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lombardo-antoninoIl pool trattativa indaga anche su questo mistero
di Aaron Pettinari - 28 marzo 2015
“Mi sono ucciso per non dare la soddisfazione a chi di competenza di farmi ammazzare e farmi passare per venduto e principalmente per non mettere in pericolo la vita di mia moglie e i miei figli che sono tutta la mia vita”. Erano queste le parole che il maresciallo Antonino Lombardo, comandante della stazione di Terrasini aveva dato un contributo decisivo alla cattura di Totò Riina, aveva scritto in una lettera prima di spararsi un colpo di pistola all'interno della propria auto. Era il 4 marzo 1995 ed il fatto avvenne nell'atrio della caserma Bonsignore. Sul suicidio fu aperta un'inchiesta, archiviata nel 1998, ma i punti interrogativi sul caso rimasero aperti ed oggi il pool che indaga sulla trattativa Stato-mafia (il procuratore aggiunto Teresi e i sostituti Di Matteo, Del Bene e Tartaglia) torna a scavare su questo mistero. A darne notizia è il quotidiano La Repubblica spiegando che mercoledì scorso in Procura è stato convocato al palazzo di giustizia il figlio del sottufficiale, Fabio, che ha avuto sempre tanti dubbi su quel suicidio e che, di recente, li ha ribaditi in un’intervista al quotidiano Il Tempo. “Ho ricevuto documenti anonimi contenenti notizie incredibili, ho indagato per conto mio, mi è stata inviata una lettera da parte di un carabiniere che ha incontrato mio padre tre ore prima di quello sparo. Porterò tutto in procura” disse lo scorso 4 marzo.

Documenti che ora sono stati consegnati. Fabio Lombardo ha ribadito di aver ricevuto una lettera da un collega del padre, che al momento vuole restare anonimo, il quale raccolse una confidenza dello stesso maresciallo su Tano Badalamenti. “Dopo il secondo incontro con Tano Badalamenti nel carcere americano di Fayrtorn, il capomafia mi ha inviato una lettera, mi ha messo in guardia da alcuni miei superiori, disse che per motivi politici e di carriera erano legati a strani personaggi”. Questo avrebbe detto Lombardo al collega poco prima di suicidarsi. E secondo questa ricostruzione appare più chiaro per quale motivo nella sua ultima lettera Lombardo scrive “La chiave della mia delegittimazione sta nei viaggi americani”. Infatti all'epoca il sottufficiale era riuscito a convincere Badalamenti, suo confidente negli anni Settanta, a tornare in Italia, ma si sentiva scaricato dai suoi superiori. Oggi il figlio, Fabio, chiede ancora giustizia: “Ho aspettato vent’anni che qualcuno si facesse avanti. Non mi fermerò, voglio conoscere tutta la verità. Chi sa, parli. Ho grande fiducia nei magistrati di Palermo”. Infine, tra le denunce, anche la scomparsa di un'agenda marrone del maresciallo e della lettera di Badalamenti. Le nuove indagini proveranno a chiarire anche questi aspetti.

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