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flamia-rosario-sergio-eff-2di AMDuemila - 10 gennaio 2015
Lo scorso dicembre il blitz del pool a Roma

La Procura di Palermo continua a cercare nuovi elementi nell'ambito dell'indagine sulla trattativa Stato-mafia e quel segmento specifico che riguarda l'accordo segreto stipulato tra i servizi segreti e l’amministrazione penitenziaria per gestire il flusso d’informazioni proveniente dai penitenziari di massima sicurezza noto come Protocollo farfalla. Il 22 dicembre scorso, il giorno in cui a Palermo, in visita informale, giungeva il nuovo procuratore Francesco Lo Voi per fare gli auguri di Natale agli aggiunti e ai sostituti, il pool composto dai magistrati Teresi, Di Matteo, Del Bene e Tartaglia si trovava a Roma nelle sedi dell’Aisi (Agenzia per le informazioni e la sicurezza interna) e del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza). In particolare i magistrati cercavano nuovi documenti sul pentito Sergio Flamia. L'ex boss di Bagheria ha messo a verbale di essere stato per lungo tempo un confidente dei servizi segreti, dai quali per i suoi “servigi” avrebbe ricevuto anche 150 mila euro in contanti, e di aver avuto colloqui con l'intelligence anche quando si trovava agli arresti ed aveva iniziato il proprio percorso di collaborazione. Tra le dichiarazioni fatte ai magistrati anche alcuni presunte rivelazioni su Luigi Ilardo, il confidente che è tra i principali accusatori del generale Mario Mori. Anche per questo motivo la posizione di Flamia è finita al centro delle indagini della Procura e della Procura generale che tra nove giorni sarà impegnata con la riapertura del dibattimento del processo d'appello contro gli ufficiali dell'Arma Mori ed Obinu per la mancata cattura del boss corleonese Bernardo Provenzano.

I pm del pool trattativa sono andati alla ricerca anche di nuove documentazioni sul passato di Mori così come era avvenuto tra febbraio e maggio 2014. Attraverso un lungo e complesso lavoro investigativo, anche all'interno degli archivi dei Servizi, i magistrati hanno accertato che l'ex generale, nel 1973 quando era un giovanissimo carabiniere, venne chiamato al Sid da Federico Marzollo, uomo dell'ex direttore del Servizio Vito Miceli, che sarà in seguito arrestato per cospirazione nell'ambito dell'inchiesta "Rosa dei Venti".
Mori prese parte a funzioni operative anche in riferimento al terrorismo nero, utilizzando nomi di copertura, tra il '73 e il '74. Ma nel 1975, improvvisamente, nonostante le lodi ricevute, l'ufficiale venne allontanato. Diversi documenti vennero mostrati dai pm anche al generale Gianadelio Maletti, latitante dagli anni '80, interrogato a Johannesburg, in Sudafrica, lo scorso novembre. Maletti in quell'interrogatorio ha parlato di una sorta di Sid parallelo creato con lo scopo di bloccare le indagini sull’estrema destra e sui tentativi di colpo di Stato. Ed è anche sulla scorta di questi nuovi spunti che i pm sono tornati nuovamente a scavare all'interno degli archivi dei servizi.

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