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csm-magistratidi Aaron Pettinari - 18 dicembre 2014
Da ieri il ruolo di Procuratore Capo a Palermo non è più vacante. Il nome scelto come successore di Francesco Messineo (andato in pensione ad agosto) e del facente funzioni Leonardo Agueci è quello di Francesco Lo Voi, rappresentante italiano all'Aja per Eurojust. Una nomina avvenuta a maggioranza, con ben 13 voti al secondo scrutinio, che ha permesso a quest'ultimo di superare gli altri due candidati Sergio Lari (fermo a 7) e Guido Lo Forte (stoppato a 5), non senza scontri interni. Ed è proprio sulla conta dei voti che appare ancora più evidente come il Consiglio superiore della magistratura non sia un organismo indipendente dalla politica, ma assolutamente condizionato da essa. Del resto è un dato di fatto come sulla nomina a pesare non sia stato il voto dei togati ma quello dei laici, uniti e compatti rispetto ad un candidato che “sulla carta” aveva un “curriculum” minore rispetto agli altri concorrenti. Addirittura a nulla è valso il tentativo estremo messo sul piatto dalla corrente di Area a rinunciare al proprio candidato (Lari) per far convergere i propri voti su Lo Forte (Unicost diversamente non ha mai ceduto sul proprio nominativo). Nessuno degli 8 laici (4 del centrosinistra, 3 del centrodestra ed un “grillino”) si è dichiarato disposto a votare in favore del procuratore capo di Messina. A quel punto i giochi erano fatti. A favore di Lo Voi, assieme ai 4 togati di Magistratura indipendente, il suo gruppo, hanno votato i due capi della Cassazione (il presidente Giorgio Santacroce e il pg Gianfranco Ciani), poi tutti i laici.

Il Testo Unico del Csm
Nel Testo Unico sulla Dirigenza Giudiziaria il Consiglio Superiore della magistratura si dà una serie di criteri di valutazione dei candidati che vanno dal merito alle attitudini di ogni singoli. Anche il dato esperienziale avrebbe dovuto ad avere un peso specifico in queste valutazioni, ovvero, in base a quanto scritto nel testo, “una maggiore esperienza professionale, purché strettamente collegata a positive valutazioni sul piano delle attitudini e del merito, segnala che il magistrato ha maturato una capacità professionale ed un profilo attitudinale peculiari, che gli consentono di affrontare con maggiore sollecitudine ed in termini più adeguati le problematiche relative alla conduzione e gestione di un ufficio direttivo”. Ciò significa che “sulla carta” il Csm non avrebbe potuto non pesare il “curriculum” di ogni candidato. Sia Lo Forte che Lari, oltre ad aver già sostenuto il “peso” della direzione di una Procura, sono stati protagonisti degli anni successivi alle stragi con processi che hanno fatto la storia dell'antimafia. Lo Forte ha istruito il processo Andreotti, Lari sta riscrivendo la storia delle stragi del 1992 con il “Borsellino Quater” ed il “Capaci bis”. L'unico a non aver mai avuto un incarico direttivo di tale portata è proprio Francesco Lo Voi. Unico elemento “di appiglio” a cui il Csm potrebbe essersi aggrappato è quello della scelta di un Procuratore Capo in grado di svolgere quel ruolo garantendo un certo numero di “anni di servizio” e Lo Voi, a differenza degli altri, potrà garantirne 8. Non può essere stato questo, però, l'elemento chiave di valutazione per arrivare alla scelta definitiva. Il vice presidente Legnini, che si è astenuto per mantenere il proprio ruolo di soggetto super partes, ha escluso che vi siano state “ingerenze esterne” ma le voci di corridoio parlano di ben altra storia con tanto di “desiderata quirinalizi” e “patti del Nazareno” da rispettare sullo sfondo.

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