Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di-matteo-pres-collusi-ro-ilfqFoto e Video
di Miriam Cuccu - 13 maggio 2015

Di Matteo alla presentazione del libro: "Ho il dubbio che indagini siano viste come inutile fissazione"
Roma. "Una verità inconfutabile, e tuttavia ancora messa in discussione da buona parte del ceto politico" racconta il giornalista Enrico Bellavia parlando di "Collusi", libro del pm Nino Di Matteo e del giornalista Salvo Palazzolo, durante la presentazione ufficiale a Roma. Un libro che "ci racconta non solo la mafia che cerca lo stato, ma anche lo stato che cerca la mafia" e nel quale "la trattativa (il pm non fa cenno, nel libro, del processo e delle indagini in corso, ndr) è solo un pezzo di storia", perchè "se prima la mafia bussava alla porta della politica intavolando dei negoziati, forse oggi prende a calci quella porta e va a sedersi in alcune stanze, e lì prende delle decisioni". "Un libro che nasce - spiega Palazzolo - perchè andando in giro per Palermo ti accorgi che ci sono persone sole che vanno avanti, allora ci siamo detti di ricominciarle a raccontare. E il racconto che emerge è un pugno allo stomaco". Presenti per l'occasione diversi giornalisti, da Giulietto Chiesa, ad Attilio Bolzoni, a Gianni Minà, il magistrato Gianfranco Donadio e Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, politico palermitano ucciso dalla mafia.

FOTOGALLERY © ACFB


"Il rapporto mafia e politica è fondamentale" conferma Claudio Fava, vice presidente della Commissione parlamentare antimafia, nel quale entrambe le parti "hanno uguale dignità e rapporti alla pari". Questo libro, continua Fava, "è un libro fatto di lettere minuscole, senza punti esclamativi perchè scritto da un giudice, ma trovate innanzi tutto la storia di un uomo, il suo sguardo, il sentimento, il dubbio, la paura, la cronaca di un'epifania quotidiana. Ci si rispecchia facilmente perchè è il libro di una generazione, non segnata da anno di nascita ma da uno di rottura, il 1992". E parlando del processo trattativa Stato-mafia: "Questo paese non ha voglia di guardare ciò che è accaduto e le sue conseguenze". In particolare, commentando le recenti dichiarazioni del pentito Vito Galatolo in merito alla preparazione di un attentato a Di Matteo: "Non è stato ripreso da quasi nessun giornale, non c'è stata tensione sul piano istituzionale e politico di fronte a una verità tragica per ciò che ci racconta. Che oggi si cerchi di eliminare un magistrato della repubblica con il concorso operativo di pezzi dello stato è cosa che ci interroga tutti". Il vicepresidente della Commissione antimafia lancia poi un appello parlando della corruzione "un tema di assoluta urgenza, è la moneta presso la quale la mafia paga e apre strade e percorsi. E' un rapporto di reciproca convenienza perchè sono gli imprenditori ad andare a cercare i mafiosi". Della corruzione parla anche don Luigi Ciotti, presidente dell'Associazione Libera: "C'è chi ha scelto la legalità malleabile e sostenibile, tanto è vero che la corruzione l'abbiamo davanti ai nostri occhi. Solo negli ultimi tempi siamo riusciti a fare dei passi in avanti, ma che non sono sufficienti. Ci hanno derubato delle parole - continua don Ciotti - una di queste è "antimafia", che non è una carta d'identità che uno tira fuori a seconda delle circostanze". Questo libro invece, precisa il presidente di Libera "è un libro fatto di parole vere, scritto con lucidità e passione. Un libro che dice 'basta', in cui si tocca la solitudine ma anche il coraggio, questo senso della grande responsabilità. Ma il problema più grande - aggiunge don Ciotti - non sono solo i poteri illegali, ma quelli legali che si muovono illegalmente. Questo libro ci porta tra le righe il bisogno di verità, perchè solo così possiamo avere giustizia".

VIDEO by radioradicale.it
Presentazione del libro di Nino Di Matteo e Salvo Palazzolo "Collusi. Perchè politici, uomini delle istituzioni e manger continuano a trattare con la mafia"
video-pres-collusi-roma

(E' possibile guardare la registrazione dell'evento anche su livestream.com/antimafiaduemila)

"In questo libro ho cercato di far trasparire un dubbio che mi tormenta: oggi queste indagini per approfondire gli aspetti che le sentenze (delle stragi del '92, ndr) ci chiedono, sono ancora sentite come necessarie o percepite quasi come un fastidio, un retaggio o un'inutile fissazione di magistrati?". A chiederselo è Nino Di Matteo, pm più scortato d'Italia e più volte condannato a morte. "Ogni tanto  - prosegue Di Matteo - non posso fingere di impattare con una realtà che dal punto di vista razionale mi induce a ritenere pressante un interrogativo che mi ponevo: ma chi ce lo fa fare? Nonostante tutto - sottolinea il magistrato - dobbiamo cercare di guardare in maniera propositiva, prendendo atto che tanti passi in avanti sono stati fatti sul piano della repressione militare. Oggi dobbiamo fare un salto di qualità e dobbiamo mirare a recidere i rapporti della mafia con il potere. Quando ripenso alla politica di Pio La Torre, della denuncia, del coraggio di fare i nomi, penso ad una politica che non c'è più e di cui, da cittadino, sento tanto il bisogno", la cui mancanza "ha creato una sovraesposizione dei magistrati che si occupano di determinate inchieste, soprattutto su rapporti tra mafia e potere. Abbiamo bisogno di capire a fondo e approfondire con tutto l'impegno possibile, che in questo momento non tutte articolazioni dello stato mettono, i momenti essenziali del nostro passato e della nostra democrazia. Questa opera di disinformazione mi crea disorientamento, emerge quando si sente parlare con troppa superficialità del processo sulla trattativa. Borsellino - conclude Di Matteo - si lamentava del fatto che la politica aspettava le sentenze definitive per riconoscere la gravità di contatti tra politici e mafiosi. Purtroppo non riesco a vedere un miglioramento", conclude, sottolineando che "la politica italiana non si è mai posta il problema se soggetti che in sentenze definitive sono descritti come autori di certi comportamenti possano discutere di riformare la Costituzione".

Foto di copertina © Il Fatto Quotidiano

ARTICOLI CORRELATI

"Collusi", conoscere Cosa nostra e i suoi legami con il potere

"Stato e Cosa nostra la trattativa continua. La guerra ai complici non piace al Palazzo"

La vera storia del giudice Di Matteo

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos