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auto-bomb-jammerdi Miriam Cuccu - 8 maggio 2015
Da due settimane l’auto col dispositivo è parcheggiata in caserma
Sono state fatte manifestazioni, cortei, sit-in e persino una raccolta firme. Alla fine il ministero dell’Interno ha deciso di assegnare alla scorta del pm Nino Di Matteo il “bomb jammer”, il dispositivo che scongiurerebbe l’esplosione di una bomba azionata da un telecomando. Eppure, la macchina blindata con due antenne e il dispositivo anti-attentato al suo interno è ferma da due settimane, in una caserma dei carabinieri. Il motivo? La solita burocrazia all’italiana. Nonostante, infatti, gli uomini della scorta abbiano già frequentato il corso di specializzazione (la scorta è stata affidata ai carabinieri del nucleo scorte del comando provinciale e al gruppo di intervento speciale) non è stato ancora sciolto un nodo burocratico per consentire ai militari di utilizzare il dispositivo. Basterebbe solo una firma, per innalzare il livello di protezione nei confronti del pm più volte condannato a morte (ieri il pentito Galatolo, testimone al processo trattativa, ha ripercorso i vari passaggi della pianificazione dell’attentato). Eppure, ancora una volta, siamo di fronte ad un incomprensibile stop.

Le promesse del ministero dell’Interno, purtroppo, non sono state finora affidabili. Già ad aprile dello scorso anno, quando Scorta civica e le Agende Rosse avevano organizzato una manifestazione a Roma, una piccola delegazione, capeggiata da Salvatore Borsellino, si era presentata al Viminale per consegnare le circa seimila firme di chi, non potendo essere presente per l’occasione, si era ugualmente unito per richiedere l'applicazione del bomb jammer per Di Matteo. Il ministro dell'Interno Alfano, tuttavia, non si trovava lì nonostante avesse in precedenza concordato con il fratello del giudice Paolo un incontro in occasione di questa giornata. A distanza di un anno, il mese scorso, dopo che da parte del ministro non era pervenuta alcuna risposta, Scorta Civica si era data nuovamente appuntamento insieme ad altre associazioni per un corteo al quale si erano uniti un migliaio di persone, tra cui molti studenti delle scuole di Palermo.
di-matteo-palermoMa anche precedentemente il ministro Alfano non aveva mai preso una netta posizione in merito: nel dicembre 2013, alla domanda di Antimafia Duemila sulla mancata risposta all’interrogazione parlamentare dell’on. Luigi Di Maio, il ministro dell’Interno aveva risposto che “è stato reso disponibile il bomb-jammer”, trascurando però di aggiungere dei particolari importanti relativi ai test sui rischi per la salute umana che, secondo le informazioni in suo possesso, avrebbero impedito l’immediata installazione del suddetto dispositivo nelle auto di scorta del pm Di Matteo. Alcune settimane dopo, rispondendo alle domande di Giulia Sarti, deputata M5S e componente della Commissione parlamentare antimafia, aveva precisato: “Noi l’abbiamo già reso disponibile, salvo un’accurata verifica tecnica. Essendo dotato di una forte potenza elettromagnetica, può produrre effetti collaterali molto significativi alla salute e, quindi, è assolutamente da studiare. Secondo le informazioni in mio possesso in un ristrettissimo lasso di tempo saremo in grado di fornire una risposta”, addirittura nei “prossimi giorni”. Dei risultati di quei test non si è più saputo nulla (è certo che il jammer coprirà davvero tutte le frequenze radio?). Ad ogni modo, ora il dispositivo è finalmente a Palermo. La speranza è che a breve venga anche utilizzato.

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