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di AMDuemila

"E' una vergogna - ha detto Gianluca Manca, fratello di Attilio Manca - il silenzio delle istituzioni non solo in merito a Nino Di Matteo ma di tutto il pool antimafia e non è giusto, così come non è corretto che lo stesso stato non abbia mai ascoltato l'urlo di dolore di una madre, Angelina Manca, che chiede da anni verità e giustizia per il proprio figlio assassinato. Ma contro questa omertà c'è il nostro urlo comune che mostra solidarietà a Nino Di Matteo".
"Ho lottato per la mia libertà, denunciando, facendo nomi e cognomi. Ancora oggi però pago il prezzo perchè in questo paese l'onestà non si ripaga ma ti fa sentire solo - sono le amare parole di Pino Masciari, imprenditore calabrese che si è ribellato al racket e oggi è testimone di giustizia - il nostro sembra un popolo morto che cammina, io dico svegliamoci. Oggi manca il lavoro, che è la prima fonte di ricatto nel nostro paese, e un popolo senza lavoro è un popolo illegale. Non abbiamo più bisogno di eroi ma di uomini che facciano - ha continuato Masciari - noi tutti dovremmo essere servitori dello Stato, lo dobbiamo ai nostri figli. Si parla di mafiosi latitanti, ma in realtà ad essere latitante è lo stato, che dovrebbe mostrare i muscoli con le mafie e la corruzione e non con i bravi cittadini". Come Masciari, anche Franco Beneduce, piccolo imprenditore campano, ha portato sul palco la sua esperienza di chi ha detto "no" al pizzo, in un territorio prostrato dal deposito dei rifiuti che l'ha trasformato in Terra dei Fuochi, descritto da Valentina Centonse, dell'Associazione Fiume in piena. Della lotta sociale che parte dal basso ne ha parlato sul palco anche Valerio Taglione, portavoce dell'Associazione don Peppe Diana, seguito dall'intervento dell'Associazione Libertà e Giustizia e dal contributo musicale di Marco Ligabue con la sua "Il silenzio è dolo".
"Se è vero che siamo qua in così tanti per tentare di abbattere il muro del silenzio eretto da istituzioni e mass media nei confronti di Di Matteo, un altro muro è stato già abbattuto, quello dell'isolamento e della solitudine sociale - a dirlo è stata l'attrice Annalisa Insardà - uno stato che parla di futuro non considerando presente e passato è in errore, perchè non si può prescindere dalla nostra storia, e per costruire un grande futuro serve conoscere il passato. Questa folla mi sembra possa convertire questa idea che abbiamo dimenticato le vittime di mafia e i loro familiari. Ma noi non abbiamo dimenticato".
"Dobbiamo anche ricordare - è poi intervenuto Giorgio Bongiovanni, direttore di Antimafia Duemila - che è anche la magistratura che isola Nino Di Matteo, il Csm è uno dei maggiori responsabili. Quando Paolo Borsellino parlava della morte di Falcone diceva che uno dei responsabili maggiori dell'isolamento di Falcone era il Csm. Queste storie non si devono ripetere, la magistratura deve avere il coraggio, mi riferisco agli alti vertici, non a caso il Presidente Mattarella non sta dando l'esempio perchè non ha dato nessun messaggio, dobbiamo essere noi cittadini a fare da scudo ai magistrati che vogliono verità. Una verità che è dentro lo Stato".
"Fare il proprio lavoro in Italia con onestà è diventato impossibile - ha quindi affermato la giornalista pugliese Marilù Mastrogiovanni - Di Matteo non è un eroe ma un magistrato che come tanti vuole solo fare onestamente il proprio lavoro. In Puglia stanno strappando gli ulivi togliendo lavoro a milioni di persone, togliendo loro la terra da sotto i piedi, strappando la dignità. Allora - ha concluso - cominciamo a combattere le piccole grandi trattative che vediamo tutti i giorni davanti ai nostri occhi e dire no".
"Per 16 anni sono rimasto in silenzio, ma da diversi anni ormai cerco di partecipare attivamente quando veniamo chiamati nelle scuole, perchè è giusto trasferire la nostra testimonianza. - è stato l'intervento di Brizio Montinaro, fratello di Antonino Montinaro, agente di scorta ucciso nella strage di Capaci - E' necessario far comprendere che quel sangue e quelle carni maciullate per noi sono ancora fresche, vive, cariche di tutto il significato di chi vuole trovare risposte". E poi, parlando del libro "Collusi" scritto da Di Matteo: "Vorrei che non fosse un testamento. In quel libro c'è tanto, c'è tutto, anche per chi non sa può prendere coscienza di quanto sia importante sostenere Di Matteo".



Landini: "l'impegno per la legalità significa migliorare le condizioni di vita dei lavoratori"
landini mauriziodi AMDuemila
Non potendo essere fisicamente presente per motivi di lavoro, voglio comunque esprimere la mia partecipazione e la vicinanza alla manifestazione indetta per sabato 14 novembre a Roma in solidarietà con il magistrato Nino Di Matteo minacciato dalla malavita organizzata per il suo impegno nella ricerca della verità sulle stragi e le trame mafiose.
"E' importante che la società civile e le organizzazioni di rappresentanza sociale prendano la parola facendo sentire la propria voce per isolare e sconfiggere chi mette a rischio la legalità del paese e per chiedere un forte e chiaro impegno in questo senso alle istituzioni della Repubblica". Con queste parole il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini ha voluto esprimere la sua partecipazione a distanza alla manifestazione in sostegno al pm Nino Di Matteo che si sta svolgendo ora a Roma in piazza Santi Apostoli. "Per le lavoratrici e i lavoratori la lotta alle mafie rappresenta un terreno d'impegno e di lotta essenziale e prioritario, - ha scritto ancora Landini nella lettera - ancor più importante nel momento in cui la criminalità organizzata controlla ormai una parte sempre più rilevante dell'economia italiana, in particolare il delicatissimo ciclo di appalti e sub-appalti dentro cui il malaffare si nutre anche della violazione dei diritti fondamentali del lavoro".



Flores d'Arcais: "trattativa è un fatto acclarato, sostegno ai pm che indagano"
flores darcais paolo web5di AMDuemila
"I magistrati che fanno il loro dovere senza riguardi per lo status degli indagati, senza ossequio o pavidità per imputati “eccellenti” o altri eccellenti “amici degli amici” vengono celebrati come eroi solo una volta ammazzati, prima vengono tollerati con fastidio quando non ostacolati in ogni modo possibile. Questa mostruosa ipocrisia non è accettabile un minuto di più". A dirlo è Paolo Flores d'Arcais in un messaggio letto a Roma durante la manifestazione per chiedere di rompere il silenzio attorno alle minacce del pm Nino Di Matteo. "Tutti i problemi del paese nascono dal dilagare della corruzione e dalla impunità di settori crescenti delle cosiddette classi dirigenti, in primo luogo politiche e imprenditoriali". "Se non si affronta e sradica questa malattia mortale non c’è futuro per l’Italia - si legge ancora nella lettera- non c’è possibilità di nessuna riforma, solo di chiacchiere e ipocrisia".  E ancora "Uno Stato che non pone all’ordine del giorno il dovere imprescindibile di sradicarla ha già cessato di essere Stato, riconosce nel suo territorio un’altra sovranità, un’altra “legge”, un’altro potere. La sovranità dei cittadini diventa perciò puro inganno. Nel nostro paese è ormai più di un quarto di secolo che una minoranza di magistrati e di forze dell’ordine, con il sostegno di settori anch'essi purtroppo minoritari della società civile, provano a realizzare effettivamente l’azione di contrasto ineludibile per cominciare a smantellare questo Stato criminale parallelo fin troppo spesso intrecciato con le istituzioni dello Stato “democratico. Minoranze troppo spesso lasciate sole, o addirittura attivamente isolate, proprio dal resto delle istituzioni".
In riferimento poi dei magistrati del pool trattativa Stato-mafia Flores d'Arcais ha scritto: "devono avere il sostegno di tutte le istituzioni repubblicane, poiché la trattativa è un fatto acclarato, non una ipotesi, mentre non ancora acclarato, perché ostacolato in ogni modo, è solo il “chi”, plurimo, articolato e verosimilmente altolocato, che di questo crimine contro la Repubblica si è macchiato".
"L’atteggiamento di ciascuno verso l’accertamento della verità su questo crimine- ha concluso- è la cartina di tornasole decisiva della fedeltà repubblicana degli uomini delle istituzioni e della passione civile dei cittadini.



Caselli: "lealtà dei pm del processo Trattativa non meritano l'indifferenza delle Istituzioni"
caselli gian carlo web13di AMDuemila
"Quello della trattativa fra stato e mafia è un terreno vischioso nel quale, secondo l’accusa, si sono combinati interessi oscuri e torbidi di varia natura.
Spetta ora  alla magistratura giudicante di Palermo  valutare se vi sia stata responsabilità dei soggetti accusati,  per il reato di minaccia a corpi politici dello stato  italiano diretta a turbarne l’attività prospettando gravi delitti". A scriverlo è Gian Carlo Caselli in un messaggio letto oggi a Roma nel palco allestito per la manifestazione in sostegno al magistrato Nino Di Matteo.
"In ogni caso, risultano evidenti la lealtà ed il coraggio dimostrati dalla procura di Palermo inoltrandosi nel “labirinto” di un’inchiesta così complessa- ha aggiunto Caselli - Questa lealtà e questo coraggio meritano pieno rispetto. Non l’indifferenza delle istituzioni, persino nei confronti di Nino Di Matteo nonostante i  gravi pericoli che su di lui incombono. Non quell’atteggiamento di sufficienza, se non peggio, che in alcuni ambienti serpeggia.  Con profili a volte decisamente vergognosi.  Come quando, nella divulgazione delle truci minacce di Riina contro Nino Di Matteo, si è voluta vedere una manovra per puntellare l’inchiesta sulla trattativa. Una tesi strampalata, una calunnia che supera ogni capacità di comprensione
"Un motivo in più per  contrastare –ha quindi concluso Caselli - ogni tentativo di isolare Nino Di Matteo e per esprimergli tutta la solidarietà e l’affetto che merita.  Richiedendo con forza che  le misure di protezione nei suoi confronti siano sempre adeguate".

FOTOGALLERY © Paolo Bassani




Ingroia: "Napolitano principale padre dell'assoluzione di Calogero Mannino"
ingroiadi AMDuemila
"Chiediamoci perchè Calogero Mannino è stato assolto in primo grado. Io sono convinto che le prove a carico suo erano altrettanto pensanti di quelle che hanno portato alla condanna dei boss del maxi processo". A dichiararlo è stato l'ex magistrato Antonio Ingroia a piazza Santi Apostoli a Roma durante la manifestazione #Rompiamoilsilenzio a sostegno del pm Nino DI Matteo che ha aggiunto: "La verità è che Falcone e Borsellino hanno ottenuto le condanne per i boss perchè c'era la gente, tantissimi italiani facevano il tifo per loro e la Corte non poteva davanti agli italiani assolverli". Riguardo l'assoluzione Mannino ha anche detto: "Napolitano è stato uno dei principali ostacoli del processo trattativa Stato-mafa e principale padre dell'assoluzione di Calogero Mannino perchè parte del ceto politico che ha ereditato la trattativa stato mafia."
Analizzando la situazione attuale ha poi aggiunto:"Dobbiamo dircelo chiaramente che siamo in tanti ma per ora loro stanno vincendo…noi non abbiamo in mano il potere perchè è in mano al ceto politico erede di chi ha stretto la trattativa."  "Non basta chiedere la protezione per Di Matteo -ha concluso Ingroia - Mannino è stato assolto perchè troppa parte non è consapevole quanto quella partita fosse di tutti,  noi abbiamo una responsabilità e dobbiamo far partire un onda che coinvolga sempre più cittadini italiani e travolga il muro di gomma che è retto dalle Istituzioni…Dobbiamo costringere il presidente della Repubblica Mattarella a rendere omaggio a Di Matteo e a tutti i magistrati del pool perchè sono soli, isolati anche da un gran pezzo della società. Solo rompendo isolamento possiamo cancellare condanna a morte".



Lodato: "Paese non cambia se menti raffinatissime operano ad alti livelli"
lodatodi AMDuemila
"Siamo qui per dire che i magistrati antimafia ci piacciono da vivi, … che sono messi in condizioni di lavorare". Lo ha detto il giornalista e scrittore Saverio Lodato dal palco di piazza Santi Apostoli a Roma, dove si sta svolgendo la manifestazione a sostegno del pm Nino Di Matteo. Riferendosi poi ai poteri che tacciono difronte alle minacce che pesano sulla testa del magistrato palermitano Lodato ha detto: "A loro invece piacciono quando sono morti e possono racchiudere la loro storia in una lapide. A loro piacciono i magistrati che non indagano su livelli alti di complicità tra mafia economia e politica… loro tifano perchè la latitianza di grossi boss stragisti duri più a lungo possibile". Il giornalista ha poi evidenziato come sia assurda la latitanza del boss Matteo Messina Denaro: "Gli stessi magistrati che indagano sulla sua latitanza dicono che questa latitanza è possibile per complicità alte".
"Questo paese non può essere cambiato se le menti raffinatissime a cui faceva riferimento Falcone continuano ad operare - ha concluso Lodato - questi personaggi con le stragi di Capaci e via D'Amelio pensavano di troncare definitivamente la speranza sul fatto che mafia potesse essere sconfitta, nostro dovere è rendere il più possibile difficile la vita alle menti raffinatissime di ieri e di oggi". Dopo Lodato ha preso parola Antonella Borsellino, vittima di mafia, sorella di Paolo Borsellino, omonimo del giudice anche lui ucciso dalla mafia e ha invitato con forza Mattarella e Renzi a prendere una posizione: "Di Matteo è per noi vittime di mafia, la continuazione di quelle speranze rotte il 19 luglio, sento che il tritolo è arrivato a Palermo anche per lui, ma cosa aspetta lo Stato?  perchè Mattarella non è venuto qui con noi? Perchè Renzi invece che andare a vedere la partita di tennis a New York non è qui con noi? ". Il giornalista Paolo Borrometi, minacciato più volte pesantemente da esponenti vicini alla mafia, e l'attrice Loredana Cannata hanno sottolineato la forza che la cittadinanza può avere invitando tutti a continuare a partecipare attivamente, ad informarsi e prendere sempre una posizione.



Rita Borsellino: “Doveroso stare accanto ai magistrati coraggiosi"
borsellino rita or"E' doveroso e indispensabile essere accanto a chi in questo periodo difficile e delicato si mette a servizio della giustizia per fare finalmente chiarezza sui troppi ‘misteri' di questa nostra Italia. Magistrati coraggiosi ed integerrimi che offrono a tutti noi la possibilità di credere ancora nella giustizia. Li dove le istituzioni, dolosamente o colposamente, non si mostrano all'altezza del loro compito, la parte sana della società deve essere al fianco di chi rischia in prima persona per il bene di tutti”. E’ la lettera di Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo Borsellino, letta sul palco di Piazza Santi Apostoli a Roma in occasione della manifestazione per rompere il silenzio che aleggia attorno al magistrato di Palermo Nino Di Matteo. Sono tante le personalità che hanno aderito all’iniziativa, diffondendo video di sostegno e prendendo parte in prima persona all’evento di oggi, o inviando una lettera di solidarietà.



Claudio Fava: “Sostenere Di Matteo è dovere civile di chi pretende verità"
fava claudio web6"Stare dalla parte di Nino Di Matteo oggi non è solo un gesto di amicizia e di solidarietà - sono le parole di Claudio Fava, vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, contenute nella lettera in sostegno al pm Nino Di Matteo recitata nel corso della manifestazione a Roma. "E' il dovere civile di una nazione che pretende verità - prosegue il testo - e pretende rispetto e protezione per quei magistrati che lavorano in nome del nostro diritto alla verità. Io oggi sono con Nino Di Matteo e sono accanto a tutte le donne e gli uomini che in questo paese hanno scelto di non tacere, di capire, di sapere e di giudicare”.



Alex Zanotelli: “Di Matteo isolato da un silenzio complice"
zanotelli alex1"Piena solidarietà alla Manifestazione nazionale per ottenere dalle Istituzioni dello Stato di rompere il silenzio per le sorti del pm Nino Di Matteo e della sua scorta” a scriverlo è stato padre Alex Zanotelli, che ha inviato una lettera di sostegno per Nino Di Matteo, per il quale è in corso la manifestazione in Piazza Santi Apostoli a Roma, organizzata dal movimento delle Agende Rosse e Scorta Civica Palermo. “Un silenzio complice - continua la lettera - che isola il nostro pm, punto di riferimento nel processo sulla Trattativa stato-mafia. E' un processo questo fondamentale per capire la verità su quanto è avvenuto e mettere così il dito nella piaga: la collusione tra pezzi di Stato e malavita. Lo dobbiamo a tanti martiri siciliani che hanno pagato con la loro vita il loro impegno contro la mafia, da Impastato a Borsellino, da Falcone a Puglisi. Una vittoria in questo processo - conclude - darà nuova forza anche al movimento anti-mafia siciliano”.



Il Centro di Pino Puglisi sempre dalla parte di magistrati come Di Matteo
artale maurizio 2di AMDuemila
"Sicuramente viviamo un momento di grande confusione, talvolta “artatamente organizzata". Tuttavia non vi può essere confusione alcuna circa la posizione del Giudice Nino Di Matteo: ovvero da quale parte sta e da quale parte dobbiamo stare noi….cioè dalla sua." A dirlo è Maurizio Artale, presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro fondato da Beato Pino Puglisi, in una lettera letta dal palco di piazza Santi Apostoli a Roma dove la società civile sta manifestando per chiedere alle Istituzioni di rompere il silenzio attorno alle minacce a morte nei confronti del magistrato Nino Di Matteo. "L’importante è non perdere mai la direzione- sottolinea nella lettera Artale- Il Centro da Pino Puglisi fondato sceglierà sempre la direzione indicataci da Giudici come Nino Di Matteo. Mai potremo scegliere la direzione tracciata da Totò Riina, Bernardo Provenzano o Matteo Messina Denaro". Il presidente del Centro Padre Nostro, invita poi tutti ad una presa di posizione attiva, rivolgendosi anche alle Istituzioni: "Sollecitiamo le istituzioni a sostenere l’azione del Giudice Nino Di Matteo; facciamolo con le tavole rotonde, con i convegni, con i cortei, con gli striscioni, ma soprattutto facciamolo con la nostra presenza sul territorio, diventiamo presidio fisico di legalità. Perché le tavole rotonde, i convegni, i cortei, gli striscioni passano e le parole in essi adoperati “volano”, mentre i presidi rimangono. Sono quelli che fanno la differenza….Partecipo ergo sum".

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Tranfaglia: "Spero che Di Matteo possa continuare al meglio il suo lavoro"
tranfaglia c samuele firrarellodi AMDuemila
"Chi sente, come chi parla, la necessità costante di ispirarsi ai principi della nostra Costituzione, vede in Nino Di Matteo una delle personalità più importanti per difendere quei principi e fare in modo di trasmetterli ai nostri figli e continuatori". Con queste parole lo storico, docente universitario e scrittore Nicola Tranfaglia esprime la sua vicinanza e amicizia al magistrato Nino Di Matteo, pm che assieme a Francesco Del Bene, Vittorio Teresi e Roberto Tartaglia rappresenta la pubblica accusa al processo trattativa Stato mafia. Non potendo essere presente per motivi di salute a Roma, dove si sta svolgendo la manifestazione a sostegno del magistrato Di Matteo, Tranfaglia ha scritto una lettera da leggere a piazza Santi Apostoli dove sottolinea che "Cosa Nostra e le altre associazioni presenti nel nostro Paese, come in Europa e nelle Americhe, sono un pericolo mortale per la nostra democrazia repubblicana". "Di qui -continua- la mia vicinanza ed amicizia per un magistrato valoroso come Di Matteo e la speranza che possa proseguire nel modo migliore il suo lavoro".

Foto © S. F.



Roma, Piazza Santi Apostoli piena per Di Matteo: "Noi testimoni dell'omertà delle istituzioni"
piazza corteodi AMDuemila
"Io credo che mio padre sia stato il primo per il quale si possa parlare di trattativa mafia-stato, perchè mio padre non è stato ucciso solo dalla mafia. Per prendere le sue cose e far sparire le sue carte sicuramente non era mafia" a dirlo è stata Rita Dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso a Palermo. "Ma noi non dobbiamo avere paura" ha detto ancora la Dalla Chiesa, facendo ugualmente riferimento al Presidente della Repubblica: "La speranza è che la sua solidarietà si faccia viva perchè Di Matteo ha bisogno di sentire la solidarietà delle istituzioni e l'affetto che noi abbiamo per lui, quello di cui aveva bisogno anche mio padre e che non ha avuto, perchè nessuna delle istituzioni gli ha dato una mano dopo averlo mandato in Sicilia a morire". "Le parole delle istituzioni sarebbero importanti - ha poi riflettuto il giornalista Oliviero Beha - ma Renzi non parla perchè ha scelto di stare con De Luca. Al Presidente della Repubblica gli si chiedeva solo un segno di discontinuità dal predecessore, un segno di solidarietà nei confronti di Di Matteo per dirci da che parte sta, e non ce l'ha voluto dare". "Noi - ha proseguito - dobbiamo stare con Di Matteo per stare con noi stessi, per dare un segnale da un Paese in coma che si sta sfaldando giorno dopo giorno. Se non si è qui a manifestare con la propria adesione e solidarietà quando Di Matteo ne ha più bisogno allora quelle persone non stanno con noi, bisogna avere il coraggio di distinguere".
"Di Matteo ci sta aiutando a cominciare una grande battaglia - ha dichiarato il giornalista e scrittore Giulietto Chiesa - il prossimo anno ci sarà un referendum per decidere se la nostra Costituizone deve vivere o se ce la porteranno via. Si deciderà della vita di Di Matteo e della democrazia perchè è la stessa cosa. Non avere paura è l'unico modo per difenderci, significa avere una voce perchè siamo tanti e dobbiamo dire che non ci possono portare via i nostri diritti e le nostre libertà".
"Il fatto che oggi la politica non ci sia è perchè questa - ha detto poi la giornalista Sandra Amurri - non è cosa loro, quindi è 'cosa nostra'. Si creano nuovi partiti ma non c'è mai nessuno, perchè? Forse perchè - si è chiesta nel corso del suo intervento - come mi disse Agnese Borsellino, questa verità sulla trattativa non ci sarà mai finchè questo sarà un paese di ricattati e ricattatori? Purtroppo questo sistema non risparmia nessuno, giornalisti compresi".
"Oggi è una giornata intrisa di lutto e angoscia - ha commentato il vignettista Vauro, riferendosi agli attentati avvenuti a Parigi la scorsa notte - oggi abbiamo fatto un minuto di silenzio per ricordare le vittime parigine, ma vi voglio dire: non più di un minuto, perchè non ci condannerete al silenzio davanti ai morti, non ci condannerete alla barbarie. La guerra è una barbarie, lo è il terrorismo, la violenza, il potere esercitato con violenza, la negazione del diritto. Le parole della barbarie della guerra appartengono fino in fondo alla barbarie della mafia". E poi, rivolgendosi alle istituzioni, ha aggiunto: "Il vostro silenzio si chiama omertà, e fa parte della barbarie mafiosa. Noi, non importa se siamo tanti o pochi, ne siamo testimoni vivi".



Imposimato: "Dopo minacce a Di Matteo ostilità  delle Istituzioni e Csm"
imposimatodi AMDuemila
"Oggi siamo qui per rompere il muro di silenzio istituzionale di cui mi vergogno", a dirlo è Ferdinando Imposimato ringraziando Salvatore Borsellino e le agende rosse per aver organizzato la manifestazione che si sta tenendo oggi a Roma per chiedere alle Istituzioni di sostenere il magistrato minacciato a morte da Totò Riina. "Da quando Di Matteo è stato condannato a morte e dopo che è stato confermato il rischio - sottolinea Imposimato - le istituzioni sono rimaste assenti e addirittura sono diventate pure ostili" nei suoi confronti c'è stata "una aggressione da parte loro". A riguardo Imposimato ha ricordato come anche Falcone fu costretto a difendersi davanti al Consiglio superiore della magistratura perchè sottoposto a provvedimento disciplinare come è toccato al magistrato palermitano.
Il collega e amico di vecchia data di Falcone e Borsellino ha anche chiesto a gran voce che sia la magistratura ha sostenere Di Matteo, evidenziando il valore dell'indipendenza della magistratura garantita dalla nostra Costituzione. Rivolgendosi infine ai presidenti della Repubblica e del Consiglio ha detto: "Caro Renzi e Mattarella non si lasci condizionare dal vecchio presidente della Repubblica Napolitano perchè Nino sta lavorando anche per conoscere gli assassini di Mattarela, dalla Chiesa, Pio la Torre oltre che Falcone e Borsellino, quindi dobbiamo darli tutto il possibile a questa persona".


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Pietro Grasso: "Oggi vorrei essere con voi a Roma per Nino Di Matteo"
grasso senato art2di AMDuemila
Scrivo "questo messaggio" perchè "voglio dire che sono in piazza con voi a Roma a sostegno di Nino Di Matteo".  Con queste parole il presiedente del Senato Pietro Grasso ha voluto far sentire la sua partecipazione alla manifestazione #Rompiamoilsilenzio nei confronti del magistrato Nino Di Matteo minacciato a morte dalla mafia che si sta svolgendo ora. A leggere la lettera di Grasso, che non è potuto essere presente per impegni istituzionali, è stato Salvatore Borsellino dal palco di Piazza Santi Apostoli. La manifestazione di oggi "dimostra un affetto diffuso e sentito dei cittadini" si legge ancora nel messaggio - che è ancora più utile" di sostegni espressi singolarmente.



Salvatore Borsellino: ''Fatti e parole di sostegno possono salvare la vita a Di Matteo''
borsellinodi AMDuemila
Da Largo Ricci a Roma il numerosissimo corteo si è snodato lungo i Fori imperiali, per arrivare a Piazza Santi Apostoli. Una manifestazione apolitica e apartitica, organizzata dalle Agende Rosse e Scorta Civica Palermo per rompere il silenzio creatosi attorno al pm di Palermo Nino Di Matteo, magistrato minacciato e condannato a morte da Cosa nostra. Sul palco della piazza Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino: "Siamo in guerra per la verità e la giustizia - ha detto - e da anni combattiamo con la stessa passione e lo stesso cuore. Abbiamo bisogno di continuare a combattere. In un momento in cui è in pericolo la nostra stessa civiltà sarebbe bello stringersi attorno alle nostre istituzioni, ma come possiamo farlo?" ha continuato, lanciando una critica al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "Quando è stato eletto ero fiducioso, perchè si trattava di un siciliano come me, che sa cosa vuol dire vedere i cadaveri per le strade, compreso quello del proprio fratello, sa cosa significa per un giudice a Palermo essere isolato. Questo silenzio però pesa come un macigno". Ma oltre alle parole, ha aggiunto Borsellino, "mi aspetto fatti, fatti e parole di sostegno che a Di Matteo potrebbero forse salvargli la vita".

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