penseranno che, se vengono convocati per riferire sotto giuramento tutto ciò che sanno sui fatti di un processo, possono sempre provare a sfuggire alla testimonianza con una lettera preventiva ai giudici. E' davvero una giornata triste per la giustizia".

Foto © Castolo Giannini

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