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mannino proc pool 20150930di Lorenzo Baldo ed Aaron Pettinari
Dura appena pochi minuti il processo in abbreviato sulla trattativa Stato-mafia che vede imputato l’ex ministro Calogero Mannino per il reato disciplinato dagli articoli 338 e 339 del codice penale, ovvero violenza o minaccia ad un corpo politico dello Stato. La sentenza probabilmente slitterà al prossimo 4 novembre. Così ha deciso il Gup Marina Petruzzella in un’udienza lampo. L’ex Dc era presente in aula, accompagnato dagli avocati Grazia Volo, Nino Caleca e Marcello Montalbano, così come i quattro pm Vittorio Teresi, Antonino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene. Il Gup Marina Petruzzella si è solamente espressa sulle richieste di acquisizione di nuovi atti effettuati all’ultima udienza sia dall’accusa che dalla difesa. In particolare ha accolto la richiesta dei pm di acquisizione della sentenza Scalone, necessaria per la ricostruzione delle vicende sulla Falange Armata, poi ancora atti relativi al Corvo 2 e sulle modalità di svolgimento di indagine sul rapporto mafia-appalti. Lo stesso è stata acquisita, con l’accordo delle parti, la nota della Dia del 4 marzo 1994 a firma Micalizio con riferimento sempre alla Falange Armata. Per quanto riguarda i difensori è stata accolta solo in parte la richiesta di acquisizione di atti escludendo quelle parti che erano state utilizzate dall’imputato a sostegno delle dichiarazioni spontanee. Tra i presenti in aula anche il segretario generale del sindacato di Polizia Coisp Franco Maccari. Prima che il Gup rinviasse l’udienza al 4 novembre il pm Vittorio Teresi ha preso la parola anticipando che da parte dell’accusa non vi saranno variazioni nelle conclusioni rispetto a quanto già discusso in precedenza. “Mannino - aveva concluso lo stesso Teresi all’udienza dell’11 dicembre 2014 - si inserisce come ispiratore di atteggiamento nella violenza e minaccia di Cosa nostra per deviare le attività nei pubblici poteri. Riteniamo di aver provato con la lettura di atti complessi di questo processo e sono certo che non ci sono dubbi sulla piena e comprovata colpevolezza dell'imputato per cui chiediamo che venga affermata una condanna di anni 13 e mesi 6 di reclusione che ridotta diventa anni 9 di reclusione e pene accessorie previste dalla legge”.
mannino proc 20150930Secondo i pm, "non vi sono dubbi sulla comprovata responsabilità dell'imputato": Mannino sarebbe "istigatore e ispiratore principale del contatto tra Mori, De Donno, e Cosa nostra perchè si riuscisse a evitare in qualche modo che la mafia lo ammazzasse". Ma evitare l'omicidio di Mannino, che temeva di essere ammazzato come Salvo Lima per non aver tenuto fede all'impegno di garantire i boss nel maxiprocesso, "non è l'unico fine della trattativa, sarebbe riduttivo, ma è certamente l'unico fine di Mannino", ha sostenuto il Pm, secondo cui l'ex ministro "rafforza con questo la determinazione di Mori, De Donno e Subranni a parlare con Riina".

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